CANNES – Ultimo film del concorso, quello della cineasta e fotografa scozzese Lynne Ramsay (Morvern Callar, We Need to Talk About Kevin) che prosegue un percorso disturbante e patologico, visivamente affascinante ma al tempo stesso respingente, con questo You Were Never Really Here, immersione sanguinaria e notturna nella mente di un killer ‘perbene’ basato sulla short novel di Jonathan Ames. Joaquin Phoenix (Il gladiatore, The Master, Vizio di forma) è Joe, uomo enorme e strapazzato dalla vita con una barba incolta e capelli sudici, di mestiere fa il mercenario e viene ingaggiato per regolare conti in sospeso. In questo caso lo chiamano per liberare una ragazzina (Ekaterina Samsonov) da un giro di prostituzione minorile legato a politici d’alto bordo intoccabili. L’uomo, che vive con l’anziana madre (Judith Roberts), che ama teneramente e che iè l suo unico legame umano, aggredisce le sue vittime a colpi di martello ed è considerato una macchina da guerra dai suoi committenti, anche se ovviamente ha un cuore puro e la sua spietatezza è spiegata come effetto di traumi infantili che ci vengono mostrati nei numerosi e insistiti flash back. Paragonato a Taxi driver di Martin Scorsese, più che altro per alcuni aspetti della trama (tra l’altro è ambientato a New York), il film conduce una ricerca sul linguaggio così estrema da risultare pressoché incomprensibile allo spettatore, che oscilla tra la noia e il disgusto per i fiumi di sangue versati. YWNRH è arrivato a Cannes all’ultimo minuto, tanto che non sono stati inseriti i titoli di coda.
La regista lo definisce un film “folle e narcotizzante, come il libro da cui proviene”, rivendicando la breve durata (circa un’ora e mezza) e la velocità delle riprese molto rock’n’roll. “Ho pensato subito a Joaquim Phoenix – rivela – anzi, avevo la sua foto sul computer mentre scrivevo, lo considero il più grande interprete al mondo”. L’attore ha lavorato in particolare sul corpo, iniziando circa otto settimane prima del set ad allenarsi: “Volevo che avesse un corpo ipertrofico, muscoloso e pieno di cicatrici. Joe è un vero uomo, come il protagonista di Lezioni di piano, e non un James Bond, ha una mascolinità pura”. E sui riferimenti a Scorsese è Phoenix a rispondere: “Taxi driver è un film magnifico, uno di quelli che hanno fatto di me un attore, ma in effetti non ci ho pensato mentre giravo, non ci sono riferimenti coscienti a quello o altri modelli, credo che questo sia un film molto originale, certamente non un film hollywoodiano”.
Alcuni dei più interessanti film del 70° Festival di Cannes arrivano nelle sale della Capitale (fino al 18 giugno) e a Milano (dal 17 al 23 giugno) grazie all'Agis e all'Anec con la classica rassegna, che nel capoluogo lombardo è dedicata quest'anno alla memoria del decano dei critici Morando Morandini
Giunta alla 21ma edizione, Le vie del cinema da Cannes a Roma (14-18 giugno) porterà in alcune sale romane e laziali una selezione di film provenienti dal 70° Festival di Cannes, che saranno proiettati in versione originale con sottotitoli. Le sale coinvolte sono il Giulio Cesare, l’Eden e il Fiamma di Roma, l'Etrusco di Tarquinia, il Palma di Trevignano e il Corso di Latina
"Non c'è solo satira in The square c'è anche un contenuto che volevo trasmettere. Volevo fare un bel film. E poi non si vince una Palma d'oro senza contenuti". Così un eccitato Ruben Östlund, il regista svedese che si è portato a casa la Palma d'oro, ha commentato il premio. Dividerebbe la Palma con qualcuno, magari con Haneke? "No, no con nessuno, è solo mia"
“Ho amato 120 battiti al minuto dall'inizio sino alla fine, non mi sarebbe potuto piacere di più”, ammette il presidente di giuria lasciando intuire la sua preferenza. Per poi aggiungere tra le lacrime, in ricordo degli attivisti che negli Anni ’90 lottarono per rompere l'indifferenza sul tema dell'Aids: “Campillo ha raccontato storie di eroi veri che hanno salvato molte vite"