Babysitter maschi chiamati da donne single per prendersi cura dei loro figli. Mariti in affitto visti dall’esordiente Ilaria Borrelli, napoletana allegramente caparbia. In dieci anni è passata dalla recitazione, lavorando come attrice in Francia in varie serie televisive, alla scrittura, sceneggiatura e regia. Con un supercast: Maria Grazia Cucinotta, Alessandro Gassman e la cantante Mariah Carey. Un trio amoroso vissuto solo da lui, il maschio, scultore e arrampicatore sociale professionale. Le altre, le donne, sono all’oscuro di tutto. Geograficamente distanti: una vive a New York e lavora nelle vendite televisive, l’altra cuce sandali a Procida. Si ritroveranno faccia a faccia e diventeranno amiche. “Potrei dire che si tratta di una film post femminista, ma è molto di più – racconta la regista – Sto provando a fare un film italiano per gli spettatori americani. Hollywood fa soldi in continuazione propinandoci i suoi film e le pellicole europee invece non escono mai nelle loro sale”. Mariti in affitto con un budget di 7 milioni di €, è coprodotto da Massimo Cristaldi e Medusa. Le riprese inizieranno a settembre, tra Canada e Stati Uniti.
Com’è riuscita ad avere Mariah Carey nel cast?
Incredibile ma è avvenuto nel modo più semplice. Mariah cercava commedie e io cercavo un’attrice americana diversa, che non fosse la classica wasp. Volevo che lo scontro fra le due protagoniste riflettesse quello fra minoranze. Le ho spedito la sceneggiatura e lei mi ha risposto in tre giorni. Ha accettato sulla base di quello che ha letto. Da quel momento si è aperta l’ipotesi di una coproduzione con gli Stati Uniti, ma la risposta definitiva deve ancora arrivare.
E Maria Grazia Cucinotta?
Una scelta quasi obbligata. Mi serviva una donna mediterranea. Il suo ruolo è quello di una cucitrice di sandali e Maria Grazia quando ha letto la sceneggiatura mi ha raccontato che da piccola, a Messina, si faceva i sandali da sola. E poi negli Stati Uniti è conosciuta e ritenuta una brava attrice. Beatrice, l’amore del Postino, è nel cuore di tutti gli americani.
Lei da ex attrice trova delle grandi differenze tra le donne che recitano in Italia e quelle che lavorano negli Stati Uniti?
Non c’è nessun rispetto per le attrici italiane. Per loro non esistono ruoli, magari ce ne fossero! La donna al massimo è una moglie che vuole comprarsi casa. Guardi L’ultimo bacio! Non sai mai se il personaggio femminile lavora, ha una vita autonoma. Eppure la realtà è tutt’altra. Sono tantissime le donne che hanno un mestiere e si danno da fare ogni giorno, molto più degli uomini. Il cinema americano almeno queste cose è in grado di raccontarle. Si pensi solo a Boys don’t cry. In Italia invece il canovaccio tipico di un ruolo femminile è quello della donna che mette le corna al ragazzo con il suo miglior amico.
Lei ha studiato sceneggiatura a New York…
Sì, per due anni ho frequentato diverse classi di sceneggiatura e ho realizzato quattro cortometraggi: due in 16 mm. e due in beta. Nel frattempo esce in libreria un mio nuovo libro, Luccatmì (dall’inglese “look at me”, ndr), un romanzo sul sottobosco cinematografico dove si scontrano attrici arriviste disposte a fare di tutto pur di avere una parte.
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