Kasia Smutniak: “A Parigi tra inseguimenti e amori. Con Travolta”


Kasia SmutniakNeo-testimonial internazionale del nuovo profumo “Idole” di Giorgio Armani, Kasia Smutniak, 30 anni compiuti il 13 agosto scorso, ha interpretato nei mesi scorsi a Parigi un film da protagonista con John Travolta intitolato From Paris With Love e si appresta al lancio di due nuovi film dopo l’estate, Barbarossa di Renzo Martinelli e Scontro di civiltà per un ascensore a Piazza Vittorio dell’esordiente Isotta Toso.

Come è stata coinvolta in “From Paris With Love”?
Sono stata chiamata a Parigi per un provino e ci sono andata senza crederci troppo: è inutile metterti in ansia ed avere aspettative, tanto poi non dipende da te… Quando in seguito mi hanno annunciato che ero stata scelta come protagonista femminile, prima ho pensato a uno scherzo ma poi sono stata felice di poter recitare con una star come Travolta, e con un attore molto ambito come Jonathan Rhys Meyers, (il protagonista di Match Point di Woody Allen) in questa spettacolare superproduzione internazionale diretta da Pierre Morel, ma sceneggiata e prodotta da Luc Besson. All’inizio ero un po’ intimidita, avevo paura che John Travolta si comportasse da superstar inaccessibile e scostante, ma poi ho scoperto una persona piacevole e disponibile che mi ha messo a mio agio da subito.

Di cosa parla la storia?
È un thriller adrenalinico e divertente dove Travolta recita – completamente calvo – la parte di un anticonformista ex agente segreto americano richiamato a Parigi per un’importante missione, che si ritrova accanto ad un giovane impiegato dell’ambasciata degli Stati Uniti, preciso e meticoloso, per cercare di fermare un imminente attacco terroristico in città.

Lei quale ruolo interpreta?
Il mio personaggio è quello della fidanzata del giovane impiegato, Caroline, una stilista d’immagine dalla vita apparentemente tranquilla che avrà poi un ruolo determinante nello sviluppo degli eventi. Sul set mi sono molto divertita, soprattutto a preparare le movimentate e complicate scene d’azione che ho recitato quasi sempre senza controfigura: c’era sempre il tempo (e il denaro…) per provare tutto con cura e rendere sicuri e protetti inseguimenti, lotte corpo a corpo e pericolosi salti acrobatici sui tetti di Parigi.

Che rapporto si è creato col produttore Luc Besson?
Ottimo, l’avevo incontrato qualche anno fa e lui si ricordava di me per una buffa circostanza… Qualche anno fa avevo imparato a memoria 16 pagine di copione senza conoscere il francese per un provino per un remake di Fanfan la Tulipe da lui prodotto: mi chiedo ancora come feci a convincerli, mi richiamarono molto ottimisti per un secondo incontro ma si resero conto subito che avevo…barato e scelsero, giustamente, Penelope Cruz.

In autunno oltre ad apparire in “Barbarossa”, il kolossal fanta-storico di Renzo Martinelli dove interpreta una strega bruciata al rogo accanto a Rutger Hauer, Raz Degan e Cecile Cassel, lei sarà nei cinema con “Scontro di civiltà per un ascensore a Piazza Vittorio”. Di che si tratta?
E’ un film corale dell’esordiente Isotta Toso tratto dal romanzo omonimo di Amara Lakhous ambientato a Roma in un variopinto e multietnico palazzo al centro del quartiere Esquilino, che è il tradizionale punto di ritrovo degli immigrati. Si raccontano varie vicende di un eterogeneo gruppo di inquilini, segnati da differenze culturali, di provenienza, di religione, di modi di intendere la vita. Credo che sia un film importante per riflettere sulla società multirazziale di oggi, dove non contano più i confini geografici ma restano identici quelli dentro di noi. Non si parla però solo di immigrazione e di integrazione: tra i vari personaggi, interpretati tra gli altri da Serra Yilmaz e Roberto Citran, ad esempio, io e Daniele Liotti siamo una coppia di trentenni piuttosto annoiati dalla vita che trasciniamo stancamente il nostro rapporto che poi evolverà di pari passo a quello che lui ha con un fratello molto problematico: alla fine alcuni eventi drammatici lo costringeranno a maturare ed a crescere.

Nei mesi scorsi è uscito con successo di critica “Tutta colpa di Giuda”, il film di Davide Ferrario dove lei interpreta una regista teatrale che organizza uno spettacolo sulla Passione di Cristo all’interno di un carcere con i detenuti come interpreti.

Recitare mi affascina perché mi permette di vivere esistenze parallele alla mia, è sempre una vita in più che mi viene offerta in dono. Quella è stata un’esperienza emozionante in cui mi sono immersa totalmente e di cui sono molto fiera, la critica l’ha apprezzato ma l’argomento carcere è stato forse un deterrente per il pubblico, che l’ha rimosso, nonostante la chiave di commedia musicale che spettacolarizzava tutto. Chi lo ha visto lo ha apprezzato molto ma oggi è cambiato il modo di sentire, la gente ha altre sollecitazioni e vuole solo evadere piuttosto che pensare. Quello non è un film che va visto con lo spirito con cui si va a mangiare una pizza. E io continuo a pensare di non voler fare solo la pizza…

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18 Agosto 2009

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