“Con Mariti in affitto abbiamo affrontato due sfide. La prima è l’unione tra commedia all’italiana intrisa di napoletanità e commedia grottesca alla Blake Edwards. La seconda, sul piano produttivo, è consistita nel mettere insieme due sistemi di lavoro molto diversi: l’arte di arrangiarsi tutta italiana e la ferrea organizzazione americana”. Il produttore Massimo Cristaldi introduce così il primo lungometraggio di Ilaria Borrelli (leggi la trama), realizzato con un budget di 2,6 milioni di dollari e in uscita il 2 aprile in 100 copie distribuito da Medusa.
Borrelli, scrittrice e attrice prima che filmaker, studente di regia a sceneggiatura alla New School di New York, ha girato sui set di Procida e New York con una camera digitale in alta definizione. Alla coppia Maria Grazia Cucinotta/Pierfrancesco Favino, ha affiancato Brooke Shields e Chavy Chase per giocare su stereotipi ed eccessi sottolineati da colori elettrici e ombre decise curati da Paolo Ferrari.
Il 20 il film debutta negli States in apertura del Laifa.
“Mariti in afftto” è costruito sugli stereotipi incrociati di italiani e americani. Perchè?
Quando sono arrivata a New York nel 1997 ho percepito subito la forza degli stereotipi negli americani. Li usano tantissimo forse come risposta all’esigenza di semplificazione di una società tanto complessa. Così mi sono divertita a prenderli un po’ in giro. Ho anche ironizzato sulla tendenza mammona del maschio italiano. Per coinvolgere il pubblico sono arrivata al paradosso, usato anche da Woody Allen e Pedro Almodovar, i miei miti. Soprattutto però mi interessava disegnare figure femminili forti, donne in grado di gestire contemporaneamente famiglia, lavoro e passioni. Purtroppo il cinema italiano non offre ruoli che rispecchino la tenacia delle donne.
Descrivici lo stile visuale del film.
Ho puntato molto sui colori saturi che l’alta definizione consente di trattare al meglio. Sul set portavo immagini di Gauguin per mostrare a scenografi e costumisti le giuste tonalità. Abbiamo usato molto il grandangolo grazie alle nuove lenti Zeiss applicate sulla cameca Sony. In particolare, mi piace lo shot grandangolare dal basso che ricorda il modo in cui i bambini guardano il mondo.
Ci sono forti differenze linguistiche tra versione originale e quella italiana?
Tutto il film, tranne le scene iniziali girate a Procida, è recitato in inglese, la lingua della sceneggiatura. Agli attori ho chiesto di accentuare le cadenze e le storpiature tipiche degli italiani in America. Per il doppiaggio italiano l’ho riscritto in un dialetto il più possibile corrispondente alle labiali. Ma ci tengo a precisare che non è un film realizzato per gli Stati Uniti ma per il mondo perchè il cinema è un linguaggio universale.
Hai diretto Brooke Shields e Chavy Chase. E’ stato difficile?
Con Brooke avevo una fifa viola. Una napoletana che doveva dirigere un’icona del cinema americano come lei e Chevy Chase…Li ho contattati attraverso Avy Kaufman, la responsabile casting di Artificial Intelligence di Spielberg e siamo riusciti ad averli a paga sindacale. Durante le riprese Brooke era incinta di 3 mesi.
La brano che chiude il film, dal titolo “La forza delle donne” è di Gigi D’Alessio. Perchè questa scelta neo-melodica?
Conosco Gigi dalla fine degli anni Settanta: abbiamo fatto il conservatorio insieme. Già a 13 anni aveva una volontà e un’energia straordinari. Gli ho chiesto di scrivere una canzone per il film perchè apprezzo la sua capacità di essere sfacciamente melodico. La forza delle donne esprime una napoletanità tradizionale e, insieme, moderna. Proprio come il film.
Pensi già alla prossima pellicola?
Si. Sto scrivendo due sceneggiature. Scosse, tratta da un mio libro, è una commedia ambientata nella Napoli del terremoto del ’80. Prima però girerò la storia drammatica di una pianista di fine Ottocento. Il produttore dovrebbe essere ancora Massimo Cristaldi con partner inglesi e tedeschi.
Links:
Mariti in affitto venduto in 10 paesi
Domani si gira: Il terzo romanzo di Ilaria Borrelli
Intervista Maria Grazia Cucinotta: Io, rivale di Brooke Shields
www.maritiinaffitto.com
Con MaXXXine, in sala con Lucky Red, Ti West conclude la trilogia iniziata con X: A Sexy Horror Story e proseguita con Pearl, confermandosi una delle voci più originali del cinema di genere dell’era Covid e post-Covid
Dove nessuno guarda. Il caso Elisa Claps - La serie ripercorre in 4 episodi una delle più incredibili storie di cronaca italiane: il 13 e 14 novembre su Sky TG24, Sky Crime e Sky Documentaries.
Codice Carla mostra come Carla Fracci (1936-2021) fosse molto più di una ballerina famosa.
Il disegnatore, illustratore e docente presso la Scuola Romana dei Fumetti ci racconta come ha lavorato sugli storyboard dell'ultimo successo di Gabriele Mainetti