Si chiuderanno il prossimo 21 luglio a Genova le riprese del film documentario Il sogno e la violenza diretto da Stefano Collizzolli e Daniele Gaglianone, da un’idea dello scrittore Fabio Geda, prodotto da Samarcanda Film con ZaLab, con il sostegno del Ministero della Cultura, di Torino Piemonte Film Commission e di Liguria Film Commission. Le riprese, durate nove mesi, si sono svolte tra Genova, Torino, Padova, Marghera e Roma.
Questo per Samarcanda Film è il terzo progetto legato alla letteratura: dopo il film documentario Sogni di Grande Nord (2021) con Paolo Cognetti, prodotto con Feltrinelli Real Cinema e con Rai Cinema, uscito nelle sale con Nexo Digital, e il documentario Daniel Pennac: Ho Visto Maradona! (2021), sempre prodotto con Feltrinelli Real Cinema di cui si sono appena concluse le riprese a Napoli, la casa di produzione si trova ancora una volta a lavorare con uno scrittore importante impegnato sia nel processo creativo che in quello produttivo.
Il sogno e la violenza, che danno il titolo al documentario, costituiscono un nodo che va oltre Genova 2001. Per questo motivo l’arco temporale del film non si conclude con gli episodi di quegli anni, ma li racconta e li attraversa, facendo concludere le riprese sempre nella stessa città, durante le commemorazioni del ventennale. Una fine naturale di un percorso fatto di testimonianze e di spunti di riflessione che vanno oltre i fatti di storia realmente accaduti e raccontati dai media.
Sono passati venti anni dal G8. Ci sono varie generazioni che hanno attraversato quell’esperienza, in un modo o nell’altro. Vent’anni sono un ciclo di tempo umano, in cui un neonato diventa persona, un ragazzo diventa adulto e un adulto anziano. È un tempo giusto per provare a capire che senso ha ciò che è accaduto.
Evandro Fornasier era a Genova in quei giorni. Non militava in qualche gruppo o contesto strutturato, ma di certo non era lì per caso. Rispondeva a una chiamata, a un’esigenza fondamentale che muoveva lui e il suo gruppo di amici, in un gesto che sembrava necessario, indiscutibile. In cerca di uno spazio pubblico di piazza, di presa di parola; e anche uno spazio di discussione, di ricerca, di studio, di scambio. Ha attraversato quelle piazze. È finito a Bolzaneto. È uscito da Bolzaneto, ma forse da Bolzaneto non si esce mai.
Nel documentario Evandro compie un viaggio alla ricerca di persone che hanno avuto un ruolo pubblico in quei giorni o che li hanno semplicemente subiti, per porre e porsi delle domande che non hanno ancora una risposta. Cosa è successo a Genova? Come mai? Cosa resta di quel sogno e di quella violenza, nella vita delle persone che l’hanno subita o perpetrata? A oggi permangono gli stessi temi di allora: la crescente disuguaglianza, la finanza che accentra le risorse nelle mani di pochi e precarizza o schiaccia i tanti, la rapina ai danni dell’ambiente, le grandi migrazioni. Questo viaggio terminerà proprio a Genova nei giorni della commemorazione dei tragici fatti del 2001.
Il regista Stefano Collizzolli, anche lui a Genova in quei giorni del 2001, commenta così la fine delle riprese del film: “Da Genova mi sono rimaste le idee, i ragionamenti, le possibilità che poi hanno strutturato la mia vita adulta. Ma da Genova – aggiunge – mi è rimasta anche un’altra cosa, forse più profonda, sicuramente più contraddittoria che ha le sue radici nel rapporto tra lo Stato e tutti noi cittadini italiani. A Genova il mio Stato, che fino a quel momento era per me l’espressione della cura di sé della mia comunità, ha tentato di uccidermi. Per i vent’anni successivi, il mio Stato non ha dato segno di aver cambiato idea. Trascorrere l’anno del ventennale in questo percorso di ricerca è per me un tentativo di entrare nel cuore di questa contraddizione e di comprenderla.”
Il regista Daniele Gaglianone afferma: “Io a Genova alla fine non ci sono andato. Ho sempre vissuto questa decisione in modo contraddittorio, fra rammarico e sollievo. Forse questo documentario per me è un modo tardivo di sciogliere il nodo di quella mia decisione.”
L’autore del soggetto Fabio Geda: “Genova è un sogno infranto. Il Social forum, il tentativo di una alleanza forse irripetibile. La retorica e la narrazione della violenza poi si sono mangiate tutto. Tornare alla radice di quel sogno attraverso una storia personale che è anche storia collettiva è ciò che mi ha animato dal minuto zero di questo progetto.”
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