CANNES – Le atmosfere noir si fondono all’epica e alla violenza del western in Lawless di John Hillcoat, in concorso a Cannes, tratto dal romanzo ‘La Contea più fradicia del mondo’, a sua volta basato sulla vera storia di un antenato dell’autore Matt Bondurant. Il regista porta sulla Croisette una carovana di star: Tom Hardy, Guy Pearce, Jessica Chastain (già presente ieri per Madagascar 3, in cui presta la voce a uno dei personaggia), Mia Wasikowska, Shia LaBoeuf, Jason Clarke, assieme al cantautore Nick Cave, qui in veste di sceneggiatore oltre che di compositore della soundtrack.
Da bravo musicista, è proprio Cave a dare il via alle danze: “Storia e musica per me erano inscindibili. Ma non mi sono mosso sulle coordinate country, bluegrass e classiche che ci si poteva aspettare da una trama del genere. Volevo un sapore moderno, perché la storia a suo modo lo è. Il proibizionismo esiste ancora – ieri era l’alcool, oggi certe droghe – e ancora fallisce. Volevo portare il presente dritto nel passato”. Più evasivi nella risposta gli attori Hardy e LaBoeuf, che preferiscono “restare professionali”.
Per avere un’idea del film, immaginate un Gli Intoccabili dove i buoni sono i gangster, e i cattivi i poliziotti. Certo, la linea di confine è ardua. E se Al Capone dichiarava guerra al proibizionismo, affermando che “non portava altro che problemi”, non diversamente si comporta la famiglia Bondurant protagonista di questa storia, costituita da coriacei fratelli – letteralmente coriacei: hanno difficoltà a morire, il che, in un western, li rende in pratica dei supereroi – che si ribellano al controllo esercitato da un poliziotto sgradevole, violento e corrotto (un sensazionale Guy Pearce), decisamente diverso dal buon Eliot Ness di Kevin Costner. Del resto, qui siamo in Virginia, non a Chicago, e le cose funzionano in maniera “leggermente” diversa.
“Uno degli elementi più importanti della storia – dichiara Hillcoat – era proprio il conflitto tra il mondo di città e quello di campagna. Abbiamo molto semplificato certi aspetti, per farli funzionare su schermo”. “Personalmente – dice Pearce – ho scelto deliberatamente di non leggere il libro, perché sapevo da principio che il mio personaggio sarebbe radicalmente cambiato, non volevo farmi influenzare. L’ho dipinto come un vanesio, uno che crede di poter giudicare il mondo e tende a tenersi lontano da tutto ciò che lo circonda, che lo disgusta”.
“Quel che più mi affascina di questa storia – racconta ancora Cave- è il mescolarsi di violenza e sentimentalismo. E’ in qualche modo una storia d’amore”. “Per me – dice Hillcoat – è una sorta di Bonnie & Clyde, ma con molta attenzione al realismo storico e fotografico. Non è per nazionalismo che tendo a realizzare film ambientati negli Usa, ma perché sono un mondo duro che ben si presta alle mie pellicole a medio budget, molto incentrate sul dramma. In questo caso si trattava di focalizzare sui personaggi e sulle conseguenze che la violenza ha nelle loro vite”.
Ma c’è anche spazio per la dolcezza: “Il mio personaggio – dice Jessica Chastain – è quello di una donna in difficoltà, ma la cosa che più mi ha colpita è il rapporto che tiene con il personaggio di Hardy. Lui è un violento, d’accordo, ma quando si rivolge a lei acquisisce delle sfumature quasi femminili”.
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