Pochi cineasti possono vantarsi di essere miti viventi.
Autori i cui film in uscita sono accompagnati da un’attesa spasmodica, un hype (per dirla con una parola del gergo della gen-Z) che trasuda da ogni immagina rivelata in anteprima, da ogni annuncio, da ogni pezzo di teaser o di trailer riversato nel web.
Christopher Nolan appena cinquantaduenne è uno di questi, anzi (insieme a Quentin Tarantino) ne è l’esempio più evidente. Con una certa regolarità, dopo un certo numero di anni, Christopher Nolan scende dal Monte Olimpo dei Registi per offrire a noi “spettatori mortali” un altro film imperdibile. La sua costanza non ha nulla da invidiare a nessun regista vivente o leggendario.
Come sceneggiatore, regista e produttore, è uno degli autori di maggior successo del cinema e sta realizzando blockbuster all’altezza dei classici di Spielberg o Kubrick. La trilogia del Cavaliere Oscuro, Inception, Memento: il suo lavoro è una scacchiera di originalità e magnificenza.
È riconosciuto universalmente come un genio del cinema, grazie al suo modus narrandi sempre incredibilmente ambizioso e sfuggente a ogni categorizzazione. Fitte trame bullonate da teorie scientifiche estreme, ma credibili. Intrecci di personaggi e situazioni che giocano pericolosamente con il filo del tempo. Nuove mappature degli spazi che rivoluzionano il nostro modo di vedere. Seguire un film di Nolan è partire per un viaggio dall’esito incerto, dalla destinazione sempre imprevedibile, ma dal godimento assicurato.
Il nuovo film di Nolan, Oppenheimer, uscito il 21 luglio in America, ha incassato nel primo weekend 80.5 milioni di dollari negli USA in tre giorni e 174.2 milioni di dollari in tutto il mondo in cinque giorni, il miglior esordio per un film originale del regista. In Italia uscirà il 23 agosto ed è un altro capitolo di questa eredità. Si racconta della creazione della bomba atomica e del coinvolgimento di J. Robert Oppenheimer nel Progetto Manhattan durante la Seconda Guerra Mondiale.
Con un cast guidato da Cillian Murphy ed Emily Blunt, Oppenheimer è una storia che permette a Nolan di esplorare temi e pratiche cinematografiche a lui già familiari. Se da un lato c’è un senso di confidenza con questo progetto, dall’altro il film in uscita presenta anche una serie di sfide al Nolan Cinematic Universe. Ci sono almeno due motivi che rendono la dodicesima fatica cinematografica di Nolan ancora più attesa delle altre e diversa dalle sue precedenti produzioni: innanzitutto è il suo primo biopic in assoluto. Sebbene il regista britannico-americano si sia addentrato nella storia con Dunkirk del 2017, non ha ancora mai esplorato una briografia. La maggior parte della sua filmografia si è concentrata su opere originali come Inception (2010) e Interstellar (2014), oltre che su adattamenti nolaniani come Il cavaliere oscuro (2008) e The Prestige (2006). Se c’è una storia vera che merita di essere trattata da Nolan, Oppenheimer è sicuramente quella giusta.
Altro elemento di rottura rispetto al passato è la presenza di scene di sesso esplicite e di nudo prolungato che coinvolgono Cillian Murphy e Florence Pugh: ingredienti mai assaporati prima dal cinema gourmet di Christopher Nolan fino ad ora.
Se Nolan è un assoluto rivoluzionario per quanto riguarda le sue storie per il cinema, nel modo di lavorare si può definire un “classicista”: evita i monitor durante le riprese, preferendo essere sulla linea dello sguardo con gli attori, vedendo ciò che vede la macchina da presa. Gli piace guardare i giornalieri con il cast e la troupe alla vecchia maniera. Rifiuta di utilizzare una seconda unità, preferendo girare personalmente ogni fotogramma.
Nolan è conosciuto dalle sue troupe per le riprese serrate che iniziano alle 7:00 del mattino e finiscono alle 19:00, con un’unica pausa per il pranzo. Gli piace girare in IMAX, il formato granulare originariamente usato per i documentari sullo spazio, che riempie il campo visivo dello spettatore e rifugge il più possibile le immagini generate al computer, preferendo gli effetti registrati in camera – usando modelli, mattoni, set fisici, proiezioni – a quelli aggiunti in post-produzione con il computer.
Eppure, paradossalmente, questa devozione al potere analogico dell’illusione cinematografica ha alimentato una generazione cresciuta con immagini digitali avvolgenti, attirando il tipo di seguito appassionato che si associa a un regista di culto, non a un regista da blockbuster.
Come ha scritto il “New Tork Times” nel 2014: “In rete, il dibattito sul suo lavoro si avvicina alla densità di un buco nero con cunicoli intersecanti scavati da fazioni in guerra a favore di Nolan…Guardare i suoi film due o tre volte, con gli occhi assonnati e tremanti nella loro luce crepuscolare, seguendo le spire sempre più complicate e indecifrabili della storia, fermandosi solo per scrivere sul blog sui punti più sottili”.
“Il furgone bianco in caduta libera dal ponte nel primo sogno significa che, nel secondo sogno, nell’hotel c’è gravità zero, allora perché nella fortezza alpina del terzo sogno c’è ancora gravità normale?” è una delle domande che arrovellano i suoi spettatori-adepti più fanatici.
Anche il percorso che ha condotto Christopher Nolan dall’essere un perfetto outsider al ruolo di nuova divinità di Hollywood ha del mitologico.
Innanzitutto, realizza il suo debutto in bianco e nero per meno di mezzo milione di dollari (Following) in Inghilterra.
Poi giunge in America, mette insieme un film indipendente inventivo e rivoluzionario (Memento), che lo sdogana nel sistema dei grandi Studios per Insomnia, dove due professionisti navigati come Robin Williams e Al Pacino. riconoscendo il talento smisurato del regista, accettano di recitare.
Boom! Nolan è pronto per varcare i Cancelli dell’Olimpo cinematografico.
Il passo successivo è una mossa sorprendente per l’epoca: resuscitare Bruce Wayne per Batman Begins, la cui reputazione sul grande schermo era stata frantumata da Batman & Robin.
Con The Prestige, ha iniziato ad affermarsi come un marchio e un’icona, i cui film sono caratterizzati da uno stile impeccabile, da una forte dose di fantascienza, da concetti e risoluzioni strabilianti e da un repertorio crescente di attori in grado di realizzare la sua visione.
Inception e Interstellar rientrano certamente in questa categoria, mentre Il cavaliere oscuro del 2008 ha rivoluzionato l’adattamento cinematografico dai fumetti e quindi l’intera cultura pop contemporanea.
E infine per non dimenticare le sue radici, Dunkirk: un degno monumento cinematografico al concetto di Storia e in particolare alla storia del suo Paese.
Ma se volessimo tracciare una difficile graduatoria dei suoi migliori film?
cco quale potrebbe essere una lista dei primi sei guardando i pareri che si possono trovare in rete. A voi l’ardua sentenza per assegnare le singole posizioni in classifica.
questo è uno dei film più influenti del nostro tempo: l’intero Universo DC di supereroi è stato fondamentalmente costruito attorno al suo successo. Ma nessuno dei suoi imitatori si è avvicinato alla portata e alla potenza del secondo Batman di Nolan, che è in realtà un’epopea di gangster mascherata da film di supereroi.
The Prestige (2006)
L’unico adattamento letterario di Nolan – basato sul romanzo di Christopher Priest del 1995 – presenta anche i suoi personaggi più sottili e complessi. Hugh Jackman e Christian Bale, nei panni di due maghi che si sfidano nella Londra di inizio secolo, sono allo stesso tempo affascinanti e sinistri nella loro ossessione reciproca. Forse è per questo che, a differenza di molti altri film che si affidano a strutture simili a “puzzle” e a grandi colpi di scena, The Prestige continua a funzionare così bene anche a ripetizione; semmai, migliora e acquista profondità più lo si guarda. È anche un trucco di magia abbagliante, con una trama intricata che si ripete continuamente e che diffonde indizi, invece di darci risposte immediate.
Un film di guerra sorprendente, forse il culmine dei vari esperimenti di Nolan in materia di montaggio e struttura. Nel raccontare l’evacuazione britannica della Francia nel 1940 – il risultato di una sconfitta precoce e disastrosa contro i nazisti – il regista intercala tre linee temporali narrative di diversa lunghezza, che portano ad alcuni sorprendenti colpi di scena e svolte nella storia. Elimina molti dei cliché del genere bellico: niente riunioni strategiche, niente scene di persone che spiegano per cosa stiamo combattendo, ecc. Al contrario, il film è teso, conciso e teso dal primo all’ultimo fotogramma.
Un thriller assolutamente geniale: la storia, raccontata al contrario, di un uomo che cerca di vendicare la morte della moglie; ma la sua mente non riesce a formare ricordi e dimentica chi, dove e cosa è nel giro di pochi minuti, così deve tatuarsi gli indizi sul corpo per non dimenticarli. È un connubio ideale tra struttura e soggetto, poiché la natura della narrazione fa sì che noi spettatori non sappiamo mai cosa sia successo prima di una determinata scena, il che imita la nebbia esistenziale del protagonista.
Nolan ha fatto un film su dei ladri high-tech che si introducono nei sogni delle persone e ne rubano le idee nascoste, ma questa volta gli viene chiesto di impiantare segretamente un’idea nella testa di una persona, quindi entrano nel sogno di quella persona, ma per nascondere le loro azioni devono andare diversi sogni più in basso, quindi devono creare un sogno all’interno del sogno del tizio in modo da poter andare nel sogno successivo, e poi farlo di nuovo…
Roba che già fino a qui la nostra mente va in stallo. Eppure una trama così cervellotica ha prodotto un campione d’incassi formidabile raccogliendo 825 milioni di dollari in tutto il mondo.
Una delle epopee spaziali più tristi e solitarie mai realizzate, vede Matthew McConaughey e Anne Hathaway viaggiare mediante un wormhole verso un’altra parte dell’universo nel tentativo di trovare una nuova casa per l’umanità. C’è chi lo ama alla follia e chi lo detesta o non l’ha capito (forse la miscela di effetti speciali strabilianti, fenomeni scientifici stupefacenti, distopia ambientale e sentimento senza riserve è stata troppo forte per alcuni).
In fondo, questa è una storia di genitori e figli, della paura di lasciarsi andare, della necessità di conciliare i propri sogni con le esigenze dei propri cari. Allo stesso tempo, è un film sulla sopravvivenza, su come la sopravvivenza planetaria, la sopravvivenza della specie e la sopravvivenza individuale siano spesso in conflitto tra loro.
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