Johannes Wirix: “Dopo ‘Comandante’, spero di continuare la mia carriera nel cinema italiano”

L'attore belga, 26 anni, ci parla del suo ruolo nel film di Edoardo De Angelis che ha aperto la Mostra di Venezia 2023 e delle sue aspettative per il futuro


In Comandante di Edoardo De Angelis si è messo alla prova non solo parlando una lingua non sua, che con il tempo ha imparato a conoscere grazie agli studi di recitazione qui in Italia. Lo ha fatto anche psicologicamente e fisicamente recitando in mezzo all’acqua, nonostante ne abbia paura sin da quando è bambino. L’attore belga Johannes Wirix ha 26 anni e ha debuttato sul grande schermo nel film di apertura dell’80esima Mostra del cinema di Venezia che considera “urgente e contemporaneo”. Ora, dopo questa esperienza che considera una grande opportunità, spera di proseguire il suo percorso anche nel nostro Paese.

Johannes, come vivi questo esordio nel cinema con un film che ha inaugurato una manifestazione così importante come la Mostra di Venezia?

Sono incredulo. Aver avuto la possibilità di far parte di un film come questo, incontrare artisti come De Angelis, Favino e il resto del cast e aver lavorato con loro mi riempie ancora oggi di emozione. Durante la proiezione in sala grande di Comandante non ho smesso di piangere per la grande occasione che mi ha dato il film e la Mostra.

Nel film interpreti Jacques Reclercq, uno degli uomini belgi che vengono salvati da Salvatore Todaro, al comando del sommergibile Cappellini della Regia Marina Italiana, durante la Seconda Guerra Mondiale. Qual è stata la sfida più grande per te?

Mi sono messo alla prova da più punti di vista. Intanto psicologicamente e fisicamente affrontando la paura che ho sempre avuto dell’acqua. Ho preso lezioni di nuoto tra Amsterdam e Taranto, dove abbiamo girato il film, per superare questo mio terrore. Un marinaio un giorno mi ha fatto un test per capire fino a dove potevo spingermi. Ha messo la mia testa sott’acqua per cinque secondi. In quegli istanti ho pensato di morire. Era un modo per vedere anche come potessi reagire in quella situazione. Naturalmente è stata una sfida anche recitare in italiano e interpretare un personaggio come Reclercq, creando il giusto rapporto di sintonia, e anche ambiguità, con Todaro. Sono due uomini, apparentemente nemici, che si studiano l’un l’altro e confrontano.

Questo è un film che parla proprio di quanto si possa essere solidali anche con i nostri avversari, persino in guerra. 

Lo trovo un film molto contemporaneo, che lancia un messaggio forte e urgente di fratellanza tra culture diverse che possono incontrarsi. Comandante è ambientato ottant’anni fa, ma guarda al mondo di oggi. Mio fratello è uno storico e mi ha ricordato quanto gli eventi storici si ripetano nel tempo. La guerra, i conflitti, le brutture del mondo sono cicliche. Nonostante si vada avanti con la civilizzazione, esistono ancora i conflitti tra gli esseri umani e tra Paesi. Dovremmo invece imparare dalla storia. In questo racconto credo che lo spettatore possa riflettere su ciò che fa Todaro, che per me è un vero eroe. Ha avuto il coraggio di mettere davanti l’uomo al conflitto, nonostante si trovasse in guerra.

Sei nato e cresciuto in Belgio. Quando hai deciso di venire in Italia?

Ho deciso di andare via dal mio Paese, che è meraviglioso, perché volevo immergermi in una nuova cultura e imparare anche una nuova lingua  L’italiano è molto poetico e romantico. Sono arrivato in Italia che non sapevo parlare la vostra lingua, poi studiando recitazione tra Milano e Roma l’ho imparata. E ogni giorno cerco di migliorare.

Dopo Edoardo De Angelis, ci sono altri registi italiani con cui ti piacerebbe lavorare?

Considero La grande bellezza di Paolo Sorrentino un monumento del cinema. Essere qui alla Mostra è una grande opportunità anche per incontrare tanti autori che stimo, da Matteo Garrone a Saverio Costanzo. Mi auguro di avere l’occasione di poter lavorare con qualcuno di loro e proseguire la mia carriera qui in Italia.

(Photo credit: Rocco Giurato)

Giulia Bianconi
03 Settembre 2023

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