Torna a Milano Filmmaker, il festival dedicato al documentario e al cinema di ricerca, che nei decenni ha ospitato autori divenuti dei veri e propri classici, come Ulrich Seidl, Frederick Wiseman, Rithy Panh e Errol Morris.
Quest’anno il festival si svolgerà dal 1°al 10 dicembre, con un programma che sarà reso noto il 23 novembre.
Tra le anticipazioni, sono 10 i titoli che partecipano al concorso internazionale, di cui otto anteprime italiane e due mondiali.
Tra gli autori, il regista newyorchese di origini polacche Lech Kowalski, che torna a Milano dopo essere stato protagonista della personale dedicata al suo “cinema ribelle” nel 2014. Un titolo attuale, vista l’accusa che il regista ha ricevuto dalla giustizia francese per aver filmato l’occupazione da parte degli operai di una fabbrica, che ha messo in stand by la lavorazione del suo film. In attesa del quale, a Milano, Kowalski presenta I Pay for Your Story, il documentario che segna il ritorno del regista a Utica, la sua città natale nello stato di New York, un tempo baluardo del sogno americano e oggi vittima di una forte regressione economica. Per raccontarla, Kowalski ha raccolto le storie di chi ci vive, “comprandole” con il doppio del salario minimo stabilito dalla legge. Dal balcone di un appartamento in cui campeggia l’insegna al neon “I Pay for Your Story”, il regista filma le testimonianze di vita dei suoi concittadini.
Tra le proposte fuori concorso, ci sono due appuntamenti musicali: Ornette: Made in America di Shirley Clarke restaurato dalla versione originale dell’85, sul genio creativo di Ornette Coleman, e If I Think of Germany At Night, il nuovo lavoro di Romuald Karmakar sulla techno berlinese e sui dj più famosi che la suonano, Ricardo Villalobos, Sonja Moonear, Ata Macias, Roman Flügel e Move D/David Moufang.
Nel sezione Prospettive, che solitamente ospita le opere di giovani filmmaker italiani, ci sono 14 film, di cui 12 in anteprima. Tra questi, Non è amore questo di Teresa Sala, sulla vita di di Barbara, una ragazza disabile, che si confronta senza filtri con i desideri, le aspettative, il passato e il presente.
Tra gli ospiti di questa edizione, poi, si segnala in particolare Alain Cavalier, il maestro del cinema francese, noto al pubblico per Thérèse (che ha vinto il premio della Giuria al Festival di Cannes e tre César) e per aver eliminato il più possibile la presenza della “macchina cinema” – abbattendo i costi di produzione e aderendo a pieno alle novità introdotte dalla tecnologia digitale – stando da solo davanti alla persona che sta filmando, a filo dell’inquadratura.
I suoi Six Portraits XL che saranno proiettati in anteprima italiana sono sei ritratti, ciascuno dei quali riporta un nome proprio e rivela una professione. Pensati all’origine in un formato breve di tredici minuti per la televisione, i ritratti sono arrivati a durare un’ora l’uno, seguendo l’andamento del montage delle immagini del passato e del presente che il regista chiama il “bric-à-brac della vita”.
La retrospettiva di quest’anno, invece, sarà dedicata, nel decennale della sua scomparsa, ad Alberto Grifi, il regista che con i suoi dispositivi video-cinematografici suscitò l’entusiasmo di Man Ray, John Cage e Max Ernst. Durante il festival saranno proiettate, con il sostegno di Cineteca Nazionale e Associazione culturale Alberto Grifi, le sue opere più celebri come La Verifica incerta (‘64-’65), Anna (‘72-’75), il girato integrale de Il festival del proletariato giovanile al Parco Lambro (’76) sotto forma di installazione, L‘occhio è per così dire l’evoluzione biologica di una lacrima (2007) e lavori meno noti. In quella sede verrà anche pubblicata una monografia a lui dedicata firmata da Annamaria Licciardello per le edizioni Falsopiano.
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