CANNES – “Servono due persone per fare un uomo, ma ne basta solo una per morire. E’ così che il mondo finirà”. Parola di William Faulkner, lo scrittore americano premio Nobel che ha ispirato il nuovo lavoro da regista di James Franco. Questo thirty-something dai mille talenti – attore (ricercatissimo), regista, sceneggiatore, scrittore, artista e testimonial di moda – è infatti approdato al Certain Regard del Festival di Cannes con As I Lay Dying, ispirato proprio all’omonimo lavoro di Faulkner tradotto in italiano con Mentre morivo. Una sorta di veglia funebre on the road che Franco racconta da cineasta, sceneggiatore e interprete mettendo in scena – siamo all’inizio del ‘900 in una regione del Mississipi – la morte di una madre di famiglia e l’accidentato percorso del marito e dei suoi cinque figli per darle sepoltura, secondo i desideri della donna, nella cittadina di Jefferson.
Il romanzo è celebre per essere stato scritto di getto, nel giro di sei settimane, e per aver posto una pietra miliare in termini di stile narrativo applicato a una trama estremamente semplice, con i suoi 15 narratori diversi per 59 capitoli. James Franco ha raccolto questa sfida in estrema coerenza con l’esperienza letteraria a cui attinge: piccolo budget e soli 25 giorni di riprese con attori del luogo. E per rimanere vicino alla forma faulkneriana ha optato per un uso massiccio dello split screen, grazie al quale la stragrande maggioranza delle scene viene vista con lo schermo diviso a metà e un doppio punto di vista.
E così, il percorso di elaborazione del lutto dell’adorata matriarca passa attraverso la prova fisica e psicologica che affrontano i membri della famiglia Burden trasportando la sua bara attraverso il paese tra mille difficoltà. E facendo i conti, così, ognuno con le sue ferite e i suoi segreti. Una sfida narrativa difficile, dunque, per un cineasta alle prime armi, che James Franco spiega così nelle note di regia: “Mentre morivo è uno dei primi romanzi che ho letto senza essere obbligato, al di fuori dalle letture scolastiche. Me lo aveva passato mio padre e mi ricordo di aver passato tutto il weekend a leggerlo, mentre tutti i miei amici facevano festa. (…) Ho pensato che sarebbe stato un film davvero interessante per la sua struttura: il modo in cui la storia è raccontata è molto complicato, mentre la struttura del romanzo è molto semplice”. Franco confessa un’altra curiosa suggestione: “In una biografia di Sean Penn avevo letto che voleva portare al cinema questo romanzo, interpretarlo e usare Jack Nicholson nella parte del padre. Non gli ho mai chiesto se questa intenzione fosse vera, ma questa cosa mi ha ispirato”.
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La redazione va in vacanza per qualche giorno. Riprenderemo ad aggiornare a partire dal 2 gennaio. Auguriamo un felice 2018 a tutti i nostri lettori.
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