Con una lettera pubblicata oggi dal ‘Giornale’ Il ministro dei Beni culturali Sandro Bondi annuncia che presto rassegnerà le dimissioni dal Governo. “La decisione di dimettermi è innanzitutto una piena e consapevole scelta di vita maturata in secondo luogo dalle difficoltà incontrate”, scrive Bondi.
Nel ruolo di ministro, dice, “posso avere fatto degli errori, ma ho realizzato delle riforme importanti e ho imposto una linea alternativa, in senso compiutamente liberale e riformatore, alla politica culturale della sinistra. Purtroppo in questo sforzo non sono stato sostenuto con la necessaria consapevolezza dalla stessa maggioranza di governo e da quei colleghi che avrebbero potuto imprimere insieme a me una svolta nel modo di concepire il rapporto tra Stato e cultura”.
E il ministro ricorda il mancato sostegno della sua maggioranza in due momenti difficili: il crollo a Pompei e la mozione di sfiducia dell’opposizione. “Le vicende del Milleproroghe hanno ulteriormente evidenziato la mia incapacità di mantenere fede agli impegni che avevo preso, e nel richiedere un minimo di coerenza nell’ambito dei provvedimenti riguardanti la cultura”.
Bondi precisa infine che il presidente del Consiglio Berlusconi è informato della sua decisione e “affronterà la questione appena possibile” e sa che “voglio avere più tempo da dedicare alla mia famiglia”, che “voglio svolgere bene l’incarico di senatore e che desidero più di ogni altra cosa continuare a lavorare al suo fianco per cambiare questo Paese”.
Solidarietà e invito a proseguire nell’incarico vengono dai ministri Gelmini, Carfagna, Brambilla, Brunetta, Alfano, Rotondi e Sacconi.
“Comprendo lo sconforto per le mancate risorse alla cultura che avrebbero favorito il processo riformatore avviato in questi anni – commenta il sottosegretario ai Beni culturali Francesco Maria Giro in una lettera aperta al suo ministro – ma non riesco ad accettare quel sentimento di rinuncia, che non mi sembra giustificato dalla realtà dei fatti. In tre anni hai raggiunto obiettivi per i quali solitamente si impiegano cinque anni di lavoro”.
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