Accade sempre il 9 maggio, lui, Liberato, il cantautore che di rivelare il suo volto non ne vuol proprio sapere, dona un altro regalo a coloro che lo seguono, questa volta non in forma unicamente musicale. Sette anni esatti dopo quel giorno, il 9 maggio del 2017, quando tutto è iniziato con il lancio del suo primo singolo, l’appuntamento di gratitudine nei confronti di chi lo ama non mancherà nemmeno quest’anno e, stavolta il dono è cospicuo: un docufilm celebrativo che scandaglia con umiltà i frammenti di vita, presente e passata dell’autore partenopeo.
Un regalo fatto con amore, anche stavolta, che omaggia l’arte in ogni sua forma, perché è proprio qui, in Il segreto di Liberato, diretto da Francesco Lettieri (regista dei suoi video da sempre) e Giorgio Testi, che cinema, animazione, musica e canto si intrecciano per dare vita a un’altissima forma di connubio artistico. Dopotutto Liberato è proprio questo, l’autore che ha saputo mescolare, forme e generi diversi come elettronica, il rap, il pop, la r&b, saggiamente legati l’uno all’altro dal rispetto della propria unicità.
Al cinema per una settimana con Be water film, prodotto da Red Private in collaborazione con Red Carpet, Ilbe e Anemone Film, Il segreto di Liberato, ci conduce nei ricordi dell’infanzia e dell’adolescenza – per mezzo dell’animazione curata da Giuseppe Squillaci e LRNZ, alias Lorenzo Ceccotti– e nelle riflessioni del presente – con il live action guidato dal voice over dello stesso Liberato – nella vita dell’artista napoletano, per regalarci, qualche frammento in più della sua identità. Certo, il volto resta ancora ignoto, e non sarà di certo il docufilm a mandare in frantumi anni di sacrifici per mantenere l’anonimato ma, in fondo, di lui riusciamo a capire quanto basta per apprezzarlo ancora di più. A cominciare dalla sua collaborazione con il carcere minorile di Niside fin dai suoi esordi, sino a quel suo amore, forse contraddittorio, ma pur sempre onesto con la sua amata e odiata terra d’origine.
Un viaggio alla scoperta di come inizia il lungo percorso per arrivare al successo fino alle grida estasiate dei fan che riempiono le piazze e che lo attendono con impazienza. Piazza del Plebiscito, stadio Maradona, gli stretti vicoli di Napoli, fino alle tappe del tour in Europa. Sì, anche l’Europa, perché la capacità di questo artista è stata proprio quella di legare il dialetto napoletano (ritenuto lontano da molti) a diversi generi musicali. Si dice di lui (come rivelano gli addetti al suo entourage intervistati nel film) che abbia avuto la capacità di unire il nord con il sud, collegare quei due mondi che non si incrociano mai, e che Napoli non sia più quella terra da cui stare alla larga, bensì uno spazio da riscoprire e da amare proprio grazie alla sua musica, alla sua virtù di non fidarsi troppo di un solo stile e un algoritmo esclusivo su cui innestarsi. La sua vittoria è probabilmente dovuta proprio a questo: al coraggio di cambiare sempre mantenendo però il suo originale linguaggio.
E della rivelazione della sua vera identità? Per ora ancora nulla, al momento il supereroe senza volto della musica napoletana che ha viaggiato ben oltre i confini del limite partenopeo, continua a fare in modo che sia il “sentire” di chi lo ascolta a completare quel che manca di lui.
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