“Il futuro di Cinecittà” si discute alla Mostra


VENEZIA – Si parla del “Futuro di Cinecittà ” alla Pagoda delle Giornate degli Autori, con l’incontro organizzato da Anac (Associazione Nazionale Autori Cinematografici) e 100Autori (Associazione dell’Autorialità Cinetelevisiva) per offrire una prima occasione di confronto pubblico – davanti a una platea di operatori del settore – sul piano industriale per il rilancio del sito voluto dai vertici dell’azienda, alla presenza dal presidente di Cinecittà Studios Luigi Abete e del rappresentante dei lavoratori Massimo Corridori.

Tra i relatori c’erano Nicola Borrelli (Dg Cinema Mibac), Roberto Cicutto (Ad Istituto Luce Cinecittà), Francesco Maselli (Anac), Gennaro Migliore (Sel), Andrea Purgatori (100autori) e Vincenzo Vita (Pd). In platea ad ascoltarli  tanti professionisti del mondo del cinema anche Felice Laudadio, Ugo Gregoretti, Francesco Martinotti.  

 

Secondo Andrea Purgatori farebbe bene a tutti un’apertura maggiore al dialogo: “Non sono pregiudizialmente contro questo intervento industriale e la concessione di spazio alle infrastrutture che renderebbero Cinecittà Studios simile ad altri siti europei e stranieri Ma il ricorso alla managerialità non deve rimanere in una stanza. Ci deve essere contatto e sinergia con chi lavora nel settore”. Il Dg Cinema Nicola Borrelli ne ha aprofittato per chiarire con esattezza il quadro della questione: “Il complesso immobiliare di Cinecittà Studios è di proprietà pubblica e c’è un vincolo storico: la struttura del Mibac è vigile su ogni intervento immobiliare. Nessuno, domani, può costruire un hotel. E sul piano industriale in discussione abbiamo risposto alle interrogazioni parlamentari sotto ben tre ministri. Voglio rassicurare tutti sul fatto che esiste un sistema di garanzie che protegge gli studi di Cinecittà, che non c’è piano di cementificazione e che non può esserci nessuna deviazione dalla mission di fare cinema”.

 

Il presidente Abete, in un lungo intervento, ha ribadito i contenuti del piano presentato alla stampa qualche settimana fa, ricordando che “non si può purtroppo contare sul cinema italiano per il rilancio degli studi, perché il nostro cinema usa poco i teatri di posa. Quindi stiamo guardando a dei modelli internazionali, come gli studi di Pinewood, e la creazione di servizi, hotel e parcheggio rientrano nella logica dell’attrazione delle produzioni internazionali. Quelli della cementificazione e di un parco a tema dentro Cinecittà sono solo fantasmi”. Ribadendo con convinzione la bontà del suo piano di rilancio ha ammesso: “Ho commesso un solo errore: offrire la soluzione prima del conflitto. Ora non vogliamo licenziare, ma se non c’è consenso saremo costretti a farlo, d’altronde abbiamo lasciato ai lavoratori tempo per riflettere”. E annuncia una negoziazione per un grosso film americano da girare negli studios a novembre.

 

“Sulla cementificazione la penso come Abete – ha esordito Roberto Cicutto – Parlano le leggi, le carte, i contratti. Si può uscire da questa situazione di stallo solo se, da entrambe le parti, si rinuncia alla demagogia. Da parte nostra, con il Ministero dei Beni Culturali, dobbiamo impegnarci a fare ogni sforzo affinché la parte storica venga ristrutturata, nei limiti dei vincoli esistenti, per offrire il meglio al mercato”.

Per Citto Maselli, a nome dell’Anac, “la storia ci racconta senza possibilità di essere smentita che proprio le grandi produzioni straniere e cioè le major americane si siano trovate talmente bene nell’attuale Cinecittà senza albergo e senza centro massaggi che dopo il Quo Vadis degli anni ’50 hanno di nuovo scelto Cinecittà per il Ben Hur, e poi ancora Storia di una monaca con le scenografie del grande Trauner, e ancora Cleopatra, con l’esigentissima Liz Taylor, fino ad arrivare a Gangs of New York“.

 

Subito dopo ha preso la parola Massimo Corridori, rappresentante dei lavoratori in protesta: “Si parla del rilancio del cinema mentre si uccidono le professionalità”. Poi propone: “Cinecittà è un bene comune, è del Ministero, dei lavoratori, dei registi, dei cittadini, della cultura. Proponiamo di metterci in standby per 6 mesi per ragionare, confrontandoci, su cosa fare per rilanciare Cinecittà, che ha grandi potenzialità”. Infine afferma: “Mettiamo in discussione questo progetto che è la morte di Cinecittà, che la smantella, la spacchetta, la umilia. Se verrà presentato un nuovo progetto con nuovi contenuti, i lavoratori sono pronti ad ascoltarlo e capirlo. Altrimenti non ce ne andremo e continueremo a lottare”.

autore
04 Settembre 2012

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