Il Sud è un corpo che cambia

Il Sud è niente, opera prima di Fabio Mollo, con Vinicio Marchioni arriva in sala


Grazia ha 17 anni e vive a Reggio Calabria. Quando era piccola, suo fratello Pietro è emigrato in Germania, o forse è morto. I suoi genitori non parlano del suo destino, del ‘fatto brutto’. Semplicemente, assumono la sua assenza come un dato di fatto. Eppure, Grazia – il cui corpo in crescita e fermento assume sembianze sempre più maschili quasi a compensare il vuoto che Pietro le ha lasciato – è convinta che suo fratello sia ancora vivo. Lo vede, in spiaggia, tra le bancarelle. Inizia a cercarlo, scontrandosi con le regole del silenzio a cui il padre ha sempre obbedito. Il Sud è niente, distribuito da Istituto Luce – Cinecittà, opera prima di Fabio Mollo, con Vinicio Marchioni, gli esordienti Miriam Karlkvist e Andrea Belisario e la partecipazione straordinaria di Valentina Lodovini, arriva in sala il 5 dicembre

 “A ispirarmi è stata l’immagine di un corpo che cambia – dice il regista – una voglia di cambiamento che è sinonimo di ribellione a una certa mentalità. D’altro canto il corpo di Miriam stava cambiando veramente, noi ci siamo limitati a fotografarlo. Il titolo è una provocazione e vuole contrastare chiaramente il concetto che esprime. Io stesso sono nato a Gebbione, a sud di Reggio, ho scommesso, da esordiente, su un’attrice esordiente, Miriam, mi sono fidato del suo istinto. Potrei dire che è stata lei a scegliere me e a guidarmi nella costruzione del personaggio”. “So cosa significa vivere in quei posti – dice l’attrice – che vengono dimenticati e menzionati solo per le cose negative. Questa è stata un’esperienza che mi ha dato la speranza di poter cambiare le cose, e comunque di poter raccontare un Sud sconosciuto a chi pensa che viviamo in uno stato di fermo”. Il ruolo del sofferente e insicuro padre di Grazia è di un intenso Vinicio Marchioni: “La sala questa mattina era piena di ragazzi ed ero emozionatissimo – dice l’attore – ho insistito molto per fare questo film che considero quasi come un figlio. Sapevo che il regista era molto bravo e abbiamo lavorato in grande simbiosi per rendere l’idea di un dolore impensabile, quello della perdita di un figlio. E’ difficile perché non riesci a concentrarti: se solo ci pensi un’idea del genere ti mette i brividi. Credo che sia giusto che il film venga visto soprattutto dai giovani e sono convinto che abbia un respiro internazionale, ma serve che ci si dia una mano per mostrarlo. Capisco che gli esercenti puntino a pellicole remunerative, ma bisogna trovare il modo, soprattutto al Sud, di mostrare anche queste, che aiutino a riflettere su come stanno messi in quelle zone. Noi il cinema lo facciamo, ci serve aiuto per la diffusione”. “E’ un film contro il silenzio, dice la co-sceneggiatrice Josella Porto – nel Meridione siamo abituati così: quando c’è una morte improvvisa, magari legata all’Andrangheta, non se ne parla. Non si chiede nulla alle famiglie, si dice, per rispetto. Ma questa è la loro arma peggiore. Noi il silenzio l’abbiamo voluto spezzare”. “Abbiamo provato a raccontare questa realtà – prosegue Mollo – senza mostrare le pistole. Anzi, ci siamo affidati a una sorta di ‘realismo magico’ alla Marquez, che pur radicandosi squisitamente nel Meridione diventa un linguaggio universale nel momento in cui serve a parlare di rapporti personali, tra padre e figlia, tra fratello e sorella, vicini eppure distanti, come le due coste dello Stretto di Messina”.

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13 Novembre 2013

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