IL COMMENTO AI PREMI


Nanni Moretti – qualcuno lo chiama l’imperatore del Lido – è arrivato per primo, da solo, alla serata finale del 58° festival. Forse è vero che in giuria ci sono stati dissapori o forse semplicemente non vedeva l’ora di mettere la parola fine a questa Mostra piovosa e tornarsene a casa.
Una Mostra che non ci ha dato film memorabili – piuttosto un cinema di qualità senza capolavori – ma una memorabile polemica su un film italiano, Luce dei miei occhi. Prima fischiato e massacrato dalla critica, poi riscattato dagli applausi del pubblico e dai risultati lusinghieri nel primo week end di programmazione. Infine incoronato, ma in assenza del regista Piccioni, (leggi la nostra intervista) dalla doppia Coppa Volpi ai due interpreti: Sandra Ceccarelli e Luigi Lo Cascio. Due attori giovani che continuano ad essere protagonisti del nostro cinema, anche se Sandra, che provava sul palco “un’emozione insostenibile”, è proprio alle sue prime avventure. Amati da Nanni, che ha manifestato anche ai Sacher d’oro la sua ammirazione per la loro recitazione sensibile e delicata, continueranno a lavorare insieme.
Così l’Italia esce tutt’altro che male, come invece qualcuno aveva pronosticato e quasi sperato, da questo festival dominato dalle apparizioni politiche (?) di Sgarbi: stasera era in sgargiante cravatta rossa e accompagnato da Alba Parietti.
Personalmente ci dispiace non poco la totale assenza di Luna rossa dal palmarès, mentre altre dimenticanze (Garrel, Gitai, Téchiné) ci sembrano più veniali.
Ma con il presidente Ciampi in sala benché defilato, accolto da un caloroso applauso e deciso a non intervenire con discorsi ed esortazioni, la 58/a Mostra, la prima del nuovo millennio, come dice Baratta, ha consegnato il Leone d’oro a un simpatico e variopinto musical bollywoodiano firmato da Mira Nair (leggi l’intervista di cinemazip). Ed è l’ultimo film acquistato dallo scomparso Kermit Smith per la Key Films, che porterà Monsoon Wedding nelle sale – e speriamo presto. Mira l’ha ricordato, Kim Smith, insieme alla sua amata India, alla famiglia che le ha insegnato l’amore, ai suoi due uomini Mamoud e Zhoran.
Laurent Cantet (leggi l’intervista di cinemazip)(Lucky Red) ha vinto un Leone dell’anno stra-annunciato; lo sloveno Jan Cvitkovic per Pane e latte ha preso il Leone del futuro e la palma dell’originalità: maglietta con falce e martello e dedica a Mike Tyson e alla nazionale di calcio del suo paese, che “sa sempre cosa fare e cosa non fare”. I centomila dollari del Premio Luigi De Laurentiis gli faranno certo comodo.
Hundstage (Mikado) dell’austriaco Seidl ha meritato il Gran premio della giuria per il coraggio della crudeltà. Di sicuro ha anche diviso la giuria tra favorevoli e contrari e quasi formato due partiti. Più ecumenico il riconoscimento per la regia all’iraniano Babak Payami (Istituto Luce): un premio che va anche all’intelligente lavoro di Marco Muller nel campo delle coproduzioni internazionali. Cinema terzomondista – ma capace di conquistare pubblici occidentali – quello di Payami. Come anche quello di Mira Nair e dei messicani di Y tu mamà tambien. A loro, a ben guardare, una valanga di premi: non solo il Mastroianni ai due giovanissimi Gael e Diego, amici per la pelle anche nella vita, ma anche un riconoscimento alla sceneggiatura di Carlos Cuaron, fratello del regista Alfonso.

autore
08 Settembre 2001

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