VENEZIA – Sarà la pioggia, la minore concentrazione di divi sul red carpet, la concorrenza di Biennale Architettura o più probabilmente la micidiale miscela di crisi economica e caro-Lido, ma quest’anno molti hanno notato un minore affluso di pubblico alla Mostra. Alberto Barbera, però, corregge il tiro: “Spero di avere film belli e interessanti che riempiono le sale e magari un minor numero di gente che vaga accanto al red carpet”, dice il direttore nel tradizionale incontro di metà festival con i giornalisti. C’è, naturalmente anche il presidente della Biennale, Paolo Baratta. A lui spetta dare qualche cifra. “C’è stato un calo dell’8% degli incassi e lo riteniamo soddisfacente, considerando che tra concorso e fuori concorso i film sono il 20% in meno rispetto allo scorso anno. Ci aspettavamo una flessione maggiore, coi tempi che corrono”. Mentre le energie della Biennale – “nessuna concorrenza tra cinema e architettura, anzi sinergia” – sono fortemente concentrate sulla ristrutturazione degli spazi e l’ampliamento delle sale, che prevede in futuro anche l’apertura di una Perla 2 al terzo piano del Casinò.
Per discutere seriamente i dati sulle presenze bisognerà aspettare la fine della Mostra, ma Barbera è contento dei film e in particolare del Venice Film Market. “Abbiamo riportato al Lido 200 buyer, un gruppo consistente che testimonia l’interesse e le potenzialità del mercato e le proiezioni sono state 800 in 5 giorni”. 193 tra i più importanti distributori internazionali sono tornati a Venezia, tra questi, Angel Films, Diaphana, MK2, Pyramide e 66 dei maggiori venditori (Focus Features, The Match Factory, Trustnordisk, Wide Management) sono qui. Un centinaio hanno avuto l’ospitalità dalla Mostra. Inoltre, 1.100 professionisti del settore tra cui produttori, istituzioni e film commission, espositori, direttori di festival provenienti da 62 paesi hanno partecipato al Market, ricco anche di momenti di discussione con panel e convegni, con presenze geografiche ripartite tra Italia (797 operatori del settore), Francia (117), Germania (55), Stati Uniti (40), Gran Bretagna (30) e Russia (21). Numerosi film sono stati venduti già nei primi quattro giorni e molti sono stati visti. Tra i più gettonati: Sinapupunan di Brillante Mendoza (64 proiezioni), Superstar di Xavier Giannoli (55), Stories We Tell di Sarah Polley (52), Crawl di Hervé Lasgouttes (33).
Per Barbera, imporre l’idea di un mercato possibile a Venezia è uno dei miracoli fatti in sei mesi appena. “La complessità del progetto di rinnovamento che stiamo mettendo in atto, sia nella logistica che nella concezione del festival, non può che portare qualche criticità”. Quanto alla carenza di divi, lamentata soprattutto dai grandi media, il direttore non invidia il festival di Cannes – “inutile avere un red carpet stellare se poi i film sono deludenti” – piuttosto quello di Locarno (che ha da oggi un nuovo direttore, l’italiano Carlo Chatrian). “Locarno ha l’enorme vantaggio di essere ad agosto, con prezzi politici e giovani che arrivano da tutta la Svizzera per passarci le vacanze”. C’è un po’ di insofferenza invece per Toronto, divenuto più aggressivo. “Siamo stufi di fare scouting per il festival canadese, che prende quasi tutti i titoli che prima passano qui e addirittura ha annunciato il suo programma in due tranche, prima e dopo la nostra conferenza stampa”. Infine l’annosa concorrenza di Roma non si è fatta sentire: ”Venezia ha prestigio e visibilità, non c’è nessun film che non mi abbiano fatto vedere perché optavano per Roma. Ma la vera questione è il timing: nessuno è più in grado di aspettare quando il film è pronto, è diventato troppo costoso”.
E infatti Barbera, pur auspicando un ritorno delle major l’anno prossimo, spiega che tutto dipenderà dai film pronti per queste date. Non troppo positivo il bilancio della sala virtuale. “E’ stata usata soprattutto da italiani, segno che dobbiamo puntare su un’intensa campagna nel web rivolta a informare gli stranieri”. Infine una riflessione sulla forma concorso. Perché molti dei film migliori erano a Orizzonti o nelle sezioni autonome come la Sic e le Giornate anziché in competizione? “Il concorso di quest’anno è molto equilibrato con una metà di registi affermati e un’altra metà di sconosciuti o quasi. Certo, la cosa più difficile di un festival è proprio trovare la giusta collocazione a ogni film”.
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