VENEZIA – Come l’eroe alla fine di un film, Venezia è “venuta in salvataggio” di Kevin Costner proprio nel momento del bisogno. È lo stesso regista premio Oscar ad ammetterlo nella conferenza di presentazione di Horizon: An American Saga – Capitolo 2, la seconda parte dell’epopea western da lui scritta, diretta e interpretata. Dopo l’anteprima a Cannes, l’insuccesso al botteghino del Capitolo 1 ha portato la distribuzione a posticipare a data da destinarsi l’uscita del secondo, permettendo al direttore Barbera di portarlo in prima mondiale a Venezia 81.
“Non era neanche previsto che venissi qui a Venezia. – dichiara l’attore e regista – Ma è accaduto un miracolo. Non sarei mai venuto a Venezia se il film fosse già uscito in sala. Alberto è il motivo per cui sono qui, crede nei film. Sa cosa ha provato quando ha visto il primo e mi ha detto che voleva portare qui la seconda parte. Ha realizzato il mio sogno, con il pubblico che la mattina ha visto la prima parte e nel pomeriggio la seconda”.
Il film di Costner segue perfettamente il modello precedente: sia nella durata colossale di tre ore, che nella struttura narrativa, con diversi personaggi che si alternano sullo schermo. L’obiettivo per tutti è sempre lo stesso: raggiungere Horizon, una sorta di terra promessa, incarnazione del sogno americano. “Mi è sempre piaciuta la promessa di quella che era l’America. – spiega Costner – Venezia è la città perfetta per capire la differenza tra quello che era l’Europa e quello che rappresentava l’America: è una specie di miracolo, se pensi a come è stata realizzata. Le persone che hanno attraversato l’Atlantico hanno trovato qualcosa di ancora più sorprendente: un intero continente, gigantesco, senza nessuna costruzione. La promessa era: se arriverete sani e salvi, ce l’avrete fatta. Una promessa veniva mantenuta e un’altra veniva tradita, quella degli indigeni”.
Questa volta la storia inizia e finisce con un personaggio attorno a cui ruoteranno le vicende future, Pickering, il Godot che tutti attendono per trasformare l’ideale di Horizon in realtà. Nel mezzo, ancor di più che nel capitolo precedente, le protagoniste sono le donne, che qui devono subire violenze, sfuggire a vendette, rivendicare la propria indipendenza o, molto più semplicemente, ricostruire da zero la propria casa. “Pensavo che il modo migliore per raccontare questa storia era attraverso gli occhi delle donne. Volevo ricordare al mio Paese che c’è stata questa parte della sua storia. Horizon è la memoria del mio Paese” commenta Costner.
L’unico protagonista maschile è proprio l’Hayes, interpretato dal regista, il classico eroe senza macchia da film western a cui è dedicata l’unica scena di combattimento di un film molto più incentrato sui personaggi che sull’azione. “Sono attratto dal West perché sento il dramma che esiste quando non c’è la legge, come quando c’è confusione di lingue o quando la terra viene contesa senza regole. Un’idea che spesso viene tradita nei western, sembrano film fatti per mostrare uno scontro a fuoco. A me non piacciono, non si deve finire per forza con uno scontro a fuoco. È la storia di una donna che vuole essere pulita, vuole farsi un bagno, ma questo la mette a rischio. Una scena che per me è importante quanto tutte le scene di azione del film. Un tema che mi attira perché è drammatico. Perché io non saprei cosa fare”.
La sensazione con Horizon è ancora una volta quella di vedere una serie tv realizzata con standard cinematografici, dalla messa in scena, alla colonna sonora. Qui lo si percepisce ancora di più, a causa della mancanza parziale o assoluta di alcuni personaggi, che evidentemente torneranno solo in seguito, nel capitolo 3 o nel 4. “Il capitolo sarà devastante, perché la vita si scontra con i personaggi che abbiamo iniziato a conoscere” conclude Costner prima di commuoversi leggermente, nella consapevolezza delle difficoltà che dovrà affrontare per realizzare il suo sogno. Esattamente come i suoi personaggi partono all’avventura in cerca di un orizzonte migliore, così dovrà fare il buon Costner. Al netto delle difficoltà, siamo convinti che ce la farà.
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