Into the Inferno: con Werner Herzog da Vanuatu alla Corea del Nord

Presentato alla Festa di Roma il documentario del cineasta tedesco, giro del mondo alla ricerca dei vulcani più temibili, tra cui la montagna sacra del regime nordcoreano


Dall’orlo del cratere dei vulcani più pericolosi del mondo all’impenetrabile regime di Kim Jong-Un. Werner Herzog ci trasporta in un mondo alieno nel suo nuovo incredibile viaggio, Into the Inferno. Un documentario esplosivo, verrebbe da dire, giocando con la materia incandescente di questo film realizzato in collaborazione con il vulcanologo Clive Oppenheimer, professore a Cambridge, e autore di un libro sulle eruzioni più straordinarie della storia (Eruptions that shook the World). Con immagini che vengono da passato e testimoniano l’interesse costante del cineasta bavarese per i vulcani: già all’epoca di Cuore di vetro, a metà degli anni ’70, corse in Guadalupa, già evacuata, per filmare l’eruzione della Grande Soufrière trovando l’unico uomo rimasto, un povero contadino, che aveva rifiutato di lasciare il paese e dormiva sotto un albero. Nel 2007, invece, per girare Encounters at the End of the World, sull’Antartide, trascorse un certo tempo sull’Erebus, in compagnia di alcuni vulcanologi che aveva incontrato. Proprio in quell’occasione fece conoscenza con Oppenheimer. Che oggi racconta: “Diventammo subito amici. Mi piacevano molto le sue storie. Raccontava dei suoi film, ci parlava di Klaus Kinski, stavamo in dodici in una piccola capanna e io gli spiegavo i segreti del vulcano. Gli dissi che probabilmente non sarebbe finita lì. Infatti cinque anni dopo gli ho mandato una copia del mio libro e si è messo in moto il meccanismo che ci ha portato a realizzare questo film”. 

Into the Inferno è un giro mondo dall’Indonesia all’Islanda, da Vanuatu all’Etiopia – qui non manca una parentesi sulle tracce dei primi ominidi vissuti qualcosa come 100mila anni fa – non solo alla ricerca di immagini che tolgono il fiato e di una natura terrificante e sublime, ma anche a contatto con le popolazioni che convivono con la presenza del vulcano e su di essa plasmano la loro visione del mondo e le loro credenze. “Questo è un film più antropologico che scientifico – spiega ancora Oppenheimer, a Roma per presentare il progetto – non ero soddisfatto dai documentari in stile National Geographic che parlano solo di catastrofi e non guardano la vita sul vulcano. I popoli che convivono coi vulcani per migliaia di anni sviluppano una cosmologia e un sistema di miti attorno ad essi, pensano che nel cratere vivano gli spiriti dei trapassati o altre divinità. Spesso, attraverso le tradizioni orali, scopriamo che vi sono state delle eruzioni di cui non sapevamo nulla. Altre volte quelle credenze servono a prevedere e proteggere gli abitanti”. Un pensiero mitico che nella parte girata in Corea del Nord descrive alcuni dei meccanismi di perpetuazione del potere. “Lavoro in Nord Corea da cinque anni – racconta ancora Oppenheimer – sono andato a Pyongyang su invito di uno scienziato locale perché c’era stato un terremoto e volevano studiare il comportamento del Paektu. Quel vulcano è parte integrante della vita quotidiana, viene ritratto ovunque, spesso i presidenti sono stati immortalati sul bordo del cratere, è un’icona culturale. Ogni nordcoreano va in pellegrinaggio lassù o sogna di andarci, è la montagna sacra della rivoluzione. Se c’era un regista in grado di filmare il rapporto tra i nordcoreani e il vulcano, questi era Werner Herzog. Into the Inferno riesce a dirci sulla vita di questo paese molto più di un film ‘rubato’ con le telecamere nascoste”.

Into the Inferno sarà disponibile su Netflix dal 28 ottobre. 

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16 Ottobre 2016

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