John Malkovich, 70 anni tra talento e carisma

Per cinque dei sette decenni della sua vita ha dato una caratteristica non esattamente qualificabile, un quid che possiamo definire un “Malkovich’s touch” a film di ogni genere e tipo, portando sempre un surplus di grandezza al proprio personaggio


Per cinque dei sette decenni della sua vita, John Galvin Malkovich (che compie 70 anni il 9 dicembre) ha dato una caratteristica non esattamente qualificabile, un quid che possiamo definire un “Malkovich’s touch” a film di ogni genere e tipo, portando sempre un surplus di grandezza al proprio personaggio, anche quando ha avuto ben poco con cui lavorare.

Essere un uomo da 100 film

Oltre 100 opere: mainstream, indie, d’essai europee, sciocche, letterarie, autoreferenziali, un bel po’ di “spazzatura” e qualche classico. Non stupisce questo approccio ai progetti in cui lavorare, all’apparenza schizofrenico e svagato, se si considera che Malkovich ha ammesso candidamente in più di un’occasione di non amare particolarmente i film e l’industria della settima arte. Per lui recitare è un lavoro, niente di meno, niente di più. Non una missione. Non un fuoco che brucia.

La sua voce “soffocante, sussurrante e roca”, il suo sorriso sconcertante, le sue 27 nomination ai premi (tra cui due Oscar e tre Golden Globe), sono tutti marchi di fabbrica di una carriera che segna, nonostante tutto e nonostante la sua indifferenza, uno dei più grandi caratteristi della sua generazione.

Nato nell’Illinois nel 1953, Malkovich si è dilettato anche nella regia e nella moda. Ma è stata la sua capacità di magnetizzare gli spettatori davanti alla macchina da presa a renderlo famoso. A renderlo unico. Al punto che quando un genio come lo sceneggiatore Charlie Kaufmann cominciò a scrivere una sceneggiatura straordinaria (in tutti i sensi) su un portale che conduce nella testa e nella mente di un attore non ebbe dubbi nello scegliere proprio John Malkovich per quella sua “qualità di inconoscibilità” che solo lui poteva avere.

Fu così che nacque il super cult diretto da Spike Jonze: Essere John Malkovich.

Ci sono poi i suoi progetti più esotici: una mostra fotografica di Sandro Miller in cui Malkovich ha ricreato ritratti iconici, tra cui la Madre Migrante di Dorothea Lange; collaborazioni con musicisti classici in cui legge critiche velenose ai grandi compositori. Infine, c’è il suo vero amore: il teatro.

Attore per caso

In effetti, Malkovich era più interessato al baseball che all’arte. Il suo sogno era diventare un lanciatore (pitcher) professionista. A 16 anni pesava 102 kg ed era soprannominato Piggy. Seguì una dieta a base di sola gelatina e perse quasi un terzo del suo peso corporeo. Eppure, anche quando veniva deriso dai suoi coetanei, aveva stile e fiducia in se stesso.

La recitazione entra in quel periodo nella sua vita, per amore. Ma non per un sentimento scattato nei confronti del palcoscenico. Nel gruppo di teatro al liceo c’era una ragazza che gli piaceva e gli sembrò una buona idea partecipare.

Per fortuna, potremmo dire adesso.

Da quel momento, comunque, il suo percorso verso la recitazione non è stato lineare, ha avuto delle deviazioni. Ha guidato un autobus, si è dilettato in biologia e sociologia al college, poi ha studiato finalmente teatro in due università dell’Illinois, abbandonandole entrambe.

Si trasferisce a Chicago e diventa membro fondatore del gruppo teatrale Steppenwolf, insieme a Terry Kinney, Jeff Perry e Gary Sinise (che ha diretto e recitato con Malkovich in Uomini e topi).

Quando si è benedetti dal talento e dal carisma, non puoi farci nulla: per quante deviazioni prenderai alla fine emergerai comunque. A soli 27 anni, dopo aver davvero infiammato il palco in True West di Sam Shepard, la critica lo paragona nientemeno che a Marlon Brando.

Passano solo quattro anni e ottiene una nomination all’Oscar per la sua prima parte cinematografica, interpretando un uomo non vedente in Le stagioni del cuore. Altri quattro anni e arriva il ruolo della sua vita, che lo rende famoso e amatissimo: Le relazioni pericolose di Stephen Frears.

Il suo rapporto sullo schermo con l’incantevole Michelle Pfeiffer dilaga fuori dallo schermo e porta al fallimento del suo matrimonio. La storia finisce male e si ritrova avviluppato nei tentacoli della depressione.

Malkovich 70

Malkovich ha 70 anni, è entrato nel suo quinto decennio di carriera nell’industria cinematografica e insiste nel dire che per tutto questo tempo ha seguito l’istinto. Ha vissuto un’avventura senza un piano preciso. E, se si guarda alle sue ultime scelte in materia di sceneggiatura, sembra che gli importi sempre meno della qualità (A parte la serie di Paolo Sorrentino: The new pope).

Il suo ultimo progetto è una satira politica, ancora per una piattaforma streaming. La serie creata dal celebre scrittore di commedie televisive Greg Daniels e da Steve Carell si intitola  Space Force e vede Malkovich nei panni di uno scienziato dalla parlantina lenta, accanto al maniacale generale Mark R Naird di Carell.

Alla critica internazionale non ha convinto, ma ha momenti divertenti.

In  mezzo a tutta questa materia cerchiamo di estrarre i suoi 5 migliori film per apprezzare al meglio il talento unico di un attore fuori dagli schemi.

5. Burn after reading di Joel & Ethan Coen (2008)

È una commedia dark in cui Malkovich interpreta l’ex analista della CIA Osbourne Cox.

Sperando di vivere in pace i suoi ultimi anni di vita, Cox decide di dedicarsi alla scrittura delle sue memorie. Sfortunatamente, sua moglie Katie (Tilda Swinton) prende una copia delle sue memorie e la lascia accidentalmente in palestra. Quando il manoscritto viene trovato da un istruttore di fitness un po’ goffo (Brad Pitt) e da una sua collega (Frances McDormand), credono di trovarsi di fronte a un segreto governativo e decidono di mettere in atto un piano per ricattare Cox in cambio di un grosso compenso. Ne consegue una serie di eventi caotici e divertentissimi.

4. Nel centro del mirino di Wolfgang Petersen (1993)

Il film che ha reso Malkovich un nome familiare agli spettatori di tutto il Mondo, acclamato come uno dei più grandi thriller d’azione dei primi anni ’90.  La sua agghiacciante interpretazione di Mitch Leary gli valse la nomination all’Oscar e al BAFTA.

Malkovich recita al fianco di Clint Eastwood (che interpreta l’agente dei servizi segreti Frank Horrigan) in un gioco di suspense tra gatto e topo, mentre Horrigan tenta di sventare i piani di Leary per assassinare l’attuale Presidente degli Stati Uniti.

Jason Korsner della BBC scrisse: “John Malkovich offre una delle interpretazioni più inquietanti della sua straordinaria carriera” e molti critici paragonano per intensità e potenza il suo villain a Hannibal Lecter de Il silenzio degli innocenti.

3. Le relazioni pericolosa di Stephen Frears (1988)

Questo film, ormai diventato classico, vede Malkovich nel ruolo dell’astuto libertino: il visconte Sebastien de Valmont. Interpretato anche da Glenn Close nel ruolo della marchesa Isabelle de Merteuil e da Michelle Pfeiffer in quello di Madame Marie de Tourvel, il lussuoso dramma romantico racconta una storia di seduzione e tradimento, che culmina nella tragica caduta dei suoi protagonisti. Sebastien cerca di sedurre la sua vecchia fiamma, la bella Isabelle, ma lei ha in mente un piano per rovinare il giovane fidanzato. I due stringono un accordo: Sebastien sedurrà la ricca moglie di un membro del Parlamento – Madame de Tourvel – e se riuscirà a fornire le prove del suo successo, Isabelle accetterà di andare a letto con lui.

2. Essere John Malkovich di Spike Jonze (1999)

Uno dei film più ferocemente originali mai realizzati. Commedia dark surreale, il film è incentrato su un burattinaio solitario di nome Craig Schwartz (John Cusack), intrappolato in un matrimonio infelice con Lotte (Cameron Diaz). Quando Craig accetta un lavoro in un insolito palazzo pieno di uffici, trova una porta segreta che conduce alla mente del famoso attore John Malkovich. Quando rivela il segreto alla sua collega Maxine (Catherine Keener), quest’ultima elabora un piano per utilizzare questa scoperta a proprio vantaggio. Ne consegue uno strano triangolo amoroso tra Craig, Lotte e Maxine, con al centro l’ignaro Malkovich, che affitta la sua mente come un hotel a ore.

Il film è stato candidato a diversi premi e Malkovich ha vinto l’American Comedy Awards come attore non protagonista più divertente in un film.

1. Uomini e topi di Gary Sinise (1992)

Probabilmente la versione cinematografica definitiva di uno dei classici di tutti i tempi (Uomini e topi di John Steinbeck) con un Malkovich che dà una prova d’attore immensa nel il sempliciotto e tenero Lennie Small. Attraversando il paesaggio di un’America dell’epoca della Depressione, George e Lennie trovano lavoro in un ranch della California, ma anche problemi che prendono le fattezze della moglie civettuola di un bracciante, Curley (Casey Siemaszko). George deve tenere Lennie fuori dai guai prima che rovini tutto, ma il compito si rivela più difficile di quanto possa prevedere.

Le recensioni di Uomini e topi hanno elogiato la regia di Sinise e le interpretazioni brillanti, definendo la pellicola lirica, emozionante con un ritmo quasi perfetto. Malkovich è in questo film davvero in uno stato di grazia.

Manlio Castagna
03 Dicembre 2023

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