‘Il libro delle soluzioni’, come sopravvivere all’arte secondo Michel Gondry

Michel Gondry torna con il più personale tra i suoi film. Una riflessione intelligente e ironica che mescola elementi autobiografici. In sala dall'1 novembre


A otto anni da Microbo & Gasolina, il regista francese Michel Gondry torna sul grande schermo con il più personale tra i suoi film. Una riflessione intelligente e ironica, che mescola elementi personali e parzialmente autobiografici, concentrandosi sugli eccessi della creatività. Il libro delle soluzioni è stato presentato in anteprima al Festival di Cannes e arriverà nelle sale dall’1 novembre con

I Wonder Pictures in collaborazione con Unipol Biografilm Collection.

Gondry ripiega su forme e soluzioni tra il paranoico e il grottesco, ritrovando lo smalto con cui scrisse Il ladro di orchidee e Eternal Sunshine of the spotless mind assieme al collega Charlie Kaufman. Protagonista è Marc – perfetto pierre Niney – un regista che viene licenziato dai produttori del suo misterioso film in lavorazione. “Se c’è una storia non la vediamo” gli dicono rabbuiati mentre comunicano che un nuovo montaggio sarà apportato alle riprese. Per proteggere il suo lavoro creativo da interferenze esterne, il regista attiva il “metodo Marc” e dopo aver rubato l’attrezzatura necessaria per completare i lavori fugge si rifugia nella casa di campagna dell’anziana zia Denise (Françoise Lebrun). Marc è accompagnato dalla fedele montatrice Charlotte (Blanche Gardin) e dall’assistente Sylvia (Frankie Wallach), che tra un eccesso e l’altro sopportano le sue stranezze.
Marc, un doppio sincero e tenerissimo di Gondry, è pieno di paranoie. Da quando ha smesso con le medicine che lo rendevano “triste di mattina e manipolabile di pomeriggio” è un profluvio di idee. Per realizzarle scrive una piccola guida, “il libro delle soluzioni”, a cui affida pensieri e tattiche per affrontare ogni dilemma della creatività. Capitolo uno: “Il fallimento è una sequenza di soluzioni intervallate da problemi, intervallate da soluzioni”. La mente di Marc è irrefrenabile e mentre ignora il montaggio del film, che evita prontamente di affrontare, inventa nuove soluzioni per rendere difficile la vita dei suoi collaboratori. Il libro delle soluzioni si dedica soprattutto a loro: a chi è al fianco di Marc/Gondry in una vita d’arte che richiede, pretende, consuma.

Gondry scrive un altro film pieno di ritmo e ironia, puntellato di trovate brillanti e frasi da appuntarsi agli angoli della mente. Le situazioni spaziano dalla sua presunzione di ingaggiare un’intera orchestra per una colonna sonora ancora da comporre, dove i musicisti dovranno improvvisare seguendo i movimenti del suo corpo (forse il più alto tra i momenti del film), alla richiesta di coinvolgere Sting nel progetto, passando per la costruzione di uno studio di montaggio all’interno di un camion e la creazione di un frammento animato che renderebbe il film palindromo.

Il lavoro di Gondry rappresenta un irresistibile autoritratto di un individuo impossibile, un artista geniale che sfugge alle logiche della produzione cinematografica industriale. Nel corso del film, Gondry esplora approfonditamente il mondo del cinema, inclusi i conflitti egotistici, la competizione, le sfide nell’ottenere l’approvazione di un progetto, i produttori poco scrupolosi e i problemi personali.

Pierre Niney interpreta con maestria il personaggio di Marc, un autore maniaco-depressivo, dittatoriale ma affascinante, che suscita risate con le sue repliche e le gag slapstick. Nel suo sguardo si può scorgere l’infanzia intatta di Gondry, oltre a una notevole intelligenza e all’energia di un procrastinatore seriale che cerca di rimandare la vita e le sue scadenze con progetti eccentrici e spesso effimeri.

06 Ottobre 2023

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