In fila davanti al carcere di Poggioreale


Nel giorno in cui tra i primi titoli di quotidiani e televisioni domina il sovraffollamento delle carceri con la visita del Pontefice e il governo parla di emergenza nazionale, esce in DVD con Minerva Raro Video il film documentario sulla vita delle donne dei detenuti di Poggioreale a Napoli, Il loro Natale, realizzato da Gaetano Di Vaio e presentato due anni fa a Venezia in Controcampo italiano. “Questo documentario nasce innanzitutto dal senso di colpa che ho provato quando, in carcere per furto e fatti di droga, ho conosciuto il calvario che mia madre e la mia ex moglie affrontavano tutte le volte che venivano in visita – spiega l’autore – E nasce poi dal desiderio di dare voce a un’umanità abbandonata a se stessa, troppo spesso dimenticata sia dalle istituzioni sia dalla società civile”.

 

Scorrono allora le storie di Maddalena, Matriarca, Titina e Stefania, donne proletarie disoccupate o con lavori precarissimi che oltre ad accudire i figli si prendono cura dei parenti incarcerati. Ed eccole in fila all’alba davanti all’ingresso di Poggioreale con in mano l’atteso “pacco”: biancheria pulita, cibo cucinato, generi di prima necessità e i pochi euro guadagnati. Una giornata intera della loro vita per conquistare, tra discussioni e litigi, cinquanta minuti di colloquio settimanale, che spesso avviene in un’unica stanza affollata con un bancone che separa i familiari dai detenuti. “Nonostante la normativa approvata nel Duemila imponga che i colloqui devono svolgersi intorno a tavolini con sedie, tuttora in metà dei nostri istituti di pena rimane questo divisorio”, afferma Alessio Scandurra dell’associazione Antigone.

 

Nel frattempo Il loro Natale, dedicato a Stefano Cucchi e Domenico Improta entrambi ‘morti di carcere’, una volta proiettato al Tribunale di Napoli, ricorda Di Vaio, ha provocato un anno fa circa l’immediato intervento del presidente della Corte d’appello perché venissero presi provvedimenti a proposito di quelle attese in fila davanti a Poggioreale.
“Non ho raccontato solo il dolore, ma anche la straordinaria forza delle ‘mie’ donne di non arrendersi ad uno stato di cose che tende a schiacciarle. Ho provato a mettere in luce la loro richiesta di pace, serenità, di una vita migliore”, spiega il regista. E nonostante le difficoltà e la solitudine di queste donne, il documentario si conclude con immagini di speranza: un inatteso ritorno a casa nel giorno di Natale tra abbracci e grandi feste.

 

A produrre il documentario insieme a Minerva Pictures Group è Figli del Bronx, all’origine un’associazione culturale fondata nel 2004 da Di Vaio. Napoletano 43enne, dopo un passato in carcere, Di Vaio fa parte della compagnia teatrale di Peppe Lanzetta e poi s’occupa di cinema producendo con Eskimo e Minerva Pictures Group Là bas-Educazione criminale, opera prima del regista Guido Lombardi, Leone del Futuro a Venezia 68. E tre al momento sono i progetti in produzione con ‘Figli del Bronx’. The Grandfather, una docufiction di Abel Ferrara sull’immigrazione italiana in America all’inizio del ‘900, da girare tra Napoli e New York. Sara Sarà è una docufiction in postproduzione di Peppe Lanzetta con protagonista un transessuale di Scampia. E infine Il carcere di Secondigliano per la regia di Vincenzo Marra, un documentario coprodotto da Gianluca Arcopinto interamente ambientato in una sezione del carcere, con protagonisti un detenuto e un ispettore delle guardie carcerarie.

autore
19 Dicembre 2011

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