“Al posto di chiedere quanto costi, mi ha chiesto ma tu quanto soffri?”: è solo una delle toccanti testimonianze che si possono trovare ne Il pazzo di Dio, la strada di Don Oreste Benzi, il documentario diretto da Kristian Gianfreda, in arrivo nelle sale italiane dal 31 ottobre 2024, proprio pochi giorni prima dell’anniversario della scomparsa dell’amato parroco, il cui cuore si è fermato il 2 novembre del 2007.
Il docufilm prodotto Coffee Time Film di Rimini, casa di produzione cinematografica indipendente nella quale lavorano persone cresciute accanto a Don Oreste, ci offre un ritratto a 360 gradi della vita e delle opere di carità realizzate dal prete, che ha dedicato la sua lunga vita ad aiutare le persone ai margini della nostra società, gli ultimi. Un uomo capace di “sporcarsi”, di andare a cercare i fratelli in difficoltà, piuttosto che di attenderli, scendendo in strada tra i bisognosi, i senzatetto, le prostitute.
Fondatore della Comunità Papa Giovanni XXIII, Don Oreste ha lasciato un’eredità impagabile, con centinaia di case famiglia in giro per il mondo e decine di migliaia di persone aiutate dagli anni ’60 ad oggi. Diventato un personaggio pubblico, che ha frequentato anche i salotti televisivi, lo si ricorda, tra le altre cose, per il lavoro svolto in difesa dei diritti dei disabili, dei tossicodipendenti e delle prostitute. In particolare, tra i tanti racconti di disperazione che costellano il percorso di vita e la vocazione di Don Oreste, il film si concentra sul rapporto tra il prete e queste ultime: donne quasi sempre immigrate che riuscivano a fidarsi solo di lui, capace di andare a parlare con loro “senza nessun interesse per i loro corpi”, ma con l’unico scopo di liberarle da una terribile schiavitù.
Dall’infanzia, alla precoce vocazione, dalla fondazione della prima casa famiglia, all’incontro con la prima prostituta (“una donna di 40 anni che ne dimostrava 70”), fino al toccante momento della benedizione del Papa a una ex prostituta nigeriana malata di AIDS: nel film il “parroco dalla tonaca lisa” si racconta attraverso la sua viva voce, in immagini di repertorio, e attraverso le testimonianze dirette delle persone con cui ha lavorato. Le tante interviste girate per l’occasione dal regista Kristian Gianfreda sono spesso realizzate in automobili in movimento, come a ricordarci il coraggio e la dedizione di un uomo che in quelle stesse strade portava avanti la sua missione, tanto da arrivare a dormire insieme ai senzatetto negli ultimi anni della sua vita.
Ormai prossimi al centenario della nascita e a oltre 15 anni dalla morte, la “faccia gentile” di Don Oreste e, soprattutto, le sue azioni misericordiose e il suo messaggio di accoglienza sono ancora vive nel cuore e nel ricordo di migliaia di persone a cui ha cambiato la vita. Un esempio di umanità che Il Pazzo di Dio aiuterà di certo a tramandare.
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