Ivano De Matteo: “Il mio film salvato dall’oblio”

Lo strano caso de 'La bella gente', una pellicola girata nel 2009 e mai uscita in Italia, ma applaudita in Francia, che il 27 agosto arriverà nelle sale con Luce Cinecittà


Lo strano caso de La bella gente. Si potrebbe definire così la tormentata vicenda che ha visto un film sparire nel nulla. La pellicola in questione è il secondo film che Ivano de Matteo ha girato nel 2009, in un agriturismo vicino Orvieto. Prodotto da X Film, ha subito delle vicissitudini distributive complicatissime e tuttora difficili da raccontare per questioni di natura legale. De Matteo non ama parlarne: “Ho paura che me lo riblocchino”, ripete più volte, preoccupato per la sorte del suo film che, dopo le molteplici  bagarre burocratiche attraversate, sembra finalmente vedere il sospirato spiraglio: La bella gente uscirà in sala. Giorno 27 agosto, distribuito dall’Istituto Luce Cinecittà. “Un’emozione vera – racconta il regista a Cinecittà News – e insieme l’esempio che se ci credi, e ti ostini a difendere e volere con tutto te stesso una cosa, alla fine ce la fai”.

Perché è un film attuale?
Perché parla dell’ipocrisia dell’alta borghesia rispetto al diverso, tema che purtroppo non passa di moda. E anche quella dell’individuo, la mia, la tua, quella di tutti coloro che hanno buoni propositi e belle parole che non bastano, perché poi si comportano in ben altri modi.

E’ stato il primo tassello della sua “trilogia familiare”?
Sì. Ne La bella gente un elemento entra a scardinare i meccanismi familiari, ne Gli equilibristi è l’elemento uscente, interpretato da Valerio Mastandrea, che li sovverte. Infine nel mio ultimo film, I nostri ragazzi, i riflettori erano accesi sui figli e i loro comportamenti che ricadono sui genitori. Mi chiedono spesso perché sia così focalizzato sul tema famigliare. Semplice, vengo da una famiglia numerosa: ho 44 cugini.

Nel cast spicca Elio Germano, che dopo La bella gente con La nostra vita vinse il premio per l’interpretazione a Cannes.
L’avevo già diretto sia a teatro che al cinema con Ultimo Stadio, qui ha in mano un personaggio pieno, un ragazzo della Roma bene con delle caratteristiche buoniste che crollavano, come tutto il meccanismo narrativo del film prevedeva. Era già ai tempi un bravo attore, il tempo lo ha solo confermato.

Il film non è mai uscito in Italia. All’estero che tipo di riscontri ebbe?
Positivi. Vinse il festival di Annecy, andò parecchio in giro per i festival e quando uscì in Francia ottenne ottime critiche. Solo in Italia incontrò seri problemi, tanto che dovetti fare una presentazione del film al Teatro Valle, ma non ho mai smesso di pensarci e di lottare affinché uscisse. Anche mentre facevo altri film ho sempre continuato a lavorare per farlo uscire in sala. Era stato girato con soldi statali: i nostri soldi, quelli di tutti. Non vedevo il senso e la motivazione per non farlo uscire, a prescindere che fosse bello o brutto.

Come si è sbloccata la situazione?
Alla fine abbiamo trovato un accordo con il Ministero dei Beni Culturali, e ovviamente con l’Istituto Luce-Cinecittà che ci ha sostenuto subito. Uscirà magari in poche copie, ma per me è come un film nuovo. Andrò in giro a promuoverlo e sono già emozionatissimo: me lo chiede tanta gente anche tramite i social network, tra di loro c’è chi era riuscito a vedere il film, chi al Valle, chi in Francia, al cinema o in dvd. Mi hanno riempito di complimenti, anche per il cast: c’è una Monica Guerritore in stato di grazia.

Questa vicenda è un esempio per tutti coloro che incontrano ostacoli nella distribuzione.
Esatto: mi piace che passi il messaggio che è giusto combattere per i propri film, insistere, mostrare a tutti che ci credi. E’ un film costato poco, girato in quattro settimane. Per la regia credo di aver preso 15mila euro in tutto. Però ci abbiamo messo tutti un impegno enorme che merita di essere considerato.

Prossimo film?
Ci sto già lavorando. Lo scrivo sempre insieme alla mia compagna Valentina Ferlan come i precedenti. Non penso di girarlo a Roma, e per il futuro mi piacerebbe spostarmi in un ambito internazionale. Di sicuro, rispetto ai tempi de La bella gente, non fatico più a proporre e far accettare le mie proposte. Per fortuna.

E come attore?
Per ora nulla, preferisco dedicarmi completamente alla regia.

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