Spira Mirabilis è il titolo del documentario tirato fuori all’ultimo minuto dal direttore della Mostra di Venezia per il concorso. Un colpo di coda a sorpresa che potrebbe stravolgere le carte in tavola come accadde con Sacro GRA tre anni fa. Il tema è filosofico e artistico, seguito ideale di una tetralogia sull’immortalità attraverso i quattro elementi della natura pensata dai cineasti Massimo D’Anolfi e Martina Parenti, dopo L’infinita fabbrica del Duomo.
Soffiato a Locarno, è uno dei tre titoli tricolori a contendersi il Leone: gli altri sono Piuma di Roan Johnson e Questi giorni di Giuseppe Piccioni.
“E’ inutile girarci intorno: andare in concorso a Venezia è un sogno per chiunque faccia cinema – ha dichiarato Johnson – Andarci con Piuma, però, ha un sapore speciale. Ho scritto questa storia con Ottavia, Davide e Carlotta per esorcizzare una grande paura che condividevamo: fare un figlio. La chiave è stata trovare una storia come quella dei due ragazzi protagonisti Ferro e Cate: così siamo riusciti a prendere le giuste distanze, rendendo drammaturgico il conflitto che volevamo raccontare. E come loro, anche noi ci salveremo se giocheremo la carta della leggerezza e dell’autoironia, se al pessimismo di questo mondo rilanceremo con l’ottimismo se non della volontà, almeno dell’incoscienza e del sogno”.
Il film di Piccioni prende le mosse da una città di provincia. Tra le vecchie mura, nelle scorribande notturne sul lungomare, nell’incanto di un temporaneo sconfinamento nella natura, si consumano i riti quotidiani e le aspettative di quattro ragazze la cui amicizia non nasce da passioni travolgenti, interessi comuni o grandi ideali. Ad unirle non sono le affinità ma le abitudini, gli entusiasmi occasionali, i contrasti inoffensivi, i sentimenti coltivati in segreto. Il loro legame è tuttavia unico e irripetibile come possono essere unici e irripetibili i pochi giorni del viaggio che compiono insieme per accompagnare una di loro a Belgrado, dove l’attendono una misteriosa amica e un’improbabile occasione di lavoro.
Da segnalare poi Tommaso di Kim Rossi Stuart, sulla vita da single di un attore giovane e bello appena mollato dalla fidanzata, Fuori concorso nella sezione ‘fiction’, dove c’è anche Monte di Amir Naderi, mentre nella sezione ‘non fiction’, dedicata ai documentari, ci sono Assalto al cielo di Francesco Munzi e La nostra guerra – Our War, co-produzione Italia – Usa di Bruno Chiara Vallotti, Claudio Jampaglia e Benedetta Argentieri. In Orizzonti figurano Il più grande sogno di Michele Vannucci e Liberami di Federica Di Giacomo, e poi i cortometraggi Stanza 52, di Maurizio Braucci, Colombi di Luca Ferri e Good News di Giovanni Fumu (Corea del Sud – Italia). Fuori Concorso il corto di Chiara Caselli Molly Bloom.
Delle prime due puntate del televisivo The Young Pope di Paolo Sorrentino già si sapeva. Robinù di Michele Santoro e L’estate addosso di Gabriele Muccino, storia di amicizia ‘on the road’ tra quattro adolescenti, due italiani, due americani, diretti verso San Francisco, sono nella sezione Cinema nel giardino, insieme al documentario Italia – Usa di Francesco Carrozzini, Franca: Chaos and Creation.
Molti anche i capolavori della nostra cinematografia nella sezione Venezia Classici:Tutti a casa di Comencini, Break Up – L’uomo dei cinque palloni di Ferreri, La battaglia di Algeri di Pontecorvo, 1848 di Risi, Processo alla città di Zampa. E ancora i documentari: E venne l’uomo – Un dialogo con Ermanno Olmi di Alessandro Bignami, Bozzetto non troppo di Marco Bonfanti, Perché sono un genio! Lorenza Mazzetti di Stefano Della Casa e Francesca Frisari, Viaggio nel cinema in 3D – Una storia vintage di Jesus Garcès Lambert, Acqua e zucchero. Carlo Di Palma, i colori della vita. In Biennale College c’è Orecchie di Alessandro Aronadio.
Tra i programmi speciali, la proiezione speciale di Spes Contra Spem – Liberi dentro, documentario di Alberto Crespi, e il ritorno delle pillole di cinema dell’Istituto Luce, proiettate prima di alcuni film.
Michele Placido, invece, pur avendo già pronto Sette minuti, ha preferito virare su Roma, deluso dalle reazioni negative del pubblico del Lido negli ultimi anni.
A questo link l’elenco completo dei film in concorso: http://www.labiennale.org/it/cinema/73-mostra/film/
Sarà Microcinema a distribuire nelle sale italiane il film Leone d'Oro 2016, The woman who left, nuovo capolavoro di Lav Diaz. La pellicola, che nonostante il massimo riconoscimento al Lido non aveva ancora distribuzione e che si temeva restasse appannaggio soltanto dei cinefili che l'hanno apprezzata alla 73esima Mostra di Venezia, sarà quindi visibile a tutti, permettendo così agli spettatori del nostro Paese di ammirare per la prima volta un'opera del maestro filippino sul grande schermo
Il film di Denis Villeneuve segnalato dalla giuria di critici e giornalisti come il migliore per l'uso degli effetti speciali. Una menzione è andata a Voyage of Time di Terrence Malick per l'uso del digitale originale e privo di referenti
Il direttore della Mostra commenta i premi della 73ma edizione. In una stagione non felice per il cinema italiano, si conferma la vitalità del documentario con il premio di Orizzonti a Liberami. E sulla durata monstre del Leone d'oro The Woman Who Left: "Vorrà dire che si andrà a cercare il suo pubblico sulle piattaforme tv"
Anche se l’Italia è rimasta a bocca asciutta in termini di premi ‘grossi’, portiamo a casa con soddisfazione il premio Orizzonti a Liberami di Federica Di Giacomo, curiosa indagine antropologica sugli esorcismi nel Sud Italia. Qualcuno ha chiesto al presidente Guédiguian se per caso il fatto di non conoscere l’italiano e non aver colto tutte le sfumature grottesche del film possa aver influenzato il giudizio finale: “Ma io lo parlo l’italiano – risponde il Presidente, in italiano, e poi continua, nella sua lingua – il film è un’allegoria di quello che succede nella nostra società". Mentre su Lav Diaz dice Sam Mendes: "non abbiamo pensato alla distribuzione, solo al film. Speriamo che premiarlo contribuisca a incoraggiare il pubblico"