Locarno. “Era un mio preciso dovere, volevo risarcire il popolo italiano perché i mass media e il potere non raccontano mai la vera storia degli anni che vanno dal 1968 al 1977. Sono anni ricchi di creatività, di emozioni, di desideri, di amore. Sono anni in cui avviene ciò che nell’età moderna è avvenuto con la rivoluzione francese: tutto è cambiato, è cambiato per sempre”. Silvano Agosti è molto soddisfatto dell’attenzione che il Festival di Locarno ha tributato al suo Ora e sempre riprendiamoci la vita, distribuito da Istituto Luce-Cinecittà e presentato Fuori concorso al festival diretto per l’ultimo anno da Carlo Chatrian.
Si tratta di un film teso, appassionato, che utilizza l’enorme e ricchissimo archivio che Agosti ha raccolto negli anni e che ci consente di vedere tante immagini delle manifestazioni di massa che si sono svolte in quegli anni. “Oggi le commemorazioni del Sessantotto sono vacue, persino irritanti. Quegli anni sono visti da alcuni come il preludio al triste fenomeno della lotta armata, oppure come una rivolta ingenua, generazionale, una fiammata di utopia che è durata poco tempo e che ha lasciato solo macerie dietro di sé. Invece in quegli anni i lavoratori hanno affermato che volevano vivere meglio, gli studenti hanno distrutto una scuola obsoleta, le femministe hanno rivendicato la propria centralità. Era come un fiume in piena, e le immagini da questo punto di vista sono davvero più eloquenti di qualsiasi racconto, di qualsiasi valutazione di storici ed esperti”.
Quelle immagini Silvano Agosti le conosce bene, perché in gran parte sono state realizzate proprio da lui. Si tratta dei Cinegiornali del movimento studentesco, una sorta di diario degli avvenimenti principali di quel decennio, dagli scontri di marzo ’68 a Valle Giulia fino alla grande manifestazione a Bologna contro la repressione nel settembre del ’77. I Cinegiornali erano girati da un collettivo del quale faceva anche parte il musicista Nicola Piovani, che adesso ha firmato le musiche originali di Ora e sempre. Agosti è molto legato al musicista premio Oscar: “Quando l’ho conosciuto, Piovani suonava per accompagnare Bobby Solo. Io non ho niente contro Bobby Solo e Una lacrima sul viso, però pensavo e penso che Piovani meritasse qualcosa di più. E infatti è andata così: Piovani meritava di più proprio perché tutti noi meritavamo di più”.
Ovviamente Piovani non è l’unico nome noto coinvolto nell’operazione, anche perché il ’68 raccontato da Agosti è veramente un fenomeno che ha segnato profondamente la cultura italiana. C’è Bernardo Bertolucci che racconta come si sia unito agli studenti che passavano sotto casa sua, c’è Massimiliano Fuksas che ci dice come secondo lui quel movimento volesse modificare soprattutto il concetto stesso di lavoro, ci sono Pietro Valpreda e Franco Piperno che puntualizzano con un’ironia sottesa dall’angoscia le persecuzioni alle quali sono stati sottoposti dal potere sotto forma di mandati di cattura fragorosi e insensati che dopo molti anni e infinite pene li hanno visti assolti, c’è Mario Capanna che sostiene che lo slogan più bello di quel periodo sia Studenti – operai – uniti nella lotta (“perché metteva in crisi i presupposti stessi di una società che voleva dividere, mentre noi volevamo unire”). Ma la storia che Agosti vuole raccontare è soprattutto una storia di umanità. “Oggi quegli anni sono lontani nel tempo ma sono sempre vicini a noi. La libertà e la rivolta sono due fiumi carsici, possono apparire in qualsiasi momento. C’è tanta umanità, c’è tanta intelligenza in giro: solo che non fanno notizia, non se ne parla. Io non volevo commemorare un fatto storico lontano, volevo raccontare come quei ragazzi che scendevano in piazza fossero portatori di gioia e di amore, anche quando si scontravano con il potere. Anzi, soprattutto quando si scontravano con il potere. Parlo di ieri per parlare di oggi…”.
Dopo la presentazione a Locarno, il film uscirà nelle sale italiane distribuito da Istituto Luce-Cinecittà, probabilmente nel mese di ottobre. Silvano Agosti lo accompagnerà durante le proiezioni, e siamo pronti a scommettere che ognuna di esse sarà un evento. Proprio come avviene ogni sera a Roma all’Azzurro Scipioni, il cinema gestito da Agosti e che al regista è particolarmente caro al punto da accompagnare la sua presenza locarnese con un ciclostilato da lui stesso realizzato nel quale riassume la sua idea di cinema e ricorda come quella sala sia una sorta di spazio libero, di igiene mentale offerta a tutti coloro che lo frequentano.
Lili Hinstin entrerà in carica al 1° dicembre 2018, succedendo a Carlo Chatrian, che ha lasciato il Festival svizzero per assumere la direzione artistica della Berlinale. Nata a Parigi nel 1977, è stata responsabile delle attività cinematografiche dell’Accademia di Francia a Roma e vice direttrice artistica del Cinéma du Réel
È un noir ambientato a Singapore, nel mondo dell’edilizia, a guadagnarsi il premio più prestigioso. Un film che racconta con sguardo lucido l’inferno dei lavoratori senza diritti. E di abusi, si parla anche in M, di Yolande Zauberman pellicola a cui è andato il Premio Speciale della Giuria, un film durissimo incentrato sulle violenze pedofile che si consumano all’interno di una comunità di ebrei ultra ortodossi
L’attore e regista statunitense presenta in Piazza Grande, il suo nuovo film di regia contro l'intolleranza, Blaze: “Parlare della vita tormentata di Foley, significa anche affermare il valore della vita bohémienne, Vorrei che la bandiera americana tornasse ad essere il simbolo della libertà, l’emblema di un popolo che ha sempre odiato imposizioni e oppressioni"
In anteprima a Locarno, in Piazza Grande, Un nemico che ti vuole bene, di Denis Rabaglia. A presentarlo Sandra Milo, Roberto Ciufoli e Diego Abatantuono che dice: “Mi piacciono i film in cui si cerca l’ironia ma senza perdere di vista il realismo. In questo caso il tema centrale è proprio quello della solitudine dell’individuo di fronte ad una realtà che ti può sempre stupire, celando nemici fra gli amici e viceversa"