Isabelle Doval: “L’amicizia? Una famiglia alternativa”


Il terzo film da regista dell’attrice Isabelle Doval Un château en Espagne racconta il legame quasi fraterno tra i due undicenni Esteban (Martin Jobert) e Maxime (Jean Senejoux). Le loro famiglie abitano da sempre nello stesso edificio parigino e Maxime, che vive solo con la madre avvocato in carriera, si è sempre sentito parte della felice e amorevole famiglia di Esteban. La loro amicizia è però minacciata quando Esteban e la sua famiglia di origini spagnole decidono di tornare a vivere in Spagna. Ci parla della pellicola, seconda anteprima mondiale presentata in Concorso (k12) ad Alice nella Città , la regista che ci ha svelato di ispirarsi continuamente alle sue figlie per comprendere l’universo infantile (una delle figlie compare tra l’altro nella pellicola) e al suo lato infantile che cerca in tutti i modi di continuare a coltivare.

Qual è il tema principale della pellicola?
Un château en Espagne parla della difficoltà della separazione tra due giovani amici che hanno creato negli anni un legame molto forte, quasi fraterno. Il tema principale della pellicola è senz’altro l’amicizia ma in realtà ho voluto esplorare più a fondo l’universo affettivo. I due ragazzi che hanno un vissuto familiare completamente diverso tra loro vivono in maniera differente il distacco: Esteban che è cresciuto circondato dall’amore e dalla presenza familiare soffre per la separazione dall’amico ma ne avverte di meno il peso. Maxime, che ha perso il padre da piccolo e lamenta una madre poco presente, non riesce a gestire l’evento. “Non perdo solo un amico ma un fratello”, dice disperato alla mamma.

Colpisce la figura della madre francese che sembra inizialmente distaccata e anaffettiva per poi avvicinarsi sempre più alle esigenze emotive del figlio. Come si compie questo passaggio?
La madre di Maxime ha sofferto per la morte prematura del marito ed ha nascosto la sua affettività dietro gli impegni della sua carriera di avvocato. La richiesta d’aiuto del figlio la rende complice nel suo tentativo disperato di trattenere l’amico in Francia, ma soprattutto è per lei un’occasione di riscatto e la possibilità di ricostruire con il figlio un rapporto che negli anni aveva trascurato.

Si notano in maniera evidente le differenze culturali tra i due modelli di famiglia proposti, è una scelta voluta?
Pur essendo da sempre vicini di casa le due famiglie non si sono mai frequentate né conosciute veramente. Da una parte c’è la madre francese tutta presa dalla propria carriera e dagli impegni, dall’altro la famiglia di origini spagnole, salda e affettuosa. Ognuno mantiene le proprie tradizioni e si interessa poco alle esigenze dell’altro. La chiusura culturale è però superata dai due ragazzi che, cresciuti insieme, vivono le loro reciproche differenze come elemento di fascinazione.

Come ha vissuto l’esperienza di assistere alla proiezione insieme ai ragazzi delle scuole e della giuria di Alice? Si occuperà nuovamente di tematiche legate al mondo infantile nei suoi prossimi progetti?
Mi ha emozionato molto vedere la loro accoglienza calorosa e ho notato con piacere che anche i bambini più piccoli, che pensavo non avessero gli strumenti per comprendere alcune scene tra adulti, hanno riso di fronte all’ironia con cui ho descritto alcuni aspetti della vita della madre in carriera. Tornerò ad occuparmi di tematiche giovanili in uno dei progetti a cui sto lavorando, Benvenuti nella mia testa, che racconterà storie di adolescenti anche difficili venate sempre dell’ironia e della comicità che voglio mi contraddistingua.

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19 Ottobre 2007

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