Il governo iraniano ha avvertito che verranno presi provvedimenti contro le celebrità che mostrano pubblicamente sostegno alle proteste anti-governative, innescate dalla morte del 22enne Mahsa Amini mentre era sotto custodia della polizia. Queste manifestazioni hanno ottenuto un livello di sostegno pubblico senza precedenti da parte di numerose figure di spicco della sfera culturale, mediatica e sportiva iraniana, che in precedenza non avevano commentato apertamente la situazione politica nel loro paese.
Mohsen Mansouri, governatore della provincia di Teheran, ha affermato – come riportano Deadline, Variety e altri magazine – che le autorità avranno a che fare con “celebrità che hanno alimentato le fiamme delle rivolte e con coloro che firmano cospicui contratti”. I riferimenti sono ad esempio al regista iraniano premio Oscar Asghar Farhadi che qualche giorno fa ha pubblicato un video sul suo account Instagram chiedendo al mondo di unirsi nella solidarietà dei manifestanti. È stata una mossa insolita da parte del regista, che fino ad ora si è spostato liberamente dentro e fuori dell’Iran, ed è attualmente presente allo Zurich Film Festival come presidente di giuria. Inoltre un gruppo di professionisti del cinema iraniano ha scritto una lettera aperta in cui denunciava le azioni delle autorità e esprimeva sostegno alle proteste. Tra i firmatari figurano nomi eccellenti come i registi Ali Abbasi (Holy Spider), Shirin Neshat (Land of Dreams) e Bahman Ghobadi (Le quattro mura) e la vincitrice come miglior attrice a Cannes Zar Amir Ebrahimi. Tornata in Iran, la famosa e pluripremiata attrice Fatameh Motamed-Ayra, si è tolta con aria di sfida l’hijab al funerale di alto profilo dell’attore Amin Tarokh, morto per insufficienza cardiaca, mentre pronunciava un elogio funebre in suo onore.
Nel frattempo è in arrivo nelle sale italiane Gli orsi non esistono di Jafar Panahi, vincitore del Premio Speciale della Giuria alla Mostra di Venezia: il 6 ottobre al cinema Sacher, in occasione dell’uscita, Academy Two ha voluto organizzare una serata speciale per Panahi con la speranza di aiutare a comprendere la situazione attuale in Iran e la condizione del regista iraniano.
Alle 20,30, la giornalista Francesca Gnetti di Internazionale e Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, introdurranno la proiezione della versione originale sottotitolata del film.
Jafar Panahi è in carcere in Iran dal luglio di quest’anno. Nel 2010 aveva subito una condanna che lo obbligava a non girare film, uscire al paese né avere contatti con i media. Nonostante il divieto, Panahi ha continuato a girare le sue opere e ad utilizzare il cinema come linguaggio per ritrarre e incidere sulla realtà.
Proprio in questi giorni, Gli orsi non esistono è stato venduto in Nordamerica. I distributori americani Sideshow e Janus Films stanno pianificando una campagna Oscar per Panahi nella categoria Miglior Regista. Hengameh Panahi, presidente della società di vendite internazionali Celluloid Dreams che ha lavorato con lui sin dal suo debutto, ha dichiarato: “La vita di Panahi è interamente incentrata sul cinema e lui continua a battersi nonostante tutti gli ostacoli e le limitazioni. Il cinema è la sua ispirazione e fare cinema è la sua vita. Questo film è una risposta profondamente umana ad una situazione disumana”.
Jafar Panahi è finalmente libero di viaggiare. Il divieto di viaggio del regista iraniano dissidente è stato improvvisamente revocato dopo 14 anni, consentendogli di lasciare l'Iran per una località sconosciuta insieme alla moglie Tahereh Saeedi
Dopo Jafar Panahi un altro regista dissidente iraniano ritrova la libertà. Si tratta di Mohammad Rasoulof - vincitore dell'Orso d'oro nel 2020 con Il male non esiste - arrestato lo scorso luglio per aver criticato il governo di Ebrahim Rais
Jafar Panahi - che aveva intrapreso lo sciopero della fame per protesta - è stato rilasciato dal carcere di Evin. L'annuncio arriva dalla moglie Tahereh Saidii su Instagram
"Con amore per l'Iran e la gente della mia terra", con queste parole il pluripremiato regista annuncia, tramite una lettera pubblicata su Instagram dalla moglie, uno sciopero della fame che terminerà solo al momento del suo rilascio