Sara, detta ‘Piggy’ (‘Cerdita’ in originale, ovvero ‘maialina’), giovane adolescente sovrappeso, è costantemente oggetto di scherno e bullismo da parte dei suoi coetanei. Si sente incompresa persino dalla sua stessa famiglia, e vive un’esistenza isolata.
Tuttavia, quando si trova ad affrontare un altro atto di crudeltà da parte delle sue compagne, le viene offerta un’inaspettata opportunità per vendicarsi. In quel momento, scopre quanto sia facile trasformarsi da vittima a carnefice. Piggy, diretto magistralmente dalla talentuosa regista spagnola Carlota Pereda e brillantemente interpretato da Laura Galán, è un thriller psicologico inquietante e sanguinario, tratto da un cortometraggio della stessa regista – forse ancora più efficace del film e vincitore di un premio Goya – che uscirà in sala dal 20 luglio con I Wonder Pictures.
Non si può fare a meno di menzionare la Carrie di King/De Palma quando si parla di Cerdita: ancora una volta, il corpo di una ragazza diventa il suo principale nemico, e le immagini di Galán coperta di sangue richiamano alla mente quel famigerato secchio.
Ma questo film si regge da solo (e all’occorrenza spezza il cuore, oltre che spaventare), è un lavoro abile che dimostra che una rivoluzione nel cinema di genere – sia nel senso cinematografico che in quello socio-culturale, ‘al femminile’ – è davvero in corso, con Julia Ducournau (Raw e Titane) e Mimi Cave (fresca del suo rivelatore debutto con Fresh) tra le principali rappresentanti. Il secchio di sangue è una scelta facoltativa.
Per la verità, dice la regista a Cineuropa “sono stata molto influenzata da Trouble Every Day di Claire Denis, che parla di tutto ciò che tratta Raw e anche del corpo e del desiderio. Mi affascina anche ¿Quién puede matar a un niño?, un film horror ambientato in Spagna, d’estate e in una città: un capolavoro assoluto. Anche Non aprite quella porta, forse perché ci hanno detto che era tutto vero: mi spaventava ancor prima di vederlo e quando l’ho visto mi ha terrorizzato, con quel caldo, quella polvere e quella realtà che le immagini trasmettono… Allo stesso modo, Eden Lake e Un tranquillo weekend di paura. Insomma, tanti film… e per il modo di girare, Alfred Hitchcock: il maestro assoluto. In Spagna, a girare lungometraggi siamo Denise Castro, Macarena Astorga, Alice Waddington ed io, poi ce ne sono molte che fanno cortometraggi. Tutti mettiamo ciò che siamo nei film che facciamo, e qui è importante che sia una donna. Non mi dispiace sottolinearlo: fa parte di ciò che sono come autrice”.
Il film è stato girato in Estremadura: “Per scherzo – dice ancora Pereda – durante le riprese dicevamo che lì nessuno può sentirti urlare: l’Estremadura ha ogni tipo di paesaggio ed è poco vista al cinema, mi sembra così meravigliosamente cinematografica… E c’è ancora molto da raccontare di quella regione, anche se Luis Buñuel lo ha già fatto molto tempo fa. È più facile evadere in una città, anche se ora con i social non c’è via di scampo. Ma è vero che nelle piccole città le persone con cui vai a scuola sono le stesse che ritrovi in piazza e non c’è scampo”.
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