Si avvicina la telecamera a scrutare le opere d’arte, a esplorarne la materia, a lasciare che lo sguardo rimanga abbagliato dalla fermezza metallica delle armature o estasiato dalla grazia rotonda dei volumi. Un movimento che è una danza, un flamenco tutto battere e levare che rivela l’intensità e l’emozione del canto che si cela dietro ad ogni quadro. Il museo del Prado. La corte delle meraviglie, scritto da Sabina Fedeli e diretto da Valeria Parisi, è il nuovo appuntamento che porta ancora una volta la grande arte sul grande schermo, in una tre giorni di proiezioni evento il 15, 16 e 17 aprile. Non solo un omaggio ai duecento anni di uno dei templi dell’arte più importanti e visitati d’Europa, il Prado di Madrid, ma soprattutto un viaggio in mezzo a capolavori straordinari che raccontano la storia di un’intera nazione, la Spagna, e le emozioni degli uomini che ne sono stati protagonisti. Re, regine e cavalieri le cui vicende sono strettamente intrecciate a quelle del museo, la cui collezione ha inizio con la nascita della Spagna come nazione e il matrimonio tra Ferdinando d’Aragona e Isabella di Castilla che sancisce l’avvio del grande impero spagnolo.
È una collezione particolare quella del Prado, un inventario “costruito con il cuore più che con la testa”, proprio perché raccoglie ciò che re e regine nel corso dei secoli hanno scelto perché corrispondeva al loro gusto o piacere personale. Circa ottomila opere d’arte (di cui millesettecento esposte e settemila conservate), eclettiche e sfaccettate, che parlano il linguaggio universale dell’arte, che senza frontiere racconta pensieri e sentimenti degli esseri umani attraverso i secoli, sublimando ed elevando anche tutto un inventario di questioni private: matrimoni, tavole imbandite, conteggi di denaro o pazzia regale. Quell’arte, insomma, capace di “lavar via dalla nostra anima la polvere accumulata nella vita di tutti i giorni”, come sosteneva Pablo Picasso.
Camminare in questo luogo di bellezza, significa lasciarsi stupire, snidare pregiudizi e contraddizioni, scoprire i miti e i simboli di un mondo meraviglioso, a volte rivoluzionario. Confrontarsi con se stessi attraverso la storia dell’arte, rimanere estasiati di fronte a capolavori come la deposizione del fiammingo Van der Weyden, l’Adamo ed Eva di Tiziano, le pitture nere dell’ultimo Goya, Les Meninas di Vélasquez (“L’aria contenuta ne Las Meninas è l’aria di migliore qualità che esista”, sentenziò Dalì), le figure ritorte, allungate, fuori dagli schemi di El Greco, Il giardino delle delizie di Bosch, che risveglia nei visitatori di qualsiasi nazionalità e di qualsiasi cultura, curiosità, aspettativa, attenzione, o l’opera della fiamminga Clara Peters, che ha il coraggio di dipingere dei micro-autoritratti all’interno delle sue tele e rivendicare il ruolo femminile dell’arte o ancora la Donna barbuta di Ribera, dove una donna con il volto coperto da una folta barba allatta al seno il neonato che porta in braccio. “Un tesoro di intensità”, come definiva il Prado lo scrittore e pittore Antonio Saura, che vi tornava di continuo per calarsi nell’atmosfera di un ambiente magico, portando con sé ogni settimana anche le sue tre figlie di cui l’attrice Marina è tra gli intervistati del docu-film, insieme a vari esperti (direttori, conservatori e restauratori) ed appassionati del Museo, tra cui Helena Pimenta, direttrice della Compañía Nacional de Teatro Clásico di Madrid; Laura Garcia Lorca, presidente della Fondazione intitolata allo zio Federico, la ballerina Olga Pericet, e la fotografa Pilar Pequeno.
A fare da Cicerone in questo appassionante viaggio, il Premio Oscar Jeremy Irons che, con fascino straordinario, guida gli spettatori tra i corridoi e le sale del museo, attraverso emozioni e storie tutt’oggi attuali. Testimonianza che le grandi opere di tutti i tempi parlano un linguaggio universale che lega presente, passato e futuro.
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