Iuventa: coraggio e utopia

A poche settimane dagli avvisi di garanzia che hanno coinvolto alcuni membri dell’equipaggio, arriva al cinema il 25 settembre Iuventa, documentario di Michele Cinque che racconta la storia della nave simbolo del movimento delle ONG.

La barca, guidata appunto dalla ONG tedesca Jugend Rettet, ha salvato con il suo equipaggio oltre 14mila persone nel Mar Mediterraneo. All’uscita in sala corrisponde la ricorrenza di un anno dall’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e dal sequestro preventivo della nave stessa da parte delle autorità italiane. Il doc, lucido e toccante, presentato in anteprima al Biografilm e vincitore di diversi riconoscimenti, racconta la storia che c’è dietro fin dai primi passi: dall’acquisto della barca nel 2016 attraverso una campagna di crowdfunding, fino al 2 agosto 2017 quando il sogno utopico e umanitario si è infranto contro la complessità della realtà e il cambiamento del clima politico in Europa.

Iuventa mostra la vita sulla barca, le speranze e i timori dei ragazzi della Jugend Rettet, il ritrovamento dei barconi, i tragici salvataggi, l’incontro con la sofferenza e la morte. E poi il percorso dei ragazzi a Berlino, poi in Croazia, in Sicilia e a Malta, per comprendere il loro gesto idealista e utopico e le profonde istanze che li hanno motivati.

“Non mi interessava l’aspetto sensazionalistico dei salvataggi in mare – dice il regista – ma ero piuttosto interessato a capire i protagonisti di questo progetto umanitario: i loro sogni, le loro speranze ma anche le loro delusioni. Racconto un’esperienza collettiva e la nave diventa in qualche modo la vera protagonista del film. Ho voluto restituire al pubblico la sensazione di ingenuità e coraggio di questa storia nel modo più diretto e pure possibile, lasciando ampio spazio interpretativo allo spettatore”.

Il film è prodotto da Lazy Film con Rai Cinema e co-distribuito da Wanted Cinema e ZaLab. “Con questo film – continua Cinque – sono tornato alle origini, trovandomi personalmente dietro la macchina da presa, affrontando non solo una realtà complessa e dolorosa, ma dovendo trovare anche il modo di restituirla in una forma narrativa. Il film è nato dalla convinzione della sua intrinseca necessità e dalla decisione di volerlo raccontare. Abbiamo preso le mosse dalle sequenze filmate live con i protagonisti della storia in stile osservativo. L’anno e mezzo in cui la storia è stata girata ci ha permesso di passare dalle atmosfere estive della prima missione alla neve che ha coperto i centri di accoglienza durante l’inverno. La fase di montaggio è stata fondamentale nella costruzione della narrazione anche per il considerevole numero di ore girate”.

Per organizzare una proiezione si può scrivere all’indirizzo: distribuzione@zalab.org