IL DERVISCIO


Una volta c’era Lawrence d’Arabia, era l’epoca in cui attraverso le vicende del luogotenente Lawrence, l’irlandese Peter O’Toole, l’occhio dei registi occidentali perlustrava il mondo mediorientale. Poi arrivano in Occidente, da contesti culturali diversi, i registi mediorientali. A comiciare dai set dell’iraniano Abbas Kiarostami tutti in lingua rigorosamente “farsi”. Di recente crollano le due Torri e Viaggio a Kandahar di Mohsen Makhmalbaf allevia la sete di conoscenza del pubblico occidentale verso questo mondo.
Oggi il regista Alberto Rondalli con l’opera prima Il derviscio, distribuito da Mikado dall’8 marzo, apre una nuova fase d’intermediazione culturale. Il film, tratto dal romanzo jugoslavo “Il derviscio e la morte” di Mesa Selimovic, racconta con stupefacente immedesimazione culturale l’ordine dei Dervisci Mevlevi durante la dominazione turca dell’Impero Ottomano, il 1900.
I dervisci, tuttora presenti in Turchia, nascono nel medioevo come monaci mendicanti. Sono Sufi, mistici islamici che attraverso l’insegnamento di Mevlana, un poeta vissuto nel 1200, ricercano il superamento del mondo con il completo abbandono a Dio.
Nel film si racconta la storia di Nurettin, derviscio e sceicco, un uomo che, dopo l’ingiusto arresto del fratello, cade inevitabilmente in una sorta di precipizio spirituale. Lo sceicco, dopo la sofferenza della perdita, sperimenta l’odio e il desiderio di vendetta, un percorso contrario: la caduta nelle tenebre.
“Quando ho letto il romanzo mi sono sentito talmente vicino al personaggio, da provare in modo irrefrenabile l’istinto di portarlo sullo schermo”, racconta Rondalli. “C’è molto della tragedia shakespeariana in Nurettin. In lui c’è Amleto. E la storia, fatta di inganni e false piste, segue una costruzione kafkiana”.
Ex-imprenditore della Brianza, produceva e commerciava in magliette e jeans, Rondalli, dopo aver frequentato la Scuola di Cinema a Milano e Ipotesi Cinema di Ermanno Olmi, ha iniziato a lavorare su Il derviscio nel 1993. Nel frattempo ha diretto cortometraggi. Suo è il mediometraggio Quam mirabilis, vincitore del premio per la miglior regia al Festival Sulmona Cinema (1994). Suo il lungometraggio Padre Pio da Pietralcina per Rai Uno, oltre a diversi documentari per la televisione.
Il derviscio è stato girato in Cappadocia, con attori turchi. Tranne il protagonista, lo spagnolo Antonio Buil Puejo: “Per interpretare Nurettin ho lavorato per un mese a Instanbul. Ogni giorno provavo in una stanza a fianco di veri Dervisci. Mi istruivano sui loro gesti, movimenti estremamente codificati. Per capire come dovevo camminare, mi hanno suggerito di muovermi come fossi un albero pieno di frutta, cioè qualcuno in grado di dare qualcosa agli altri. Poi, quando Nurettin inizia a cambiare, si vedono gli effetti di tale modifica spirituale anche nella gestualità che diventa più evidente, meno composta”.
La fotografia, curata da Claudio Collepiccolo, rispecchia il cammino del personaggio dalla luce alle tenebre, dalla conoscenza alla non conoscenza. “Nurettin precipita nella notte, che è fatta di nero non del convenzionale blu – racconta Rondalli – Ho scelto come direttore della fotografia Claudio dopo aver visto in televisione a notte fonda Briganti, amore e libertà di Marco Modugno. Collepiccolo aveva curato la fotografia. Mi sono attaccato a Internet per sapere chi fosse. Ho scoperto, trovandolo, un professionista con quarantacinque anni d’esperienza, una vera star della pubblicità italiana”.
Per fare il film l’ex imprenditore ha speso “la metà di quello che generalmente è il budget di un film italiano. Siamo partiti sul set senza sapere che ci erano arrivati i fondi di Euroimages e quello di garanzia. Abbiamo ottenuto il riconoscimento come film d’interesse culturale nazionale, ma non abbiamo intaccato i soldi della garanzia statale. Il merito è del produttore esecutivo Alessandro Calosci (produttore esecutivo dei film di Nanni Moretti, ndr.)”. Dunque i finanziamenti vengono da Cinema 11, Ipotesi Cinema di Olmi, Rai Cinema e Afs dei fratelli Ozpetek. Facile immaginare a questo punto che Il derviscio sia costato intorno ai 2 miliardi.

autore
05 Marzo 2002

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