Il gioco sarà disponibile su Xbox Series X/S, PC e Game Pass entro la fine dell’anno, e presenta il volto dell’attore Harrison Ford – ormai la tecnologia permette un livello di somiglianza veramente elevato – con la voce originale affidata a Troy Baker.
Il gioco racconta una storia che si colloca tra il primo e il terzo film di Steven Spielberg, ovvero I predatori dell’arca perduta del 1981 e Indiana Jones e l’ultima crociata del 1989. La trama vede Indy e una giornalista di nome Gina come protagonisti, immersi in un’avventura coinvolgente in prima persona, che a vedere il convincente trailer sembra ricca di azione, esplorazione e enigmi da risolvere. Per la gioia di coloro che non hanno familiarità con i primi film della serie, il gioco sarà accessibile anche a un pubblico più giovane, cercando di riportare attenzione sul franchise dopo i risultati non proprio incoraggianti di Indiana Jones e il quadrante del destino.
Molte le chicche per gli appassionati della saga, prima tra tutte il ritorno di Marcus Brody, spalla di Indy interpretata dal compianto Denholm Elliot, resuscitato grazie alla magia del digitale. E non si può non notare un richiamo diretto all’Ultima Crociata quando Indiana pronuncia una battuta su un vaso identica a una frase detta da suo padre Henry, il mitico Sean Connery.
E’ la prima volta che a Indy, dopo varie avventure grafiche, giochi arcade e di piattaforme, viene dedicata un’opera di questo genere. In gergo di chiama FPA, da ‘First Person Action’. Il termine indica una situazione in cui la visuale principale del gioco è appunto una soggettiva del protagonista, che coincide con il punto di vista del giocatore. Questo significa che – fatti salvi i filmati in cgi che intervallano le fasi di gioco – non vediamo mai il volto o il corpo di Indy mentre stiamo giocando.
Una variante del ‘First Person Shooter’ (sparatutto), ma qui è evidente che non ci si limita a sparare e uccidere in nemici, dovendo anche combattere corpo a corpo e risolvere puzzle che impegnano anche il cervello, il che col personaggio ci sta a pennello.
La scelta è stata già molto criticata, perché l’immagine di Indiana, cappello, frusta e giacchetto di pelle, è certamente molto iconica, ma è anche vero che proprio l’originalità della proposta potrebbe essere una carta vincente, allontanandolo dal classico clone di Tomb Raider e permettendoci non solo di “guidare” Indiana, come abbiamo sempre fatto, ma di calarci direttamente nei suoi panni.
Edward Curtis-Sivess, senior narrative designer, spiega: “All’inizio della storia, Indiana si trova a lavorare presso il Marshall College. Durante una notte, svegliatosi improvvisamente, si trova di fronte a ladri intenzionati a derubare il museo interno. Qui, c’è una statua di un enigmatico colosso che cattura l’interesse di Indy, il quale decide di seguire le tracce e di recarsi al Vaticano per ottenere ulteriori dettagli sull’artefatto”.
Naturalmente, l’avventura sarà un viaggio globale, portando il protagonista, con la sua iconica frusta, a esplorare i templi perduti di Sukhothai, le Piramidi d’Egitto e le vette innevate dell’Himalaya.
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