Italia-Canada: rapporti forti all’ICFF

7 film presentati quest’anno al festival sono coproduzioni tra i due paesi


TORONTO – Dati recenti del governo canadese indicano che l’Italia è nella lista dei primi venti importatori nel mondo di beni culturali canadesi, tra cui arte e cinema: il Canada ha un padiglione permanente alla Biennale di Venezia e stanno aumentando le co-produzioni cinematografiche, regolate da un accordo bilaterale tra i due paesi. Lo conferma la settima edizione dell’Icff, Italian Contemporary Film Festival, il più grande festival del cinema italiano fuori dell’Italia, che, iniziato nella città di Toronto, è giunto a coprire uno spazio di circa cinquemiladuecento chilometri, proiettando film italiani da Vancouver, in British Columbia, a Quebec City, in Quebec, passando per Toronto, Vaughan, Hamilton, Niagara, Ottawa (la capitale canadese) e Montreal.

Quest’anno infatti il festival, partito il 14 giugno, ha presentato un numero record di co-produzioni tra Italia e Canada, testimoniando il forte legame tra i due paesi in un incontro sull’industria cinematografica italiana e canadese. “Una delle missioni principali del festival”, ha sottolineato Cristiano de Florentiis, co-fondatore e direttore artistico dell’Icff, “è proprio quella di far conoscere sempre meglio Italia e Canada dal punto di vista della cinematografia e in particolare della cinematografia contemporanea. Quale miglior modo di farlo se non presentando le due industrie cinematografiche l’una all’altra? Per questo, la settima edizione del festival offrirà al pubblico ben sette tra co-produzioni Italo-canadesi e film che hanno comunque utilizzato locations e professionalità di entrambi i paesi, a conferma dello stretto legame artistico che li unisce”.

Le coproduzioni e le produzioni che si sono avvalse di professionalità di entrambi i paesi in programma sono Tulipani, love, Honour and a Bycicle di Mike Van Diem, coproduzione Olanda/Italia/Canada/Lituania, commedia spensierata su una giovane donna canadese che parte per un viaggio per scoprire una verità sul suo passato e lungo la strada trova l’amore; il documentario Living in a Global Village di Marcello Ferrara, coprodotto da Italia e Canada, che segue un gruppo di studenti idealisti e lungimiranti che ritornano all’Expo di Milano abbandonata per reimmaginae il luogo e farne una piattaforma per risolvere problemi attuali, come l’accoglienza agli immigrati, creare opportunità per i giovani e includere la gente nei processi di sviluppo, insomma come vivere nel Villaggio Globale; Noelle’s Journey di Peter Gentile, finanziato dal Canada ma girato in collaborazione con l’Italia, che racconta la storia di Franco Grosso e Mariano Elia, due immigrati italiani giunti in Canada alla ricerca di un futuro migliore, che non si incontrano, ma hanno in comune la protagonista, l’artista multimediale Noelle Elia, nipote di Mariano e amica di Franco, che dipinge un ritratto della realtà canadese in costante cambiamento, attraverso i suoi ricordi e un viaggio che la riporta in Italia; La musica del silenzio di Michael Radford, produzione italiana con Antonio Banderas, a cui è stata dedicata una proiezione speciale per celebrare la vita del cantante Andrea Bocelli, alla presenza del produttore Andrea Iervolino, fondatore di AMBI Pictures, Toby Sebastian (Il trono di spade), Michael Radford (regista di Il postino) e Luisa Ranieri; Road to the Lemon Grove, commedia diretta da Dale Hildebrand, che racconta la storia di un italo-canadese, interpretato da Charlie Chiarelli, che intraprende un sorprendente viaggio in Sicilia, presentato in anteprima mondiale; il cortometraggio australiano Azzurro, di Jeneffa Soldatic, realizzato con un cast canadese e girato in Italia; e Compassion di Craig Goodwill, finanziato dal Canada (doveva essere una coproduzione, ma alla fine l’Italia non è riuscita a partecipare all’operazione) e girato e presentato in anteprima a Torino, che racconta di Sadie, una giovane scrittrice, autrice di romanzi erotici di successo, che viene convinta da un suo ex fidanzato a trascorrere, con una misteriosa altra donna di cui lei s’innamora, alcuni giorni in una lussuosa e isolata villa in Italia, dove però l’attendono i demoni del suo passato.

Uno dei maggiori successi storici tra le coproduzioni Italia/Canada, come ha ricordato il produttore Mark Musselman, presente all’incontro del’Icff, rimane La versione di Barney, uscito nel 2010, tratto dall’omonimo romanzo dello scrittore canadese Mordecai Richler, pubblicato nel 1997. Infine, è stata invece presentata proprio in occasione del festival l’iniziativa “Fare Cinema”, promossa dal Ministero degli Affari Esteri e dalla Cooperazione Internazionale (MAECI) e lanciata a maggio in tutto il mondo per promuovere le coproduzioni. “Il Ministero degli Esteri, in collaborazione con quello dei Beni Culturali”, ha detto Alessandro Ruggera, direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Toronto, “sta cercando di lanciare una serie di iniziative globali, come anche quella sul design, in modo che ogni sede estera in un certo periodo dell’anno dedichi particolare attenzione a un tema specifico. In questo caso, il tema era il cinema, prendendo lo spunto dal festival di Cannes che si tiene a maggio. E quindi sono stati stanziati fondi aggiuntivi per promuovere il cinema italiano, mandando in giro per il mondo degli ambasciatori del cinema. Qui a Toronto abbiamo chiesto di posticipare a giugno, perché c’era già in piedi il festival, con cui da anni collaboriamo, e ci sembrava un’ottima occasione”.

“Fare cinema intende promuove il cinema fatto di mestieri” ha aggiunto Giuseppe Pastorelli, Console Generale d’Italia a Toronto, “e l’italia è uno dei paesi  più importanti da questo punto di vista. Qui in Canada abbiamo la fortuna di avere un festival del cinema italiano con radici molto forti in tante città canadesi e l’idea era di promuovere non solo i film italiani, ma anche l’arte e i mestieri che ci sono dietro il cinema, costumisti, registi, truccatori, artisti visuali, eccetera, perché queste sono le persone che rendono forte il cinema italiano”.

Il festival si conclude il 22 giugno con un omaggio ai creatori canadesi di origine italiana del vincitore dell’Oscar 2018 The shape of water: Miles Dale, produttore; Nick Iannelli, Sr. VP Deluxe; Luca Nemolato, giovane italiano che da sette anni si è trasferito in California per fare un lavoro che in Italia non esiste, color pattern concept art; Roberto Campanella, coreografo, e Dennis Berardi, visual effects.

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19 Giugno 2018

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