Il Pinocchio di Comencini nella memoria collettiva degli italiani

L'episodio di questa settimana di Serie TV / Old Style è dedicato a uno dei più amati sceneggiati di sempre: Le avventure di Pinocchio di Luigi Comencini


Ci sono opere cinematografiche che s’incidono nella memoria delle persone come tatuaggi che non scoloriscono. E non parliamo solo di immagini. Hanno segni profondi, fatti anche di suoni. Basta ascoltare, infatti, poche note della colonna sonora firmata da Fiorenzo Carpi per lo sceneggiato Le avventure di Pinocchio di Luigi Comencini per ritrovarci in un altro mondo, in un’altra epoca, in un’altra dimensione.

Che sia una melodia ritmata che associamo alla corsa di Pinocchio alle prese come una delle sue birichinate o un pezzo al pianoforte a sottolineare la malinconica passeggiata di Geppetto stretto nei suoi pochi stracci, poco importa: è subito  nostalgia. Per una tv di classe di cui ora si fa fatica a trovare qualcosa di simile, per un’epoca in cui l’intrattenimento era fenomeno collettivo.

Lo sceneggiato delle avventure di Pinocchio è parte dell’immaginario italiano e lo è stato per svariate generazioni. E a sua volta la storia di Collodi da cui è tratto è patrimonio nazionale esportato in tutto il mondo.

Storia di un burattino

Carlo Collodi (pseudonimo dello scrittore e giornalista italiano Carlo Lorenzini) aveva immaginato una favola per bambini, ma piena di scherno nei confronti del genere umano, i cui difetti venivano rappresentati sotto le sembianze di animali astuti e subdoli come gatti e volpi. L’autore era un anarchico convinto, deluso da Garibaldi che guidò la rivoluzione in Italia ma finì per lasciare il Paese ai corrotti al potere. Questo racconto, scritto per una delle prime riviste per bambini, “Il giornale per i bambini” (nel 1881) voleva essere una caricatura della società italiana dell’epoca e di quanto fosse difficile essere un bambino in questo contesto.

Inizialmente, la vicenda si conclude con l’impiccagione di Pinocchio sui rami di albero imponente. Collodi ricevette così tante lettere di persone che chiedevano la continuazione della storia che decise di scrivere altre avventure.

Così la storia ebbe un lieto fine.

Adattamenti e tradimenti

Le  varie parti furono raccolte e pubblicate nel 1883.  Il libro ebbe un trionfo di vendite. Non solo in Italia. Tant’è che finì nelle “grinfie” di Walt Disney.

Uno degli adattamenti cinematografici più noti e popolari (e più sdolcinati) è proprio il suo Pinocchio del 1940. In questo film, Pinocchio è praticamente un ragazzo dalle fattezze di Topolino: ha una grande testa, grandi mani (con guanti bianchi) ed è lontano dall’essere la peste del romanzo collodiano. La storia, infatti, subisce diverse modifiche. Ad esempio il grillo viene antropomorfizzato con tanto di completino elegante e non soccombe al tiro di martello del burattino. Geppetto non è un povero falegname, ma un abile intagliatore. Secondo tanti il Pinocchio di questo film tradisce troppo lo spirito della storia originale.

L’adattamento cinematografico, anzi televisivo, di Comencini, invece, sceglie la via di una maggiore fedeltà (non assoluta, certo, resta pur sempre una componente forte di interpretazione d’autore).

Pinocchio inizia la sua vita come burattino dispettoso. Appena Geppetto gli scolpisce la testa in un blocco di legno, ecco che tira fuori la lingua e, appena ha i piedi, sparisce per strada. A causa delle sue azioni, il vecchio falegname, interpretato da un Nino Manfredi in stato di grazia (ma che inizialmente aveva rifiutato perché il ruolo lo invecchiava troppo), viene catturato dalla polizia e finisce in prigione. Quando Pinocchio torna a casa dopo le sue prime avventure, è tutto solo, soffre la fame e il freddo. Quando torna anche Geppetto, Pinocchio si anima di buoni propositi. Mentre si reca a scuola, però, cede alla prima tentazione che gli capita a tiro grazie a quei furfanti del Gatto e la Volpe (i due meravigliosi Franco e Ciccio) fino a ritrovarsi coinvolto in una serie di peripezie mirabolanti.

La fata dai capelli turchini, con le fattezze della sempre affascinante Gina Lollobrigida, lo assiste quando è necessario e quando deve, invece, lo punisce così che capisca le regole del buon comportamento. Pinocchio impara sempre meglio la differenza tra bene e male e sente sempre più la mancanza di suo padre.

Le avventure di Pinocchio di Comencini è concepito come uno sceneggiato in sei puntate ed ogni episodio dura circa 50 minuti. Esordisce sabato sera 8 aprile 1972 sul primo canale ed ha una particolarità straordinaria: le immagini sono a colori, nonostante all’epoca la Rai trasmettesse ancora in bianco e nero (bisognerà attendere il 1º febbraio del 1977 perché ci sia l’abbandono definitivo del monocromo).

Sin dal primo episodio è successo. Comencini si mostra capace di catturare con poesia e stupore l’atmosfera dell’Italia di fine ottocento, anche attraverso la scelta dei luoghi in cui il regista ambienta le vicende: lo scalcinato borgo in cui vive Geppetto, l’idilliaca e incontaminata campagna italiana in cui si aggira Pinocchio, la misteriosa house boat  in cui la fata soggiorna con la sua sinistra governante Lumaca.

Il terribile Balestri

La vera interpretazione di punta di questo sceneggiato è quella del protagonista Andrea Balestri. Come un bambino vero, il suo Pinocchio è contemporaneamente malizioso e dolce, non rispetta gli appuntamenti, ma è anche così disarmante da conquistare tutti: sono pochi gli spettatori che resisteranno al suo fascino.

Pinocchio intraprende una ricerca iniziatica e filosofica che lo condurrà dritto in un mondo spietato, dove è preda di furfanti senza legge che abusano della sua innocenza e della sua ignoranza. Assapora l’ingiustizia e l’indifferenza, ma anche il piacere e la libertà, il cui valore viene scoperto a caro prezzo. Sebbene questo adattamento sia piuttosto personale, rimane il più vicino possibile all’opera originale, poiché il Pinocchio che ci viene presentato è un ragazzino esecrabile, disobbediente, bugiardo e fuggiasco che causerà al padre un sacco di problemi. Per la cronaca, Comencini non ha avuto molti problemi a dirigere il bambino, perché, come spiega con orgoglio nelle note di produzione, Balestri era davvero insopportabile nella vita. Non piacque a nessuno del cast, tanto meno a Gina Lollobrigida, che chiese senza mezzi termini al regista di trovare un altro bambino, il quale si era persino rifiutato di baciare la star: un affronto supremo!

La commedia dell’arte

Le scenografie conferiscono all’insieme un aspetto a metà strada tra il dramma contadino e la farsa della Commedia dell’Arte, che ha dato al teatro la sua patente di nobiltà in Europa. I personaggi sono caricaturali, la loro recitazione a volte clownesca, evocando inequivocabilmente i personaggi ricorrenti di questo teatro di strada basato sull’improvvisazione.

Il costume di Mastro Ciliegia e il suo lato rude ricordano il personaggio di Pantalone, mentre il mercante di bambini ricorda il famoso Scaramouche, con il suo abito nero e i suoi enormi baffi. E che dire del personaggio di Pinocchio della sua somiglianza con Pierrot, mentre il costume scolastico del bambino è molto simile a quello di Arlecchino? È come se Comencini e il suo geniale costumista Piero Gherardi (vincitore per Federico Fellini di due premi Oscar: La dolce vita e ) avessero voluto fare del protagonista un essere che incarnasse sia il lato astuto e ingannevole del servitore che la malinconia ingenua del valletto della Commedia dell’Arte.

Scoop! Il padre di ET era anche il vero padre di Pinocchio

Una curiosità che forse molti non conoscono.

Inizialmente per la realizzazione del burattino era stato chiamato l’artista Carlo Rambaldi, che tutti conoscono come il geniale creatore (tra gli altri) dell’alieno più famoso di tutti i tempi: ET nel film di Steven Spielberg.

“Comencini e i produttori del film mi chiesero se potevo mettere a punto un Pinocchio meccanico dai movimenti credibili.” come confessò lo stesso Rambaldi in un’intervista con David Grieco per “L’Unità”‘ nel 2002. “Dovevo farlo a mie spese perché non c’erano soldi, dietro la promessa che dopo me lo avrebbero fatto realizzare in modo più professionale. Io feci questo pupazzo di Pinocchio e ricordo che Renato Guttuso, con cui stavo lavorando alle scene di una Carmen, voleva comprarlo a tutti i costi. Di pupazzi io ne feci tre: uno che scagliava il martello, uno che camminava, e un altro che parlava e gesticolava. Girammo dei provini a Cinecittà e alla fine dissi: “Quando avrete firmato il contratto con la Rai, chiamatemi”. Invece nessuno si fece più vivo. Mesi dopo, scopro che stanno facendo il film e stanno scopiazzando le mie invenzioni. Gli ho fatto causa. E l’ho vinta”.

Altre curiosità

Andrea Balestri, che all’epoca aveva 8 anni e veniva da Pisa, fu scelto tra migliaia di bambini in tutta la Toscana. Comencini fece scattare 3000 fotografie a tutti gli studenti delle scuole elementari. Da una prima selezione fotografica uscirono circa settecento ragazzini. Poi, tra questi il maestro ne scelse sette per la selezione finale. Balestri ebbe la meglio sugli aspiranti-burattini, dopo aver accolto la provocazione del regista di rompere a colpi di martello un quadro affisso su vetro, durante il singolare provino finale.

La bellissima casa galleggiante della Fata Turchina è stata costruita per le riprese del film, sia sulle rive del lago di Martignano (quando Pinocchio cerca di fuggire dagli assassini), sia alle saline di Tarquinia (più avanti nello sceneggiato, quando Pinocchio ritrova la fata e lo porta a casa sua).

25 Giugno 2023

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