Anche quest’anno, il 10 agosto, Irene Bignardi festeggerà il suo compleanno in Ticino. Una tradizione che ormai si rinnova di anno in anno, ma che per questo 2001 la vede protagonista assoluta del Festival di Locarno (vai al sito ufficiale) nei panni di direttrice. Le sorprese che riserverà la nuova “era Bignardi” sono ancora tutte da scoprire, visto che il programma completo sarà presentato a luglio. Ieri però, al tradizionale cocktail all’ambasciata svizzera, qualche anticipazione è venuta fuori. Dal pardo d’onore a Chen Kaige, alla retrospettiva sul cinema mitologico italiano, passando per un concerto-evento firmato dal maestro Nicola Piovani, guarda caso proprio il giorno del compleanno della neo-direttrice.
Direttore del Mystfest dal 1986 al 1989, Bignardi ha curato le Notti Veneziane (con Giorgio Gosetti) e ha fatto parte della Commissione esperti della Biennale Cinema. Dal 1989 è critico cinematografico di Repubblica.
È raro che una donna abbia posizioni di potere dell’industria cinematografica, e anche nei festival, non è una consuetudine diffusa…
Qualcuno ha detto che dovrei essere inserita nel guinness dei primati: sono stata già la prima giornalista a diventare responsabile di una redazione, appena due mesi prima di Lietta Tornabuoni a La Stampa.
D’altra parte dei precedenti esistono: Istanbul, Edimburgo…
Aggiungerei anche Londra, con Sheila Whitaker. Però c’è da notare che Locarno è l’evento culturale più importante della Confederazione. La Svizzera è un paese ricco di pregevoli contraddizioni. Hanno dato il voto alle donne per ultimi in Europa, ma hanno anche eletto un presidente donna.
Ma l’aspetto più significativo è la squadra: al mio fianco lavorano Doris Longoni, Teresa Cavina e Tiziana Finzi. Ho ereditato uno staff di altissimo livello, guarda caso tutto di donne, che si incaricheranno di smentire qualsiasi leggenda sulla scarsa collaborazione femminile.
E come capitano, che rotta proporrà alla truppa?
Salgo a bordo molto felice e stimolata. Bisogna seguitare il lavoro di dissodamento dei filoni sommersi della cinematografia, perseguito da Streiff e Muller. Ci sono correnti, magari di avanguardia, che si immergono e per anni nessuno ne sa più nulla.
Ho orientato il fiuto verso aree che negli ultimi anni sono state forse un poco trascurate. L’Oriente è ormai preda di tutti, da Berlino a Cannes. Invece, forse proprio gli indipendenti americani riservano ancora delle sorprese. O il Sudamerica, assopito per anni.
E la competizione con Venezia sulle anteprime americane o italiane?
Il lavoro che ho sempre fatto anche come giornalista, la goduria che ho provato a Locarno non consisteva nella copertura universale ma nella scoperta, il vero lavoro di un festival è quello del talent scout.
I divi qui sono quelli dei cinefili, il clima è unico proprio perché informale, ne ho goduto anche da giurata, nel 1998. Così come ho sempre “gozzovigliato” nelle retrospettive.
Negli anni ho sempre scritto di Locarno come del festival più importante fra i festival importanti, non è affatto minore o piccolo.
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