Il mondo dell’infanzia in Luigi Comencini fotografo

Si tratta di 50 immagini in bianco e nero, restaurate in alta definizione e sopravvissute tra i 2mila negativi degli anni ’30 e ’40 andati perduti, che Comencini realizza nell’Italia del dopoguerra


Un paesaggio urbano abitato da scene di vita quotidiana. E allora bambini che giocano in strada, o che osservano un pittore, o che ci guardano, venditori al mercato, contadini in città, sterratori al lavoro, donne in attesa, povera gente. Si respira in queste fotografie del regista Luigi Comencini (1916-2007) – esposte alla Festa del Cinema di Roma, nel foyer della Sala Petrassi – l’atmosfera di un paese appena uscito dalla guerra e in attesa di un futuro tutto da costruire.
Sono scatti che preannunciano lo sguardo di Comencini regista del cui universo sono protagonisti oltre ai bambini, i deboli e gli antieroi.
Si tratta di 50 immagini in bianco e nero, restaurate in alta definizione e sopravvissute tra i 2mila negativi degli anni ’30 e ’40 andati perduti, che Comencini realizza nell’Italia del dopoguerra, 1945-1948, mentre muove i primi passi come regista. E’ infatti del 1946 il documentario Bambini in città, girato nelle zone disastrate di Milano, dove è già evidente l’interesse del regista per il mondo dell’infanzia e dell’adolescenza.

Laureato in architettura, Comencini, prima di diventare regista di oltre 50 film, è stato critico, giornalista e fotografo e negli anni ’40 ha raccontato da fotoreporter il suo Nord, Milano e la Padania, tra macerie e ricostruzione, fra passato e modernità. Negli anni 1938-’40 Comencini diventa redattore della rivista “Corrente” e ancor prima condivide con un gruppo di ‘colleghi’ architetti e futuri registi (Dino Risi, Aldo Buzzi, Alberto Lattuada) la passione per la fotografia, realizzando réportages per riviste di architettura come ‘Domus’ e ‘Casabella’.

“Quello che sento guardando queste fotografie, ma anche ripensando al suo cinema, è che mio padre cercava di cogliere l’essere umano, bambino o adulto, in quei piccoli spazi, interstizi di libertà che la società gli concede – dice la figlia Cristina – La macchina fotografica li ferma nei momenti di pensiero, di osservazione, di gioco, di lavoro, in cui ci appaiono dimentichi di loro stessi, concentrati in qualcosa che li supera, li assorbe completamente e li rende vivi”.
La mostra a cura della Fondazione Cineteca Italiana, in collaborazione con la Festa del Cinema di Roma, è una delle manifestazioni con le quali la Cineteca di Milano omaggia la memoria del suo fondatore, insieme ad Alberto Lattuada, nel centenario della nascita.

Alle foto è dedicato, inoltre, il volume “Luigi Comencini. Italia 1945-1948” edito da Humboldt Books, con testi di Cristina Comencini, Giovanna Calvenzi, Giorgio Gosetti, Mario Sesti, Antonio Monda e Matteo Pavesi. L’omaggio proseguirà con la proiezione del Pinocchio, e poi con le quattro figlie di Comencini, Paola, Cristina, Francesca ed Eleonora, protagoniste di un incontro curato da Mario Sesti e Giorgio Gosetti. Inediti documenti di vita familiare, racconti e memorie si alterneranno a sequenze di pellicole che ciascuna di loro ha scelto all’interno della filmografia paterna. La mostra e una selezione dei capolavori filmici saranno poi ospitati da Salò, la città natale di Comencini – che gli intitolerà anche un luogo cittadino – per approdare allo Spazio Oberdan di Milano all’inizio del 2017, all’interno dei festeggiamenti per il 70° compleanno della Cineteca, dove fra le tante iniziative è da segnalare un workshop sulle voci e i doppiaggi nei film di Comencini.

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13 Ottobre 2016

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