Nei festival di cortometraggi, manifestazioni per natura povere e poco sostenute dalle istituzioni e dagli sponsor di un certo livello, solitamente a mancare è il pubblico e – cosa ancora più grave – gli stessi autori. A Siena però la norma sembra ribaltarsi. Non solo le sale sono state costantemente riempite da un pubblico curioso (per la maggior parte proveniente dall’università locale) ma i luoghi del festival brulicavano di registi delle più diverse parti del mondo: Kuwait, India, Belgio, Israele, Italia, Francia, Inghilterra…
E’ facile avere un cartellone internazionale di corti in concorso; meno facile far accompagnare i film dagli stessi autori: la loro presenza attira pubblico. Non i giornalisti, però. Eppure la massa di esordi italiani di quest’anno dovrebbe indurre a ragionare sul valore di vetrina ed esperimento di contenitori del genere. E allo stesso tempo, vista l’alta qualità delle opere in cartellone, sul valore intrinseco del cortometraggio: cinema a tutti gli effetti cui spesso autori già affermati tornano (per esempio Nanni Moretti con La sera della prima di “Close-up”, 1996) per riassaporare il gusto di raccontare in pochi minuti storie e personaggi inadatti alla diluizione narrativa del lungometraggio.
E’ il caso per esempio del film vincitore del Gran Premio della Giuria, The Case of Majella McGinty (Irlanda). Sullo sfondo, appena accennato eppure vivo anche nell’impalcatura narrativa, il terrore della guerra nord-irlandese. In primo piano la piccola storia di Majella, bimba vittima di un’immaginazione eccessiva e immersa nell’epica televisiva delle Charlie’s Angels che condivide con due amichette ancor più fanatiche. L’abilità della regista, Kirsten Sheridan, non è solo nel far recitare senza sbavature i piccoli attori che popolano il mondo di Majella, ma anche nel metaforizzare con un’ironia leggera e a tratti esilarante la sua difficoltà di adattarsi alla realtà. Majella crede che la mamma voglia uccidere il papà e, nascosta per gioco in una valigia, travisa i gemiti d’amore dei genitori credendoli gemiti di sofferenza. Il dramma del terrorismo religioso che la circonda ha sottilmente deformato le sue percezioni: è portata a pensare al peggio.
Tesi: una storia deliziosa interpretata da attori deliziosi. Antitesi: è adatta solo alla forma breve del cortometraggio. Perciò, anche se il ragionamento può apparire banale, la sintesi che ne deriva è la necessità del corto di per sé.
Intanto Einaudi sta per far uscire in libreria un cofanetto composto di un VHS che raccoglie alcuni dei migliori corti internazionali di sempre (tra cui Les mistons di Truffaut e il già citato breve film di Moretti) accompagnati da un libro di saggi critici sul cortometraggio (I corti. I migliori film brevi da tutto il mondo). La presentazione avverrà martedì 4 dicembre al Palazzo delle Esposizioni di Roma. Un avvenimento editoriale che forse servirà a far riflettere anche la stampa.
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