VENEZIA – “Tra i cantanti del tristemente famoso ‘gruppo dei 27’, cioè morti a 27 anni, Janis Joplin è la meno famosa: proprio per questo credo che meritasse un film per raccontare la sua leggenda”. Ed ecco che al Lido è arrivato fuori concorso, in anteprima mondiale, Janis, di Amy J. Berg. Nelle sale dall’8 ottobre prossimo con I Wonder Pictures e Unipol Biografilm Collection, il documentario immortala la cantante rock dalla voce potente e graffiante ma dall’animo fragile, segnato dal bullismo dei compagni di scuola (che la consideravano brutta e non riuscivano a decifrarla) e spinto dal desiderio di farsi amare e accettare grazie alla propria musica.
Il puzzle si compone sullo schermo grazie alle immagini d’archivio – dai celeberrimi concerti di Monterey Pop e Woodstock alle sequenze e foto più intime, con la famiglia o le band -, alle interviste ai familiari e noti colleghi, fino alle tante lettere che ha lasciato, lette nel film dalla rockstar Cat Power. “Ne ho usate moltissime, ma con tutte quelle che avevo a disposizione avrei potuto fare molti film diversi. Solo quelle con Peter Tork erano un centinaio”. La regista ha spiegato di aver chiesto i diritti delle canzoni e delle immagini ai fratelli di Janis, che hanno accettato senza problemi e sono stati molto disponibili anche per le interviste.
Grazie alle canzoni suonate dal vivo dalla cantante, Janis è un film elettrizzante, ma anche altrettanto struggente nel mostrare le sofferenze d’amore di una ragazza considerata goffa e mascolina – ma che non ha mai voluto tradire se stessa – e il suo rifugiarsi negli eccessi – di alcol, di droghe, di sesso – non riuscendo a risolvere il rapporto col suo corpo nel mondo molto maschilista del rock di allora. “Ha aperto molte porte – ha dichiarato la regista – spezzato barriere e ancora oggi è un modello per molte donne”.
Ad accompagnare il film alla presentazione veneziana è venuta anche una grande fan dell’artista, la rocker italiana Gianna Nannini: “E’ un film emozionante – ha detto – che finalmente rende giustizia alla figura di Janis Joplin. Il suo posto nella storia del rock è fondamentale. Grazie alla sua voce che era insieme bianca e nera è stata simbolo della musica popolare americana degli anni ’60 che poi si è trasformata in rock and roll di massa. Tutti le dobbiamo qualcosa”. Tanto è vero che nel vedere il documentario affiorano i brividi quando sullo schermo irrompono i suoi trascinanti live di brani come Summertime, Ball ‘n’ chain, I need a man to love, Me & Bobby McGee: “Quando Janis andava sul palco e si lasciava andare – ha concluso la regista – la gioia e il dolore che liberava erano assolutamente inebrianti”.
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