Da Brooklyn a Palazzo Chupi passando per Brownsville: Pappi Corsicato ripercorre a ritroso le tappe che hanno portato Julian Schnabel a essere una superstar dell’arte contemporanea newyorchese.
Sono gli anni ‘70 e Schnabel, figlio di una famiglia di ebrei di Brooklyn, di ritorno dal Texas, entra in contatto con la New York underground e comincia a farsi notare per le sue tele extra large.
Dieci anni dopo, Mary Boone lo scopre e comincia a esporre le sue opere in una delle gallerie più in vista della città, dando il via alla sua fortunata carriera di artista Neo-espressionista.
Un uomo di successo, esuberante, anticonformista e allegro che vive in un palazzo in stile veneziano di 9 piani nel West Village e indossa un pigiama di seta negli eventi pubblici: Pappi Corsicato nel suo documentario L’arte viva di Julian Schnabel racconta la parabola di un artista che ce l’ha fatta, che ha abbracciato l’arte da giovane e non l’ha mai tradita. Un artista che, nonostante le critiche dei suoi colleghi, ha preso in mano la telecamera e ha girato diversi film vincitori a Cannes e Venezia e nominati agli Oscar (Basquiat, Prima che sia notte, Lo scafandro e la farfalla, Miral), che molti conoscono meglio dei suoi quadri.
Oltre a un’esaltazione affettuosa e ammirata di Schnabel dovuta alla forte amicizia decennale che lo lega al regista, il film scavalca continuamente lo stereotipo dell’artista felice e realizzato, grazie a un contraltare narrativo emotivo e intimo, ottenuto tramite le immagini e i video dell’archivio personale di Schnabel e i racconti di alcuni dei suoi amici più cari, tra cui Al Pacino, Bono Vox, la gallerista Mary Boone, l’artista neo-pop Jeff Koons e la musicista Laurie Anderson.
Corsicato ha mostrato luci e ombre dell’artista, trovandosi, durante i due anni di riprese, faccia a faccia con momenti cupi e difficili per Schnabel, come la morte di Lou Reed, il più caro amico del pittore, di cui il regista ha potuto catturare la commemorazione.
Tele, sculture, testimonianze, foto e interviste frontali: L’arte viva di Julian Schnabel compone un ritratto dell’artista confidenziale e informale, dove la nostalgia dell’età dell’oro dell’arte newyorchese non prende mai il sopravvento nel racconto, in favore di un inno leggero e ottimista all’arte e alla vita d’artista.
Pur essendo al suo 40°documentario sull’arte contemporanea, Corsicato non aveva mai realizzato prima d’ora un biopic per il cinema, destinando le sue opere di video-arte alle grandi gallerie e ai musei, a differenza dei suoi lungometraggi (Libera, I buchi neri, Il seme della discordia, Il volto di un’altra) candidati anche ai David di Donatello.
Considerato “l’Almodovar italiano” per aver fatto da assistente al regista spagnolo nel ’90 sul set di Légami, il regista partenopeo ha vissuto a New York negli anni ’80 e al ritorno ha realizzato numerosi video tra i 5 e i 50 minuti sui più grandi esponenti dell’Arte Povera e del Neo-espressionismo, finiti alla Tate Modern di Londra e al Centre Pompidou di Parigi. Trascorre la sua vita tra Roma, Napoli (dove è nato) e New York, dove torna spesso a presentare i suoi film e a trovare gli amici, come Julian Schnabel e l’artista italiano Francesco Clemente che negli anni ’90 li ha presentati.
Prodotto da Buena Onda e Rai Cinema, L’arte viva di Julian Schnabel è stato presentato in anteprima al Tribeca Film Festival e arriverà nei cinema italiani in due serate evento, il 12 e il 13 dicembre con Nexo Digital, nella serie della Grande Arte al Cinema.
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