Suo padre ha cento anni e per ricordarlo Isabella Rossellini ha realizzato un film di 15 minuti che sta facendo il giro del mondo e un libro appena uscito in Germania e in arrivo in Italia, Francia e Stati Uniti. “In the Name of the Father, the Daughter, and the Holy Spirits”, 144 pagine e 148 immagini raccoglie testimonianze, ricordi e disegni di Isabella, e le voci della madre Ingrid Bergman, di Francois Truffaut, Eric Rohmer e Federico Fellini. Il cortometraggio diretto dal Guy Maddin (ne abbiamo già parlato in occasione della proiezione al Torino Film Festival ) accompagnerà al Tribeca Film Festival la proiezione di Francesco, giullare di Dio e sarà trasmesso da Sundace Channel l’8 maggio, compleanno di Roberto Rossellini, insieme a Roma città aperta, il suo capolavoro neorealista che torna così, dopo 18 anni, sul piccolo schermo americano. Pronta per un 2006 ricco di omaggi al padre, Isabella sarà al Tribeca anche con The architect, opera prima di Matt Tauber. Intanto, è in viaggio in America Latina per la promozione di La fiesta del chivo, film di Luis Llosa in cui compare anche l’attore cubano Thomas Milian, un mito del trash italiano divenuto di culto.
Di recente sulla stampa italiana sono apparse sue dichiarazioni in cui afferma che Roberto Rossellini è stato dimenticato. Eppure il 2006 sarà fittissimo di omaggi.
Non ho detto che è stato dimenticato ma che oggi, soprattutto negli Stati Uniti dove vivo, è molto difficile vedere i suoi film. Prima nelle università si proiettavano pellicole neorealiste in 16mm, oggi, grazie alla tecnologia, dovrebbe essere più facile ma i film di Roberto Rossellini in DVD sono pochissimi. Il suo cinema è poco commerciale per cui non è facile trovare qualcuno disposto ad investire. Poi, ci sono anche problemi con i diritti. E’ vero che nel 2006 gli eventi saranno tanti. Il Museum of Modern Art di New York farà una retrospettiva tra novembre e dicembre e sta cercando di ottenere una serie di copie da conservare nei suoi archivi. Il mio film e il libro sono nati per dire qualcosa di personale su mio padre con un taglio leggero che va oltre il pubblico ristretto degli addetti ai lavori.
Ci parli di “The Architect” di Matt Tauber
E’ un piccolo film di un esordiente a cui ho lavorato una settimana nell’ambito di un seminario del Sundance Institute. Faccio la moglie e la mamma in una famiglia in cui tutto sembra perfetto ma non lo è.
Continuerà a lavorare con giovani registi?
Confesso che in questa fase preferisco lavorare con i pochi registi che hanno un occhio veramente diverso, come Guy Maddin, ad esempio. Ultimamente ho qualche difficoltà a capire cosa è il cinema indipendente in America. Mi sembra sempre più un movimento interno al cinema commerciale solo con meno risorse e meno pubblico. Un po’ come il prêt a porter rispetto all’haute couture.
Il suo ruolo ne “La fiesta del chivo”?
Il film è tratto dall’omonimo romanzo di Mario Vargas Llosa ed ambientato nella Repubblica Domenicana negli anni del dittatore Rafael Trujillo. E’ un’affilata analisi del potere che miscela fiction e non fiction, personaggi veri e inventati. Io interpreto il ruolo di Urania, una donna che dopo trent’anni torna nella nel suo paese per capire cosa è accaduto alla sua famiglia. Nessuno sa perché lei è partita lasciando un padre meraviglioso. Scopriremo che la dittatura ha avvelenato anche i rapporti familiari e in particolare quello di Urania con suo padre che quando lei aveva solo quattordici anni ha lasciato che Trujillo prendesse la sua verginità forse nella speranza di ottenere dei privilegi. Ancora non so se questo film uscirà in Italia.
Verrà prossimamente in Italia?
Si, verrò nei prossimi mesi per presentare il mio libro. Forse in ottobre perché sembra che il sindaco Walter Veltroni voglia fare un omaggio a mio padre in occasione della Festa del cinema di Roma.
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