È stato uno dei pochissimi documentari internazionali ad essere selezionato ufficialmente in Cannes Classics 2020, la prestigiosa sezione del Festival di Cannes dedicata ai racconti sul cinema. Arriva ora finalmente in anteprima mondiale alla 15esima edizione della Festa del Cinema di Roma Alida, il documentario di Mimmo Verdesca, dedicato alla vita della grande attrice italiana.
Alida Valli è stata una delle attrici più celebri e amate del cinema e del teatro del Novecento. Una vera leggenda. Ha lavorato in tutto il mondo con registi del calibro di Visconti, Hitchcock, Welles, Antonioni, Pasolini, Bertolucci, Argento, Vadim, Chabrol e tanti altri, in una luminosa carriera lunga 70 anni. Mimmo Verdesca, vincitore di due Nastri d’argento per i suoi precedenti documentari sul cinema, In arte Lilia Silvi e Sciuscià 70, racconta per la prima volta la sua straordinaria vita attraverso le parole inedite delle sue lettere e dei suoi diari, che rivivono grazie alla voce di Giovanna Mezzogiorno, con tanto materiale d’archivio pubblico e privato mai visto prima. Impreziosiscono il racconto le esclusive testimonianze di Roberto Benigni, Bernardo Bertolucci, Charlotte Rampling, Vanessa Redgrave, Dario Argento, Piero Tosi, Marco Tullio Giordana, Thierry Frémaux, Felice Laudadio, Margarethe von Trotta, Pierpaolo e Larry De Mejo e di altri illustri protagonisti del cinema e del teatro italiano e internazionale. “La novità e l’originalità di Alida – scrive Verdesca – è il punto di vista: quello di Alida stessa che diventa l’io narrante del mio film, il primo mai realizzato su di lei, attraverso le parole preziose e inedite dei suoi scritti privati, numerosi archivi e testimonianze esclusive. La sfida è stata raccontare la donna dietro il personaggio per svelarne l’essenza e conoscere il volto più sincero di una della più grandi e iconiche attrici della Storia del cinema”.
Alida è prodotto da Venicefilm e Kublai Film, in associazione con Istituto Luce Cinecittà e Fenix Entertainment, in collaborazione con Rai Cinema e Unione Degli Istriani, con il contributo del Mibact e con il contributo determinante del Centro Sperimentale di Cinematografia e Cineteca Nazionale. Sarà distribuito prossimamente da Istituto Luce-Cinecittà.
Anteprima mondiale anche per un altro titolo targato Luce Cinecittà: La legge del terremoto, opera prima di un volto amato del grande e piccolo schermo e del teatro come Alessandro Preziosi. Un viaggio fisico e della memoria, storico e visionario, dentro un racconto che abbraccia l’esperienza dei singoli e della collettività di tutta l’Italia.
Prodotto da Khora film con Rai Cinema in associazione con Istituto Luce-Cinecittà e in collaborazione con Rai Teche, il film, dopo la Festa del Cinema, arriverà nelle sale, distribuito da Luce-Cinecittà, e in tv. Preziosi è stato giovanissimo testimone del sisma in Irpinia, nel 1980. Il suo viaggio ci porta nel Belìce, colpito nel 1968, poi in Friuli, ad Assisi, l’Aquila, Amatrice. Terremoti, ma anche esperienze, umanità, ricostruzioni. Insieme a straordinari documenti d’archivio (tra gli altri dell’Archivio Luce, delle Teche Rai, dei Vigili del Fuoco), testimonianze toccanti (come quelle di Erri De Luca, Franceco Merlo, Giulio Sapelli, Vittorio Sgarbi, Mario Cucinella, Pierluigi Bersani, Angelo Borrelli, Grazia Francescato), passaggi e riprese in luoghi di forte valenza simbolica come il cretto di Gibellina, reso eterno dal genio di Alberto Burri, e uno sguardo sofisticato e insieme commosso, il film disegna una mappa sorprendente di qualcosa che ci tocca da sempre, nel profondo.
L’Italia e i terremoti sono una consuetudine inscindibile, che ha generato storie di distruzione e di ricostruzione dai contorni a volte epici a volte polemici. L’Italia, “Paese dell’arte”, quando si confronta con un terremoto, oltre alla tragedia immensa della perdita di vite umane, deve necessariamente misurarsi anche con la paura di veder scomparire, per sempre e in pochi attimi, ciò che è stato importante per secoli. È di fatto una provocazione paradossale quella di aver generato al tempo stesso una nazione altamente sismica che presenta nel suo territorio il più alto numero di prodotti dell’ingegno artistico. Il documentario ha come teatro principale il sisma che colpì il Belìce nel 1968, il primo terremoto italiano del dopoguerra ad avere una grande eco mediatica. Ma approfondisce lo sguardo anche su altri eventi sismici: il Friuli, Assisi, L’Aquila, Amatrice; e soprattutto Irpinia 1980, il quarantesimo anniversario ricorre proprio quest’anno. Eventi catastrofici che hanno contribuito a costituire un “sentimento” nazionale su questa tragedia perennemente incombente sulla nostra gente.
Alessandro Preziosi, oltre a curare la regia, è anche narratore dell’intero progetto, partendo dalla sua testimonianza diretta del terremoto in Irpinia del 1980. Non si sofferma, se non in pochi e necessari momenti, sul dolore o la denuncia, ma intraprende un percorso all’interno dell’anima della sua nazione e della gente che la popola, ponendosi una fondamentale domanda: come si fa a ricostruire qualcosa, qualsiasi cosa, persa in un istante? Questa domanda è stata posta ad intellettuali, politici, storici, economisti, architetti, giornalisti che lo accompagnano in questo viaggio esistenziale, storico e simbolico all’interno della nostra storia recente. Gli argomenti trattati, arricchiti dalle straordinarie immagini di memoria delle Teche Rai e dell’Istituto Luce, cercando di restituire una nuova prospettiva su un tema raccontato dalla cronaca negli anni, con particolare attenzione a questioni quali l’emigrazione dalle zone colpite, l’impoverimento del tessuto sociale, il volontariato, nonché il prezioso lavoro della protezione civile. Un viaggio che dal passato si proietta in un futuro che ha come principale caratteristica solo quella di essere ignoto.
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