Le immagini di quello che è accaduto a Genova in questi giorni hanno fatto il giro del mondo. Sono scene di guerriglia e di violenze come quelle tramesse dai telegionali in questi giorni. Sono scene di morte quelle realizzate per caso dal regista Michelangelo Ricci e dall’operatore Giuseppe Laruccia che mostrano l’uccisione di Carlo Giuliani già documentata dalle fotografie di un corrispondente dell’agenzia Reuters. Si vedono i manifestanti che accerchiano la camionetta dei carabinieri, il giovane genovese davanti alla vettura con in mano un estintore. Si sentono distintamente due colpi di pistola e le imprecazioni di chi vede il corpo di Giuliani cadere e finire sotto le ruote dei veicolo che fa retromarcia.
Oltre Ricci, anche gli altri registi del progetto Cinema italiano a Genova hanno seguito fino alla fine quello che è accaduto. In molti hanno messo in gioco il loro corpo come Mario Balsamo che è stato manganellato dalla polizia dopo essersi buttato a terra. Come quelli contro cui i black bloc hanno agitato minacciosi i loro bastoni per impedire che continuassero a seguirli e riprenderli.
Dopo aver filmato i due giorni di scontri tra manifestanti e forze dell’ordine, hanno assistito, sabato notte, all’irruzione della polizia nelle due scuole di via Cesare Battisti che ospitavano il media center del Genoa Social Forum e molti manifestanti che non avevano ancora lasciato la città.
Ignazio Oliva, giovane attore italiano protagonista di L’ultima lezione, faceva parte della troupe che è arrivata alla scuola Diaz per documentare l’operato delle forze dell’ordine ora al centro di infuocate polemiche. “Siamo arrivati davanti alla Diaz e abbiamo acceso la macchina da presa: c’erano già giornalisti e parlamentari. Agnoletto, il portavoce del Genoa Social Forum, veniva spintonato dagli agenti ma quando hanno visto le telecamere hanno alzato le mani. Abbiamo chiesto di entrare e hanno spintonato anche noi. Hanno aspettato mezz’ora prima di far uscire la gente: cinquanta o sessanta persone con la testa sfondata, alcuni in barella, ragazze che tremavano. Non avevo mai visto una cosa del genere”.
Poi quando gli agenti sono andati via la troupe è entrata: “Dentro c’era stata una vera e propria mattanza. Le porte dei bagni erano state sfondate a calci, c’erano strusciate di sangue ovunque: per terra e sui muri”, continua Oliva. Che afferma: “Qualunque violenza va condannata ma in uno stato di diritto la polizia dovrebbe prevenirla e non provocarla come invece è accaduto. Invece hanno lasciato che i black bloc devastassero la città e hanno caricato manifestanti pacifici”.
La stessa notte Ricky Tognazzi e Francesco Maselli erano invece al pronto soccorso dell’ospedale San Martino dove le autoambulanze hanno scaricato i ragazzi feriti. I registi erano lì a filmare le barelle trasportate dagli infermieri, l’arrivo dei blindati dei carabinieri e delle pattuglie della polizia a sirene spiegate. Maselli ha duramente criticato l’operazione: “Si respira un’atmosfera sudamericana”. Di “rappresaglia in stile cileno” ha parlato anche Vittorio Agnoletto che nella conferenza stampa di ieri ha mostrato un filmato del regista Davide Ferrario in cui si vedono degli agenti travestiti da manifestanti. Le immagini di Ferrario, già consegnate al Genoa Social Forum, sono state richieste dalla magistratura e forse serviranno a chiarire alcuni degli elementi ambigui dei due giorni in cui Genova è stata trasformata in un campo di battaglia. Di certo, i registi che che sono andati a Genova per raccogliere le testimonianze della disobbedienza civile per farne un film non si aspettavano di trovarsi in mezzo a uno scenario di guerra. Eppure sono rimasti lì a registrare con le loro macchine da presa e ora sono pronti a raccontare quello che hanno visto e vissuto. Raitre ha già acquistato i diritti per la trasmissione di un film di un’ora mentre sarà di circa due ore quello che sarà distribuito nel circuito cinematografico. Racconterà i due giorni che hanno sconvolto Genova ma anche quelli precedenti quando il movimento raccolto nel Genoa Social Forum ha dato vita a dibattiti, happening, incontri e manifestazioni per proporre la loro alternativa alla globalizzazione.
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