Quando la contemplazione di Dio lascia il posto al delirio di onnipotenza degli uomini, i conventi possono diventare luoghi davvero infernali. È quello che accade in Immaculate – La prescelta, il nuovo film del regista americano Michael Mohan, in uscita nelle sale italiane dall’11 luglio (distribuzione di Leone Film Group e Adler Entertainment), forte delle ottime performance al botteghino negli Usa.
Dopo il thriller erotico The Voyeurs, Michael Mohan torna dietro alla macchina da presa, di nuovo con la brava Sydney Sweeney come protagonista. Questa volta il regista si cimenta con il genere horror, che interpreta con un taglio classico. Lo fa con una storia ambientata tra le mura di un prezioso convento, sperduto in un angolo imprecisato della campagna romana.
Cecilia (Sweeney) ci arriva da Detroit, per rispondere a una domanda che la assilla: perché, quando aveva 12 anni, Dio ha deciso di salvarla dalla caduta in un fiume gelato? Per capire se è stata prescelta, ha deciso di venire in Italia e prendere i voti. Arrivata nella comunità di suore, tutto va come si era immaginata. “Questo convento non è quel che sembra”, la mette però presto in guardia Guendalina, la consorella interpretata da Benedetta Porcaroli. Cecilia, in effetti, un po’ alla volta, si rende conto che il convento è pieno di spaventose insidie. La suora si convince così di essere finita in un luogo che è il teatro di uno scontro tra le forze del bene e quelle del male.
Un giorno, nonostante abbia rispettato con scrupolo il suo voto di castità, scopre di essere incinta. Nel convento si grida al miracolo: il bambino in grembo non può che essere il Salvatore. Cecilia viene vestita e trattata come una nuova Madonna. Tuttavia, di nuovo, la situazione non è affatto quel che sembra. La gravidanza ha un’evoluzione inquietante e porta la suora a concludere che dietro non c’è Dio ma l’empio desiderio degli uomini di prenderne il posto. Nel finale l’horror viene affiancato da un avvincente e liberatorio revenge film.
A rendere interessante il film è, tra le altre cose, è la rappresentanza di volti noti del cinema italiano. Oltre a Dora Romano (la Madre Superiora) e Simona Tabasco (Suor Mary), spiccano quelli di Benedetta Porcaroli, la ribelle e convincente Guendalina, e Giorgio Colangeli, l’indimenticabile sor Ottorino di C’è ancora domani, questa volta calato nei panni del sinistro Cardinale Marotta.
Considerato il genere, si rende obbligatoria una domanda: quanto è pauroso Immaculate? La tecnica di Mohan, che padroneggia le figure tipiche dell’horror, i silenzi e i misteri evocati dal convento, la scelta dei set (di particolare pregio la scena nelle catacombe) non fanno certo mancare lo spavento. E i salti sulla poltrona sono garantiti. Ma oltre che a spaventarlo, il regista sembra voler invitare lo spettatore a utilizzare la razionalità per spiegare l’orrore del mondo. Un appello, insomma, che aggiunge spessore artistico a un film che è, già di per sé, un horror ben riuscito.
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