CANNES- Debuttano all’Italian Pavilion le prime immagini del documentario di Anselma Dell’Olio dedicato al grande talento di Marco Ferreri a venti anni esatti dalla sua scomparsa. Un documentario fortemente voluto dalla storica costumista, collaboratrice e amica del regista, Nicoletta Ercole, che lo produce insieme a Mauro Cappelloni e Riccardo di Pasquale. “Ho voluto essere qui a Cannes perché il Festival, e il cinema in generale, non hanno ricordato abbastanza il genio e la follia di Ferreri. Il suo linguaggio ha anticipato di trent’anni molti aspetti del cinema contemporaneo, a partire da Indivisibili di Edoardo De Angelis, un film che ho molto amato, che ricorda la storia raccontata nel 1964 in La donna scimmia”. E, sull’onda dei ricordi, Nicoletta Ercole racconta il suo primo incontro lavorativo col regista: “Era un pomeriggio del ’77, ed io ero tornata da un folle viaggio in India fatto in macchina. Squillò il telefono, ‘Sono Marco Ferreri, me serve una costumista che me veste una scimmia con una pelliccia di giaguaro’. Pensai a uno scherzo e riattaccai subito. Mi richiamò dopo un paio di minuti, e appena capii che era davvero lui, mi precipitai sul set correndo come una pazza col motorino”. Il film era Ciao maschio, con Marcello Mastroianni e Gerard Depardieu, e fu solo il primo di una lunga collaborazione tra i due, da Chiedo asilo, a I love you, a Diario di un vizio, solo per citarne alcuni.
Un debutto alla regia per il grande schermo, quello della critica e sceneggiatrice Anselma Dell’Olio che si era occupata finora solo di film per la tv: “Questo è un film giusto per un critico, volevo guardare il suo cinema e realizzare una pellicola che riuscisse a destare curiosità, a far riscoprire e riamare il suo cinema”. Con Nicoletta Ercole ha in comune gli inizi con Ferreri sul set di Ciao maschio, dove si sono conosciute e di cui ricorda: “In quel film Marco mi ha strapazzata come pochi al mondo hanno mai fatto. Tanto per cominciare non ha mai visto la lista dei dialoghi che avevo con fatica riscritto. Sul set ero, poi, le sue orecchie perché giravamo in inglese ed io avevo lavorato fino a quel momento in America e avevo grande dimestichezza con la lingua. Quando però passavano le maestranze intimando a voce alta di spostarsi, io, intimorita, lo facevo, e Marco s’inferociva perché mi avrebbe voluta talmente sicura di me da rimanere immobile. Quella fu una lezione di vita grandissima”. Nel realizzare questo film Anselma dell’Olio rivela di aver avuto anche la possibilità di rivedere e riscoprire la grandezza di Tognazzi, attore feticcio di Ferreri: “Quei film in bianco e nero degli Anni ’60 sono di una freschezza incredibile. Con scene bellissime e profonde che rivelano la modernità con cui Marco guardava il mondo, la sua profondità che arrivava ad essere quasi disturbante, la capacità di affrontare con grande nonchalance questioni fondamentali dell’essere umano”.
Tante le testimonianze degli amici e collaboratori raccolte nel documentario, da Isabelle Huppert a Roberto Benigni (“Solo il nome anche a dirlo adesso mi fa sobbalzare il cuore”), a Castellitto che dell’esperienza sul set de La carne (1991) ricorda: “Con lui sicuramente eri libero, ma dentro una gabbia che controllava molto bene”. Il film, assicurano i produttori, sarà pronto per i primi di giugno e sarà immediatamente inviato ai selezionatori della Mostra di Venezia.
Alcuni dei più interessanti film del 70° Festival di Cannes arrivano nelle sale della Capitale (fino al 18 giugno) e a Milano (dal 17 al 23 giugno) grazie all'Agis e all'Anec con la classica rassegna, che nel capoluogo lombardo è dedicata quest'anno alla memoria del decano dei critici Morando Morandini
Giunta alla 21ma edizione, Le vie del cinema da Cannes a Roma (14-18 giugno) porterà in alcune sale romane e laziali una selezione di film provenienti dal 70° Festival di Cannes, che saranno proiettati in versione originale con sottotitoli. Le sale coinvolte sono il Giulio Cesare, l’Eden e il Fiamma di Roma, l'Etrusco di Tarquinia, il Palma di Trevignano e il Corso di Latina
"Non c'è solo satira in The square c'è anche un contenuto che volevo trasmettere. Volevo fare un bel film. E poi non si vince una Palma d'oro senza contenuti". Così un eccitato Ruben Östlund, il regista svedese che si è portato a casa la Palma d'oro, ha commentato il premio. Dividerebbe la Palma con qualcuno, magari con Haneke? "No, no con nessuno, è solo mia"
“Ho amato 120 battiti al minuto dall'inizio sino alla fine, non mi sarebbe potuto piacere di più”, ammette il presidente di giuria lasciando intuire la sua preferenza. Per poi aggiungere tra le lacrime, in ricordo degli attivisti che negli Anni ’90 lottarono per rompere l'indifferenza sul tema dell'Aids: “Campillo ha raccontato storie di eroi veri che hanno salvato molte vite"