Kim Ki-duk, regista sudcoreano, è mancato in Lettonia: secondo fonti locali, l’autore era arrivato a Riga il 20 novembre, e la causa del decesso prematuro sarebbe stata il virus pandemico, aveva 59 anni.
Il regista voleva acquistare una casa a Jurmala, città sul Mar Baltico: aveva ottenuto un permesso di residenza, ma non si sarebbe presentato a un incontro mettendo in allarme i colleghi che avrebbero cominciato a cercarlo negli ospedali della città, prassi complessa a causa delle leggi locali sulla privacy, questo secondo quanto dichiarato dal direttore dell’ArtDocFest di Riga, Vitālijs Manskis.
Kim Ki-duk in carriera è stato insignito di premi in numerosi festival internazionali tra cui la Mostra di Venezia – Leone d’oro e Leone d’argento – Cannes, Berlino. Non solo regista cinematografico – tra le sue opere, Ferro 3 – La casa vuota, Primavera, estate, autunno, inverno… e ancora primavera e La samaritana – ma anche pittore, amante dell’arte, tema quest’ultimo di cui si rintraccia spesso eco nei suoi primi film.
Un brutto incidente sul set del suo Dream, una dozzina d’anni fa, lo fece precipitare in una crisi artistica ed esistenziale; nel 2011 il regista pratica una sorta di espiazione artistica con il documentario Arirang, premio Un Certain Regard a Cannes. L’anno successivo alla Mostra di Venezia porta Pietà, che conquista il Leone d’Oro. Seguono Moebius, One to One, Stop, Il prigioniero coreano, Human, Space, Time and Human e Dim.
“E’ mancato un grande artista – dichiara il direttore della Mostra del Cinema di Venezia, Alberto Barbera – un regista di enorme talento e non comune personalità benché, da ultimo, controversa. Ricordo perfettamente il momento in cui feci la scoperta del film che suscitò scalpore alla Mostra di Venezia vent’anni fa. Era il giorno prima della conferenza stampa di presentazione del programma, e avevo inserito un’ultima cassetta Vhs nel lettore. La visione de L’isola fu una rivelazione alla quale fecero seguito molte altre negli anni successivi, sino al Leone d’oro di Pietà e oltre. Sono fiero di aver contribuito a far conoscere al mondo intero i suoi film, e di aver goduto della sua amicizia, consolidatasi in ripetute e assidue frequentazioni. Ci mancheranno il suo talento di narratore, le sue raffinate doti figurative e il gusto inesausto per la provocazione che lui non potrà più esercitare, ma i suoi film continueranno ad alimentare il nostro immaginario e, mi auguro, quello degli spettatori di domani”.
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