Joe Cornish: dall’Inghilterra fantascienza e “riots”


TORINO – Più che mai cinefila, come piace al pubblico di Torino, l’opera prima del britannico Joe Cornish, noto in patria per il duo comico Adam & Joe: un film di fantascienza con una gang giovanile contro gli alieni di turno che cadono dal cielo nella periferia di Londra in una notte di pioggia. Pieno zeppo di citazioni, si presta anche a letture politiche e trasversali. Però il 42enne regista e sceneggiatore (suo lo script del Tintin di Spielberg e quello del fumetto Marvel Ant-Man, in lavorazione) preferisce sgombrare il campo da facili sovrapposizioni: “Attack the block è uscito prima dei riots di Londra e ci stavo pensando da quattro o cinque anni. E’ anche vero che il problema della rabbia giovanile è precedente e molto radicato, non solo da noi ma in tutti i paesi, e ci sono diversi film britannici che ne parlano. Ma in questo caso, essendo usciti subito prima, la gente ha fatto due più due…”. E stuzzicato ancora sull’argomento, prosegue: “Sono cresciuto a South London e ho vissuto quattro rivolte, quando avevo 11 anni, 15 e poi 20, fino a quella dell’anno scorso che è stata la più grande. La gente si ribella perché vive male. Il flash mob diventa flash rob. È una questione sociale reale, perché i giovani non hanno opportunità e si sentono isolati”. Distribuito da Aurelio De Laurentiis, Attack the block a Torino è in concorso.

 

Un debutto che strizza l’occhio ai Gremlins e molto altro.

Mi sono ispirato ai creature feature degli anni ’80 e quindi sicuramente ai Gremlins, ma anche ai film sulle gang giovanili, da Rusty il selvaggio in poi. Nel mio dna ci sono autori come Carpenter e Joe Dante, come pure Steven Spielberg col suo E.T. e persino Kubrick con Arancia meccanica. Avendo debuttato a 42 anni, è chiaro che ho visto un bel po’ di film in questo frattempo.

Il film è nato come progetto low budget: le è mancato qualcosa?

Avrei fatto molte cose diversamente se avessi avuto più soldi, mi sono dovuto accontentare di 8 milioni di sterline. Ma non mi lamento e Attack the block è andato bene in tutto il mondo. E’ un film complesso, con stuntmen, esplosioni, animali, bambini, riprese notturne, molte location diverse e naturalmente gli alieni. Non potevamo permetterci di crearli in digitale, ma sono soddisfatto perché non mi convincono gli extraterrestri di Cowboys and Aliens e credo che i nostri mostri siano diversi da tutto quello che abbiamo visto prima. Sono veri mostri con un attore dentro al costume, un po’ vecchio stile ma non troppo. Così c’è una fisicità che non hai con le creature digitali, che del resto hanno movimenti ricalcati su quelli umani.

 

Adesso che siete usciti in America, Hollywood la corteggia?

Mi hanno mandato molti script, ma sto valutando.

 

Il film è pieno di tensione e di azione, ma non manca l’umorismo sia nelle situazioni che nei personaggi.

Sono uno che non prende le cose troppo sul serio e mi piace mettere la commedia nell’horror e nel dramma. La vita è buffa e i teen ager sono buffi per natura. Quando vedo un film in cui tutti sono serissimi non ci credo.

 

E come vede i suoi connazionali più seri, come Ken Loach e Mike Leigh?

Mi hanno influenzato molto con il loro realismo. Il mio cinema è Ken Loach più John Carpenter, realismo e fantasia. E’ una splendida combinazione di opposti.

 

Cosa sa del cinema italiano di genere?

Cito due nomi: Dario Argento e Mario Bava. Sono appena stato da Feltrinelli a fare incetta di dvd. Tra i miei cult ci sono Suspiria, Profondo rosso, Phenomena, Quattro mosche di velluto grigio. Ma amo anche Bertolucci e Pasolini, soprattutto Il Vangelo secondo Matteo.

 

Adesso potrebbe fare un horror sulla crisi economica.

Perché no? Banchieri cattivi legati a una setta satanica, ci vedo bene Polanski come regista e dovrebbero finanziarlo le grandi banche.

autore
27 Novembre 2011

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