Alle soglie del XX secolo una famiglia americana acquista una dimora infestata nella campagna britannica, dovendo fronteggiare uno spettro centenario e la sua tragica vicenda personale. Un plot che abbiamo sentito e letto innumerevoli volte, ma la cui genesi dobbiamo in buona parte a un Oscar Wilde appena trentenne, che nel 1887 con il racconto Il Fantasma di Canterville fonda le basi del genere delle storie d’infestazione spettrale, ormai tanto abusato.
Il 18 gennaio esce nei cinema italiani distribuito da Adler Entertainment l’ennesimo adattamento dell’opera di Wilde: questa volta, però, si tratta di una versione animata di produzione britannica, pensata per un pubblico di bambini e ragazzi, e per le loro famiglie. Diretto da Kim Burdon e Robert Chandler, già dagli interpreti che prestano le voci principali possiamo capire che Il Fantasma di Canterville sia un progetto abbastanza ambizioso: nomi come Hugh Laurie, Stephen Fry, Imelda Staunton, Freddie Highmore e Miranda Hart rappresentano un’eccellenza del teatro, della tv e del cinema anglosassone.
Seppure l’animazione sia anni luce lontana dalle eccellenze delle Major, avvicinandosi più a un livello di stampo televisivo, il comparto narrativo e l’approccio registico non tradiscono le aspettative, offrendo al giovane pubblico un racconto che fonde i generi e che propone spunti interessanti. La protagonista è la primogenita della famiglia Otis, Virginia, una Yankee impavida e spregiudicata, una donna moderna che non ha nessuna intenzione di cedere alle minacce dello spettro che infesta la loro nuova abitazione da oltre 300 anni, Sir Simon, anzi le alimenta, sperando che la possa aiutare a tornare nell’amata madre patria. I tentativi del fantasma di scacciare il gruppo familiare, così come era riuscito a fare con tutti i precedenti inquilini, sono però molto goffi e cadono nel vuoto di fronte all’approccio scettico degli americani, che incarnano il progresso e la modernità. Il padre di Virginia è, infatti, uno scienziato desideroso di portare a conoscenza dell’alta società britannica i prodigi dell’elettricità e vede in Sir Simon soltanto un pittoresco accessorio della sua nuova abitazione, poco più di un eccentrico animale da compagnia.
Da rivale, Sir Simon diventa presto un amico degli Otis, in particolare di Virginia, che lo aiuterà a sciogliere la maledizione che lo tiene in sospeso tra il regno dei morti e quello dei vivi. Dopo una prima parte leggera, caratterizzata da un umorismo che ben ricalca quello dell’autore originale, anche se decisamente semplificato per il pubblico di riferimento, il finale alza la posta in gioco, costringendo i protagonisti in un duello all’ultimo sangue nientepopodimeno che con la morte. Un climax epico, ma poco coerente, che risponde all’esigenza di dare al pubblico un finale più in linea con gli standard dell’animazione odierna, rispetto a quello squisitamente ambiguo di Wilde.
Con tutti i limiti di una produzione non certo multimilionaria, Il Fantasma di Canterville resta un modo convincente per avvicinare i più piccoli a una narrazione di stampo innocentemente gotico, capace di trattare temi universali come la morte e l’amore. Gli adulti troveranno forse meno stimoli – soprattutto visivi – di quanto la moderna animazione, anche per bambini, riesca ormai ad offrire, ma potranno gingillarsi con questa nuova riscrittura al femminile di un classico senza tempo, modernizzato con un gusto squisitamente british.
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