Israeliani e palestinesi, oltre il Muro


VENEZIA – L’acqua come simbolo di dialogo, unicità della natura umana ma anche come oggetto di conflitto fra israeliani e palestinesi è al centro di Water, il film composto da sette corti di registi delle due nazioni che ha aperto la Settimana della critica. Prodotto dal Dipartimento di Film e Televisione dell’Università di Tel Aviv, dove è nato il progetto, e dalla Palestina, il progetto è coordinato dall’israeliana Yael Perlov, già ideatrice di Coffee, altro film collettivo, realizzato due anni fa da autori israeliani e palestinesi, mostrato in 90 festival, ma difficile da far vedere in Israele come anche Water. “Con Coffee c’è stata una proiezione a Ramallah piuttosto disastrosa”, ha spiegato Yael. Circa 70 studenti israeliani hanno partecipato alla produzione del film, lavorando con i colleghi palestinesi, incontrati a Tel Aviv e Betlemme. “E’ importante anche politicamente – spiega la coordinatrice – perché dopo aver preso parte a un progetto come questo ti si risveglia qualcosa dentro”.

 

Fra le storie c’è il corto documentario The Water Seller di Mohammad Fuad su Abu, che vende acqua ai palestinesi nella zona di Betlemme lasciata all’asciutto dal controllo dei coloni. “I nostri bambini – spiega Abu – aspettano le gite scolastiche per vedere una piscina”. In Raz e Raja dell’israeliano Yona Rozenkier, un soldato israeliano sull’orlo di una crisi di nervi deve sorvegliare un contadino palestinese che non ha rispettato il coprifuoco per innaffiare i suoi cocomeri. Il famoso attore palestinese Mohammad Bakri racconta in Eye drops una storia vera: il legame creato da lui e dai suoi due figli con un’anziana ebrea scampata ai campi di concentramento. Now and Forever dell’israeliano Tal Haring è sul curioso dialogo tra una giovane e timidissima ebrea ortodossa prossima a un matrimonio combinato e un idraulico palestinese. In Kareem’s Pool di Ahmad Bargouthi, regista e montatore a Ramallah, un anziano arabo gestisce una piscina frequentata da famiglie palestinesi che non hanno mai visto il mare, ma il luogo di pace e frescura è però oggetto di incursioni di coloni prepotenti. “Ci sono due popoli che dalla costruzione di una barriera di separazione non sanno niente l’uno dell’altro – ha spiegato Bargouthi, che è al lavoro sul suo primo lungometraggio di finzione – è importante provare che possiamo lavorare insieme, vivere come vicini e come amici”. Compongono il film anche il poetico Drops di Pini Tavger dove un soldato torna indietro con la memoria alla sua infanzia e Still Waters di Maya Sarfati e Nir Sa’ar, dove si suggerisce una possibilità di dialogo tra le due nazioni attraverso un gesto di generosità che va oltre i pregiudizi.

autore
30 Agosto 2012

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