CANNES – In Australia, tra dieci anni, dopo il crollo delle economie occidentali, il deserto non è solo fisico ma anche morale, e gli uomini si sbranano tra loro senza regole né leggi. Il secondo film di David Michôd dopo il clamoroso debutto con Animal Kingdom è The Rover, dramma tra il western e la “fantascienza realistica” che passa a Cannes tra le Séances de Minuit.
In primo piano c’è il convincente Guy Pearce nei panni di Eric, un uomo solo e indurito, senza emozioni né mèta, che viene spinto all’azione quando gli rubano l’unica cosa che possiede: la sua vecchia automobile. Intorno ci sono i residui umani della devastazione economica e sociale, uomini degradati che capiscono e parlano solo il linguaggio delle pallottole e del denaro, e che gravitano attorno alle miniere, unica fonte di guadagno rimasta. “Non si tratta di un crollo totale della società – aveva spiegato Michôd – ma di un’inversione della dinamica attuale del potere a livello mondiale. L’Australia è un paese del terzo mondo dal sottosuolo ricco. Racconto attraverso di essa la violenza e i problemi che conoscono oggi paesi come la Sierra Leone, la repubblica democratica del Congo, la Nigeria, la Guinea”.
E così quello che nei film di questo tipo è un paesaggio post-atomico, qui è un “semplice” deserto, attraversato da predoni e in cui si nascondono derelitti. Tra questi anche la gang che ha rubato la “preziosa” macchina, di cui faceva parte Reynolds (Robert Pattinson), lasciato indietro, ferito, dai suoi, e poi recuperato da Eric come unico mezzo per raggiungere i fuggiaschi e tornare in possesso dell’auto.”The Rover parla dei problemi apparentemente insolubili dell’avidità umana di fronte alla distruzione del nostro ambiente – ha scritto il regista – e della disperazione a cui queste forze potrebbero spingere i popoli che lottano per la sopravvivenza”.
Un’opera seconda coerente e allo stesso tempo molto diversa rispetto al debutto con Animal Kingdom: “I migliori western sono delle storie intensamente intime ambientate in paesaggi brulli, immensi e solitari. Devo riconoscere che mi piaceva l’idea di fare un film che fosse più serrato sul piano narrativo e insieme visivamente più ampio di quanto non fosse Animal Kingdom“, ha aggiunto Michôd.
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