“E’ il dibattito più emozionante a cui ho partecipato”. Chiude così l’incontro con la giuria di ragazzi del Giffoni Film Festival Enrico Pau regista di Jimmy della collina, primo film italiano in concorso. Ispirato all’omonimo racconto breve di Massimo Carlotto, il lungometraggio ha per protagonista Jimmy, un ragazzo sardo che temendo un grigio destino da operaio commette una rapina e finisce dapprima in carcere e poi in una comunità di recupero chiamata “La Collina” dove trova una guida e la possibilità, forse, di costruirsi una vita migliore. Alla base l’idea che la pena non sia un macigno sull’esistenza di chi la subisce ma un passaggio esistenziale che può anche portare a un miglioramento. Questo e altri aspetti hanno colto i ragazzi dai 15 ai 19 anni della giuria “Y Gen” dando luogo, dopo la visione del film, ad un acceso confronto con il regista cagliaritano, ricco di stimoli e riflessioni. Hanno cercato di comprendere la durezza di alcune vite, la fascinazione che il crimine può esercitare, il valore della riabilitazione e della ricerca personale, mostrando un approccio consapevole e maturo alla visione cinematografica. Hanno discusso col regista sul finale aperto del film che non li aveva inizialmente convinti scoprendo che Enrico Pau aveva pensato e girato un finale diverso che prevedeva l’avvicinamento di Jimmy e del personaggio femminile che sul finale risalivano la collina (simbolo di redenzione) guardando insieme l’infinito. “Era però un finale troppo consolatorio”, spiega loro il regista, che ha preferito lasciare solo Jimmy davanti all’enigma del mare e del futuro. Un’attesa che è insieme anche speranza in un finale che vuole citare Germania anno zero di Rossellini: Jimmy si muove tra le rocce come il bambino tra le macerie vivendone la stessa condizione di spaesamento.
Enrico Pau rivela poi la sua passione letteraria per Verga ammettendo un parallelo nelle scelte stilistiche fatte: “Penso che come scrittore abbia avuto il grande merito di rivalutare l’uso della lingua dialettale. La realtà che viviamo è fortemente influenzata dalla lingua e troppo spesso l’italiano proposto dalla nostra cinematografia è artificiale”. La rinascita del cinema italiano deve dunque passare, secondo il regista, attraverso la rivalutazione del cinema regionale e la riscoperta delle origini culturali nazionali.
Interpretato da attori professionisti e da ragazzi realmente provenienti da istituti penitenziari minorili, Jimmy della collina è soprattutto un grido di attenzione verso il mondo esterno da parte di adolescenze difficili, e una ricerca quotidiana di equilibrio e direzione. Forse per questo i ragazzi del festival l’hanno sentito così vicino.
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